The Only Exception.

...e se Tom s'innamorasse?

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  1. ‚stichinsglück.
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    La ff è già finita, devo solo postarla quindi la metto direttamente qui. Se sbaglio topic spostatela pure (;

    Autore: ‚stichinsglück. (,sunny è il vecchio nick)
    Genere: Angst, Drama, Humor, Romance, Suspense, SongFic.
    Rating: NC17.
    Avvisi: Adult Content, Abuse, Language, Lemon, Smut.
    Disclaimers: Nessuno dei personaggi presenti in questa storia mi appartiene. E’ una storia di fantasia, ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale.
    Note dell'autore: E' la prima ff che scrivo, quindi siate clementi, lol. No scherzo.
    La storia, come avrete notato, si basa sulla canzone dei Paramore: The Only Exception.
    Vorrei sapere soprattutto i vostri pareri, accetto le critiche per migliorare.
    Scusate se ci sono errori. Posto il primo chap e se vi piace metto gli altri.
    Vorrei ringraziare Melania, una mia cara amica che mi ha aiutato molto con questa storia. Senza di lei non ce l'avrei fatta ♥

    ...Cosa succederebbe se Tom si innamorasse?



    "Love is a game for everyone.



    Le luci del locale si muovevano intorno alle figure che quella sera avevano lasciato tutti i problemi e la tristezza fuori da quella porta. Gente che si divertiva, beveva, ballava: non si vedeva altro. Su un divano erano seduti attorno ad un tavolo, quattro ragazzi… o almeno tre erano sicuramente maschi; il quarto era difficile capire di che sesso fosse, ma era tremendamente bello/a. Si stavano divertendo anche loro, tra un bicchiere e l’altro in una serata di fuga da fans selvagge e flash accecanti.
    -Questa sbronza sarà epica! – disse Gustav battendo le mani tra le risate generali degli altri tre.
    -I postumi saranno epici… i postumi, Gus! – biascicò Georg, ingoiando dell’altra Tequila mischiata a Vodka. Era quasi andato del tutto, ma continuavano a farlo bere per una stupida scommessa fatta giorni prima.
    Ovviamente. Georg e Gustav avevano sempre il vizio di scommettere su qualsiasi cosa e i gemelli non potevano fare altro che divertirsi, non aspettavano altro. Bill spostò gli occhi sulla pista da ballo, notando che alcune ragazze li stavano fissando sculettando a ritmo di musica, a modo loro, in maniera più o meno sensuale. “Le solite gallinelle da una notte e via.” pensò con un leggero senso di malinconia, e rivolse lo sguardo a Tom in modo svogliato. Il gemello aggrottò la fronte, chiedendo con gli occhi cosa c’era che non andasse. Bill fece un gesto seccato con la mano, poi gli sorrise e tornò a concentrarsi sul tipo di fronte a lui, ubriaco fradicio.
    Georg socchiuse poco gli occhi e sorrise, quasi sognante mentre osservava le facce sfuocate degli amici .
    -Questo non ditelo a mamma però… altrimenti dirà che sono… stato un bimbo molto cattivo-
    -Oh no Ge, non glielo diremo – rise Tom.
    -Ma tu sei un bimbo cattivo, come quella volta che hai fatto lo streap tease insieme a David ad Amsterdam.. – ricordò Gustav, con un non so che di malefico e raccapricciante nella voce.
    Ne avevano fatte di cazzate, e pure tante ma chissà perché quella non se l’erano ancora scordata.
    E David li accompagnava, nonostante continuasse ad affermare che non sarebbe mai sceso ai loro livelli d’idiozia visto che lui era un uomo maturo ed adulto; ma ahimè, diveniva perfino più bambino di loro in quelle situazioni.
    -Quello è successo duemila anni a. C.! – cercò di difendersi inutilmente.
    -No quello è successo cinque anni fa, ed è stato memorabile! – fece Bill gesticolando con le mani mentre il tintinnio dei bracciali risuonava nell’orecchio di Tom, sebbene la musica fosse alta.
