Tra finzione e realtà 3

Una nuova avventura

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    Grazie ragazze.
    Spero di postare qualcosa al più presto.
     
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  2. hann92
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    Ecco U.U =)
     
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  3. EmyMusic4e
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    Ya fai la brava
     
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  4. Mondlicht
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  5. EmyMusic4e
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    Capitolo 41

    Los Angeles 20 Maggio 2009 ore 15.38

    Janira era da ore appostata nel corridoio del primo piano del Thompson Hotel, nascosta dietro un grande vaso. Da quella postazione poteva osservare indisturbata la porta della stanza 154 e gli ascensori.
    Ardua impresa era riuscire a scorgere Natalie e quel fotografo insieme e impossibile di conseguenza immortalarli con la fotocamera che le aveva consegnato David prima di ripartire per Amburgo. Le gambe cominciavano ad anchilosarsi ed inoltre ormai il tempo cominciava a stringere. Non voleva arrivare di nuovo in ritardo all’asilo di Destiny. Quell’ arcigna maestra dopo il loro diverbio, l’ aveva presa letteralmente in odio e sembrava non aspettasse che un piccolo passo falso, per farle notare la sua negligenza ed inettitudine.
    Sbuffò guardando per la decima volta nell’arco di un paio di minuti il suo orologio all’ esile polso e si alzò in piedi saltellando sul posto per sgranchirsi le gambe. Scese guardinga nella hall e constatando la desolazione del momento, fece un gesto d’intesa ad Alison che si limitò a farle l’ occhiolino. L’ amica si era rivelata una complice perfetta ed insospettabile e l’ aveva aiutata in più di un’ occasione, avvisandola dell’ arrivo della truccatrice o di movimenti sospetti.
    Era chiaro che tra lei e Hansellhof ci fosse una relazione, troppe volte si tratteneva fino al mattino presto, per poi uscire mimetizzata dall’ hotel per non farsi riconoscere, ma non li aveva mai visti insieme purtroppo. Alla fine per aver più possibilità aveva preso una camera sul loro stesso piano, ma sembravano piuttosto bravi nell’ arte del depistaggio.

    Destiny l’attendeva sul portone dell’ asilo con zainetto e golfino tra le mani. Erano le 16.12 e quindi in perfetto orario, perché allora la stava aspettando lì e non all’ interno?
    “ Amore che ci fai qui?” Esordì guardandosi intorno.
    “ La signoa Pamme mi detto che dovevo pettati qui, pecchè devono pulie il salone…” Rispose la bimba sgranando i suoi grandi occhi castani.
    “ Andiamo piccola, questo posto mi piace sempre meno…” Borbottò prendendole golf e zaino dalle sue mani e avviandosi verso il cancello. Solo mentre uscivano si rese conto che nessuno era presente e si era accorto che Destiny aveva abbandonato l’asilo. Sentì il sangue refluire nelle vene e un senso di nausea chiuderle la bocca dello stomaco constatando che chiunque avrebbe potuto entrare nel locale ed agire indisturbato.
    Tornò sui suoi passi e rientrò furiosa chiamando a gran voce la maestra.
    “ Signora Palmer!!” La donna sbucò dopo alcuni istanti da una porta in fondo al corridoio.
    “ Ah è lei! C’è qualche problema?”
    “ Perché Destiny era sul portone?”
    “ Signora Lopez l’ orario è terminato, tutti i bambini sono già andati via…”
    “ Certo! Sono qui da qualche minuto ed in effetti l’ asilo è deserto. Tanto vuoto che ho preso mia figlia sono arrivata fino al cancello senza incontrare nessuno. Neppure chi è pagato per stare con i bambini e tenerli in custodia fino all’ arrivo dei genitori…”
    “ Cosa vuole insinuare?...”
    “ Nulla. Solamente farle presente che chiunque avrebbe potuto prendere Destiny e portarsela via.”
    “ Sua figlia non l’ avrebbe mai seguito.Abbiamo insegnato loro a diffidare degli sconosciuti…”
    “ COSA?! Ma sta scherzando spero! Il suo compito è quello di sorvegliare i bambini e lei era altrove! Mia figlia ha tre anni ed era fuori sul portone dell’ asilo da sola!! Ringrazi che non è accaduto nulla!” La donna la guardò sbigottita ed incredula.
    “ In tutti questi anni, non ho mai trovato una madre pignola come lei signora Lopez e me ne dispiaccio. Qui i bambini si sono sempre trovati bene e nessun genitore si è mai lamentato. Credo che lei pretenda un po’ troppo per i duecento dollari che mensilmente paga…” Janira sentì le guance andare a fuoco. Come si permetteva quella megera? In quel momento il cellulare vibrò nella sua borsa, distraendola momentaneamente. Alison la stava avvisando che Natalie ed uno strano tipo erano appena entrati e saliti nella stanza di Hansellhof.
    “ Sappia che non finirà qui. E se per lei duecento dollari al mese sono troppo pochi per garantire l’ incolumità a mia figlia, da domani avrà un pensiero in meno. Amore saluta la signora Palmer, anzi dille proprio addio, perché qui non ci metterai più piede!” Prese per mano la bimba che sorridendo salutò la maestra con un ironico Ba-bai. Si avviarono a passo sostenuto verso l’uscita convinte che la donna le stesse ancora guardando senza realizzare ciò che era veramente successo.
    “ Mamma, la signoa Pamme è una stonsa…” Esclamò Destiny appena salita in auto. Janira spalancò gli occhi guardando la figlia dallo specchietto retrovisore ma non si sentì di rimproverarla per la parolaccia appena detta. In fondo era una grande verità.