    -Aspetta aspetta… com’era la canzone!? – chiese Tom inarcando le sopracciglia disperatamente. Come poteva averla dimenticata?
    -I’m too sexy for my looove, to sexy for my love looove’s gooiiing to leave mee!- canticchiarono Bill e Gustav in coro, mentre Georg buttava la testa sul tavolo e la nascondeva con le braccia, imbarazzato.
    -Però mi sono divertito… - sussurò ancora con la testa sul tavolo, in modo che gli altri non potessero sentirlo.
    -Io vado a prendermi da bere e torno subito – disse Tom alzandosi e si diresse verso il bar con la sua solita camminata goffa per via dei jeans troppo larghi. Sopra aveva una maglia nera con diverse scritte, forse ancora più larga dei pantaloni e un cappellino nero. Si appoggiò con una mano al bancone e squadrò le bottiglie riposte in fila sullo scaffale di fronte.
    -Cosa le servo?- disse la barista.
    -Una birra per favore. - rispose lui velocemente.
    Non era in vena di bere liquori forti, e poi non poteva perdersi un altro eventuale spogliarello dell’Hobbit.
    -Quello che prende lui, grazie. – Una ragazza di statura media, con i capelli lisci castano chiaro si era seduta su uno sgabello accanto a lui. Indossava un attillato vestitino viola scuro, senza maniche e tacchi neri non molto alti. Incuriosito, la guardò e a prima vista le sembrò davvero carina, almeno per quanto gli permettessero di vedere quelle luci. Non poté fare a meno di parlarle.
    -Sola soletta in un locale del genere? – chiese, abbozzando un sorriso e cominciando a sorseggiare la sua birra. La ragazza si girò verso di lui e per un attimo si bloccò. Sembrava che il tempo scorresse lento, un secondo equivaleva ad un’ora. Qualcosa in lui l’aveva completamente paralizzata: forse il suono della voce, forse i suoi movimenti.
    -P..proprio così, e tu?- disse rigirando la domanda, quando infine seppe riprendere la capacità di parlare, ancora leggermente stupita.
    -Beh, sono con i miei amici ma… mi stavo annoiando. – e in effetti era vero; in quel momento decise che il divertimento era appena iniziato.
    -Strano, io non mi annoio quando esco con i miei amici..- disse la ragazza facendo spallucce.
    -Basta trovare la compagnia giusta. – rispose leccandosi le labbra e giocherellando con il piercing.
    Lei distolse lo sguardo, imbarazzata. Non sapeva proprio dove guardare, così finì per fissare il suo bicchiere.
    -Io sono Tom – riprese, con un sorriso più convincente che mai.
    -Ginevra, piacere… - sorrise d’istinto, mentre la musica cambiava passando a un ritmo più veloce.
    -Bel nome! – si sedette anche lui sullo sgabello accanto, intento ad approfondire la cosa.
    -Grazie – borbottò arrossendo. Per sua fortuna le luci erano colorate e non si riusciva a vedere nei particolari.
    - Sei tedesca? – lo chiese non perché gli interessasse, semplicemente non voleva dare a vedere che ci stesse provando subito, senza nemmeno conoscerla. Aveva sentito un accento tedesco, come il suo.
    -In realtà… abito qui a Los Angeles. –
    -Davvero? Non si direbbe, hai un bell’accento tedesco.. – ecco un altro complimento, come se gli venisse spontaneo. E in effetti, era bravo a rimorchiare… e non solo. La sua nomina di Sexgott a cosa sarebbe valsa!?
    -..ma sono nata in Germania, si. – concluse, spostandosi i capelli dietro le orecchie. – Tu sei… il chitarrista dei Tokio Hotel o sbaglio? – Li aveva sentiti nominare qualche volta, ma da quando si era trasferita a Los Angeles non ne aveva più sentito parlare molto. Si sa, LA è una città piena di molti altri cantanti e gruppi più famosi.
    -Così dicono – rispose – visto che ci annoiamo entrambi, perché non usciamo un po’ da qui e ci divertiamo? –
    - Emh.. non ho detto che mi stavo annoiando. – Aveva capito le sue intenzioni, sapeva che era il classico ragazzo a cui piacevano le One Night Standing. Forse piacere era troppo poco. Lui le amava.
    -Beh, non ti annoi quando ci sono i tuoi amici ma adesso sei sola perciò… - corrugò la fronte come se fosse una cosa ovvia, in attesa di quel si-ok, un qualcosa che la facesse alzare dallo sgabello e venire in hotel con lui… e non solo in senso di spostamento.
    -Allora preferisco annoiarmi. – lo troncò subito, lei non era il tipo di ragazza che passava di letto in letto come se nulla fosse. Le piaceva divertirsi e aveva anche avuto diverse storie, ma ci pensava sempre mille volte prima di fare una cosa; e odiava quella sfacciataggine. Non avrebbe ceduto, anche se la proposta era parecchio allettante.
    Tom era rimasto abbastanza sorpreso, non aveva mai ricevuto un “no” riguardo il sesso. Cosa c’era stavolta di sbagliato? Forse aveva accelerato troppo con le parole, ma i discorsi non gli servivano quando potevano impiegare il tempo in ben altro.
    -Non accetto no, mi dispiace – sorrise beffardo facendosi più vicino a lei.
    -Credo che dovrai fare un’eccezione stavolta. – gli rispose nervosamente alzandosi con il bicchiere in mano e spostandosi verso un tavolino. Le dava ai nervi sì, ma era come una calamita e questo non l’aiutava a calmarsi. Non le era mai successo di desiderare di andare con qualcuno così tanto. Qualcuno che non conosceva, poi.
    -Tom, quanto ci metti a prendere da bere?! – Bill si stava preoccupando, aveva detto che sarebbe tornato subito e invece erano passati più di dieci minuti perciò si alzò e andò a cercarlo, trovandolo al bar con un’aria frustrata. – E’ successo qualcosa? – chiese prendendogli leggermente il braccio sinistro.
    - Mi ha detto no! Come cazzo… - si scrollò dalla presa del fratello.
    Quella sera ci sarebbe andato a letto, non poteva esistere qualcuno che lo rifiutasse. Lui era il Dio del sesso!
    -Chi?! La barista non voleva darti da b.. –
    -No! Non la barista! GINEVRA! Non voleva darmela e basta! – esclamò in preda al nervoso.
    -Oh… - Bill rimase fermo, non sapeva nemmeno lui come reagire. Certo non era mai successo. – Prova con un’altra, tanto che ti cambia!? – incrociò le braccia e rimase a guardarlo. Non gli piaceva che usasse le persone così schifosamente, ma sembrava quasi che non avesse coscienza.
    -Non se ne parla! Voglio LEI stanotte. – lo guardò negli occhi con decisione. L’unica persona che avrebbe cambiato idea quella sera era Ginevra. Lasciò il bicchiere sul bancone del bar, poi tornò sul divanetto con Bill e le due G.
    Georg era completamente crollato e ora dormiva a bocca aperta con la testa spiaccicata sul tavolino, mentre Gustav lo stuzzicava soffiandogli con una cannuccia dentro l’orecchio. Tom non proferì parola per i prossimi quindici minuti e ormai Bill si era arreso.
    -Avevano finito le scorte? – chiese Gustav, infilando la cannuccia con precisione dentro l’orecchio dell’Hobbit cercando di svegliarlo. Lui rimase a guardarlo torvo, senza nemmeno rispondere.
    -Una ragazza le ha detto no. – disse scocciato Bill. Non capiva perché si ostinasse a volere quella ragazza quando ce n’erano molte altre che gli sarebbero cadute ai piedi e subito.
    -Pazienza, capita a tutti di… COSA?! – lasciò la cannuccia a marcire dentro l’orecchio di Georg e si appoggiò con le braccia al tavolo. – Vuoi dire… in quel senso!? – anche lui era sorpreso quanto loro.
    -Esatto Gustav. – rispose ancora Bill.
    -Georg! Brutto coglione svegliati! – scosse violentemente il poveretto che si riprese posandosi una mano sulla faccia e massaggiandola piano.
    -Che cosa vuoi!? – chiese bruscamente irritato.
    -Scommetti che una ragazza non la da a Tom? – rimase con un sorriso ebete pieno di gioia: un’altra scommessa.
    -Cosa? Non ci credo! – esclamò stupito, guardando il ragazzo con uno sguardo attonito.
    -Chi perde farà il giro dell’hotel nudo! –
    -Ok, ci sto. Ma nessuna resisterà al suo fascino e dovresti saperlo! – ribattè Georg.
    Tom la stava cercando con lo sguardo, con il massimo impegno che potesse metterci. Finalmente la trovò seduta a quel tavolo, mentre giocherellava con un portatovaglioli. Tentò di parlarle ancora. –Non mi aspettate, questa notte il Sexgott ha da lavorare. – si alzò, lasciando gli altri sbigottiti. Si stampò un bel sorriso sulle labbra e si diresse verso di lei.
    -Posso? – chiese indicando la sedia di fronte.
    Al sentire quella voce di prima, la birra le andò di traverso. Era il quarto bicchiere quello, ma reggeva bene.
    -No. – ripose freddamente. Una parte di lei avrebbe voluto cedere, sarebbe andata fuori di lì con lui all’istante; ma la parte razionale… fanculo la parte razionale! L’istinto le suggeriva qualcosa che non riusciva a capire. Non era così sconosciuto. Lo sentiva, come qualcosa che gli fosse appartenuto, lo sentiva come se lo conoscesse da anni.
    Il ragazzo non badò alla sua risposta e si sedette ugualmente.
    -Non ti arrendi eh!? – rise, più convinto che mai.
    - Nemmeno tu – alzò un sopracciglio cercando di guardarlo negli occhi. Era come una sfida, chi avesse ceduto per primo avrebbe perso. E la perdita non era poi così male.
    Aveva un carattere forte e di certo Tom non aveva mai incontrato qualcuno che sapesse reagire così, stavolta avrebbe dovuto inventarsi qualcos’altro per fare colpo.
    -Cos’è?! Hai il ragazzo per caso? – chiese sorridendo e appoggiando la schiena alla sedia, mentre univa le dita delle mani formando il solito buco che… chissà cosa significava.
    -Nessun ragazzo. Semplicemente ho una dignità da difendere, io. – posò il bicchiere mezzo pieno accanto agli altri tre già vuoti, sottolineando l’ultima parola e guardandolo in faccia con un’espressione decisa.
    -Dignità..? Penso che dovresti andarne fiera invece. – si avvicinò al suo viso appoggiando le braccia al tavolo – …tutti farebbero a gara per venire a letto con me – sorrise alzando un sopracciglio.
    -Io non faccio parte di quelle puttane. – gli sorrise amaramente di rimando con l’angolo della bocca.
    Erano così vicini da non riuscire a vedere nient’altro, così vicini da respirarsi addosso. Le bastava poco per cedere, troppo poco. Forse la dignità poteva aspettare, tutto il mondo poteva aspettare quella notte. Mettere “pausa”. Tom non poteva sprecare quella occasione, doveva farle capire cosa si stava perdendo. Cosa si stavano perdendo.
    Riempì subito lo spazio vuoto che separavano le loro bocche con un bacio umido, tenendosi appoggiato al tavolo con i gomiti. Lei non lo respinse, perché quel bacio le aveva dato una scossa che le percorse la schiena. Quando si staccarono, Tom rimase a leccarsi le labbra come per complimentarsi del piccolo lavoretto appena fatto. Una cosa da niente, in confronto a quello che avrebbero potuto fare. Ginevra invece si alzò di scatto e si avviò verso l’uscita. Dopo alcuni secondi Tom la seguì, un po’ incerto. Aveva fatto la cazzata che gli avrebbe fatto perdere il sesso quella sera?!
    Fuori faceva molto più freddo, lui cercò di correre per raggiungerla. Si fermò.
    -Portami in hotel, subito. –
    Lui rise orgoglioso.
    Gustav avrebbe fatto il giro dell’hotel completamente nudo.

    Capitoli:
    2. Human connect to Human.

    Edited by ‚stichinsglück. - 9/5/2012, 12:02
     
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  2. ~ Tieƒenrausch__•·
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    E' carina!! Perchè non l'hai continuata?? :(
     
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  3. ‚stichinsglück.
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    Di solito continuo quando vedo qualcuno commentare.
    Comunque ti ringrazio! :') Posto il secondo chap.


    “Human connect to human.



    Le sue mani si posarono sulla sua schiena, stringendola forte e aprendo ancora di più le gambe intorno ai suoi fianchi mentre lei prendeva il piercing del suo labbro inferiore e glielo succhiava dolcemente, aggrappandosi con le braccia al suo collo. Tom bagnò le sue labbra con la lingua, poi le schiuse per approfondire meglio il lavoro cominciato poco prima. Ginevra riusciva a sentire quanto fosse duro il suo pene che le sfiorava l’apertura. Lo desiderava quanto lui, quello non era semplice divertimento per lei. Era altro, molto più profondo. Adesso si chiedeva perché aveva aspettato così tanto prima di entrare in quella stanza; ogni discorso ragionevole sulla dignità era sparito, completamente.
    Il ragazzo si staccò da lei per avvicinarsi al comodino, ma lei lo prese per un braccio.
    -Non… voglio nient’altro. – disse guardando nei suoi occhi marroni. Vide gli occhi dolci di un bambino, nascosti da lunghe ciglia. Poteva perdersi lì, poteva restare a guardarli tutta la notte. Non aveva mai visto niente di così perfetto, così bello da mozzargli il fiato in gola. Deglutì a fatica.
    Non voleva lubrificanti né preservativi, voleva solo sentirlo dentro con tutto sé stesso.
    -Sei sicura? - Nessuna gliel’aveva mai detto, anzi, preferivano andare sul sicuro.
    Non riusciva a capire perché lei fosse l’opposto delle altre; perché si comportasse in modo diverso. Controcorrente. Contro tutto. Era come la pioggia nel deserto. Qualcosa che lo risvegliava dalle sue abitudini, strana e incomprensibile, ma questo le piaceva. Anche tanto.
    Lei annuì con il capo e strinse di più le braccia attorno al suo collo, senza distogliere lo sguardo dal suo viso.
    La penetrò piano, cercando di non farle male. Entrambi mandarono un gemito soffocato. Questa volta era diverso, non era una delle solite puttanelle che sembravano non avere sentimenti ma solo due tette e un bel culo. Questa volta lui non voleva che sentisse dolore, voleva solo che le piacesse. Un po’ per l’orgoglio di dimostrargli che aveva fatto bene ad attraversare la porta della sua camera; ma quello non era l’unico motivo. Il resto non sapeva spiegarselo, forse perché aveva fatto più conversazione che con le altre che erano passate dal suo letto e aveva magari capito che non c’era soltanto un corpo, non erano bambole gonfiabili. Le stava anche simpatica, sapeva ragionare al contrario di tutte le altre.
    Aumentò il ritmo, portando la testa indietro con la bocca aperta e gli occhi chiusi in una pura espressione di piacere. Era la stessa espressione che gli si formava sul volto suonando la chitarra. Era passione.
    Le treccine nere gli ricadevano lungo la schiena nuda. I loro corpi erano madidi di sudore, attaccati come pezzi di puzzle che si incastravano perfettamente; caldi come il sole in una giornata di luglio.
    Ginevra chiuse gli occhi, inclinò la testa sul suo petto e spostò le braccia sulla sua schiena. Si respiravano addosso, ansimanti sulla pelle dell’altro. Lei riusciva a sentire il suo pene pulsare, dopo che il dolore si fu trasformato in piacere assoluto.
    -Oh Tom.. – la sua voce era rauca, cercava di controllarsi per non svegliare l’intero hotel.
    Si, ci sapeva fare ma non l’avrebbe mai ammesso. Non a lui.
    Tom affondò l’ultimo colpo e venne dentro di lei con forza gemendo. Rimasero così per qualche secondo, stanchi ed ansimanti, poi si gettarono entrambi sul letto. Aderirono alle lenzuola per via del sudore.
    -Ginny… - sussurò, in modo molto spontaneo. Lei posò una mano sul suo petto che si muoveva con un ritmo irregolare. Riuscivano a sentire l’uno i battiti accelerati dell’altro, due cuori che battevano in sintonia, come una musica. Sorrisero, ma i loro sorrisi presto si trasformarono in risate armoniose. Tom non capì il motivo di quel gesto. Lei era felice, si sentiva al posto giusto, con la persona giusta. Si guardarono negli occhi e solo in quel momento Tom vide i suoi verde chiaro, un verde che gli ricordava l’infinito, qualcosa che non aveva mai visto in nessun’altra persona. Così addormentarono tranquillamente, riprendendo un respiro regolare.

    ~



    I raggi di sole entravano dagli spiragli della tenda bianca, illuminando fiocamente la stanza. Con gli occhi chiusi, la cercò tastando sul letto accanto a sé. Niente. Aprì gli occhi e si guardò attorno, alzandosi appena in modo da rimanere seduto su quelle lenzuola sporche. C’era ancora l’odore del sesso nella camera.
    Si aspettava di fare le stesse azioni, come quasi tutte le mattine precedenti: svegliarsi, guardare di sfuggita quel corpo femminile nudo accanto al suo e buttarlo fuori dalla stanza con tutti i suoi vestiti, senza troppi complimenti dopo diversi insulti; poi stracciare l’ennesimo numero di telefono lasciatogli per un bis o anche qualcosa di serio e infine scendere a fare colazione con gli amici di una vita e suo fratello. Quella mattina invece no. Era da solo, in quella camera, senza altri vestiti che i suoi e senza pezzi di carta poggiati sul comodino. E forse poteva immaginarlo; in quel poco tempo che erano stati insieme, quella ragazza era riuscito a sorprenderlo. E continuava a farlo anche quando non c’era. Era davvero strana.
    Sospirò stropicciandosi gli occhi; non sapeva definire il suo stato d’animo in quel momento. Non era di cattivo umore, ma nemmeno uno dei migliori che avesse avuto. Decise d’alzarsi e fare colazione, con la speranza che il parlare con gli altri forse, gli avrebbe mischiato un po’ di sana allegria mattutina. Andò in bagno a lavarsi la faccia con dei gesti automatici, poi si infilò la prima maglietta e la prima tuta che trovò nell’armadio e scese giù, più in fretta possibile.
    Entrò nella sala e avvistò da subito il loro tavolo. Vi si diresse con molta lentezza, scrutando il resto della sala in cerca di un viso già noto, ma senza risultati. Gli altri avevano già cominciato a fare colazione, come sempre. Non lo aspettavano mai, anche perché la loro colazione poi sarebbe equivalsa al pranzo. Si alzava sempre tardi, l’ultimo di tutti. E loro sapevano che non era solo per il sonno perso di notte, ma anche perché aveva da mandare a casa le solite gallinelle. Il che lo faceva sempre con molto piacere, adorava sentirsi dire quanto fosse bastardo e cinico, o farsi pregare per un’altra notte di sesso; ma a lui piaceva cambiare e scoprire cose nuove… fighe nuove.
    -Ma buongiorno! Sempre alla buon’ora eh… - David lo salutò, mentre mescolava il suo latte.
    -Bè, stanotte ho lavorato. Sapete com’è! – sorrise orgoglioso alzando le sopracciglia.
    -Ah beh, certo certo. Pff – fece Gustav sarcastico incrociando le braccia.
    -Questo significa che hai perso!- lo additò l’androgino che non si era ancora truccato.
    Georg, che fino a quel momento era in catalessi totale, con i gomiti sul tavolo e la testa fra le mani, si risvegliò dal coma di scatto. – Aah! La mia testa.. si! Hai perso Gus, e ora paghi! –
    -E va bene, stasera…- mormorò il panzerotto disperato.
    -Stasera cosa?- chiese il manager, che ancora non era al corrente dei loro stupidi programmi.
    - Hanno fatto una scommessa sulla ragazza di ieri sera. All’inizio non voleva andare con Tom ma poi..- cominciò Bill con il bicchiere del suo succo in mano.
    - …è andata con lui e Gustav ha perso! – Georg rise di gusto, insieme agli altri tre mentre Gustav cercava di fare faccine tristi per sciogliere il cuore dell’hobbit.
    -No Gustav, le tue faccine non mi toccano! – alzò la testa con un’espressione indispettita.
    Il biondo incrociò le braccia borbottando maledizioni per quella ragazza che sembrava non essere poi così diversa dalle altre, alla fine.
    Bill si era accorto che da quando suo fratello era sceso, non aveva toccato cibo.
    -Non mangi? – gli chiese. In effetti, era affamato ma non ci aveva fatto molto caso. La sua testa era altrove in quel momento.
    -Oh.. emh... – non sapeva nemmeno cosa volesse, non sapeva nulla. Era come perso, inesistente nonostante cercasse di concentrarsi sulla loro conversazione. Assente e vuoto. Bill riusciva a percepirlo, anche senza guardarlo. Sentiva che qualcosa non andava in lui.
    – ..Si.. voglio dire, credo che berrò un po’ di caffè – e così dicendo se ne versò un po’ nella tazza.
    Il gemello stette ad osservare i suoi movimenti, cercando di captare anche un minimo indizio che potesse farlo riflettere sul suo comportamento strano. Tom, dal canto suo, provava ad apparire più normale che potesse. Non voleva che qualcuno capisse che era leggermente turbato. Né tanto meno suo fratello.
    Alla fine Bill si arrese, continuando con la sua colazione mentre gli altri discutevano sulla scommessa e i programmi del giorno, ma solo per quella mattina.
     
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2 replies since 6/1/2012, 19:23   364 views
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