    Amburgo, 21 Maggio 2009, ore 01.27

    Alice aprì la porta di casa facendo strada a Bill, Marius e alle loro innumerevoli valigie appena scaricate dall’ auto. Era impossiblie immaginare la quantità stratosferica di indumenti che il moro si portava in ogni viaggio, fosse una lunga tournèe o un week end. La guardia del corpo sbuffò depositando i cinque pesantissimi bagagli all’ ingresso e con un cenno della mano e sicuramente una silente imprecazione, si congedò dai due e raggiunse in fretta l’ auto.
    “ Casa dolce casa…” Esordì Bill buttandosi a peso morto sul divano di pelle che portava ancora i segni del recente bivacco del gemello a base di patatine e red bull, i cui sacchetto e lattina vuoti erano stati volutamente lasciati incastrati tra il bracciolo e il cuscino.
    “ Tom ti assomilgia ogni giorno di più…” Borbottò Aly, raccogliendo il tutto e gettandolo nella spazzatura. Il moro le sorrise invitandola a sedersi accanto a lei, per poi abbracciarla e baciarla con trasporto. Da quando si erano riappacificati il marito non le dava tregua, quasi temesse che lei potesse cambiare di nuovo idea e saltare sul primo volo per fuggire in terre lontane.
    “ Ehi siete tornati…” Tom fece la sua comparsa sulla porta in boxer e maglietta ed una faccia visibilmente assonnata.
    “ No, siamo i fantasmi di Bill e Alice Kaulitz giunti dall’ oltretomba per condurti nell’ oscurità degli abissi.” Gli rispose staccandosi per una frazione di secondo d alle labbra della moglie per poi riprendere con la sua minuziosa attività amorosa.
    Alice scostandosi da lui gentilmente, si alzò e andò a salutare il cognato, abbracciandolo e baciando entrambe le guance.
    “ Scusalo Tom, ma in fatto di insensibilità tuo fratello è forse fin peggio di te… Come sta Gaby?”
    “ Abbastanza bene. Si sta riprendendo molto velocemente…” Alice si limitò a sorridere, prima di partire aveva sentito l’ amica al telefono e le era sembrata sollevata. La vicinanza di Tom era decisamente un toccasana per lei.
    “ Grazie alla tua presenza… Senza di te non si sarebbe ripresa altrettanto in fretta…”
    “ E’ mia moglie, è mio compito starle vicino…” Ad Alice non sfuggì quella sfumatura triste nella voce e lo sguardo triste.
    “ Ehi Schwag che succede?” Gli chiese accorata.
    “ Oggi ho parlato con il medico che ce l’ ha in cura…”
    “ Oh, Mio Dio! Non ci saranno brutte notizie, vero?” Anche Bill si era alzato dal divano ed avvicinato a loro.
    “ Non lo so…” La sua voce si era incrinata e per parlare normalmente gli fu necessario riprendere fiato.
    “ Oggi mi hanno comunicato i valori degli esami tossicologici fatti a Gabrielle al momento dell’ ingresso in ospedale. Nel suo sangue sono state trovati valori elevati di Venlafaxina…”
    “ Cos’è?” Chiese sconvolto il fratello.
    “ Un farmaco usato per la depressione che assumeva Gaby… Il problema è che è possibile che sia stato proprio quello a provocare l’ emorragia…”
    “ Vuoi dire che Gaby ne ha assunto più del dovuto?”
    “ In pratica sì. Chiara mi ha detto che era molto agitata quel giorno ed è probabile che abbia preso qualche pillola in più, pensando che queste la tranquillizzassero.”
    “ Gabrielle non è una stupida. Conosce perfettamente gli effetti di un iperdosaggio farmacologico…” Rispose Alice stringendogli una mano.
    “ Non mi dire che…” Bill si mise la mano davanti alla bocca, temendo l’ uscita della prossimo pensiero e sgranando gli occhi.
    “ Bruder, stai diventando perspicace…” Sorrise tristemente il gemello. “ Il dottore è convinto che lo abbia assunto volontariamente…”
    “ Ma perché?” Esclamò Aly con le lacrime agli occhi. Le era difficile credere, anche se gli ultimi avvenimenti non potevano che confermare la fragilità dell’ amica, che Gaby avesse perso la sua forza immensa.
    “ Disperazione, solitudine, impotenza…” Elencò Tom con voce stanca, “ Ed è tutta colpa mia. Dovevo insistere con il mio assedio, dovevo starle vicino fino a sfinirla, farle sentire che l’ amavo, invece ho gettato la spugna al primo ostacolo, lei aveva bisogno di me e io invece ne sono andato, l’ ho tradita nel peggiore dei modi sia moralmente che fisicamente…” Le lacrime avevano preso a scendere copiose sulle sue guance, il senso di colpa era pesante come un macigno sul petto. Bill lo abbracciò e lo prese a cullare come fosse un bambino, fino a quando il dolore non si placò.
    “ Ehi fratellone, sei tu quello forte, non ricordi?” Gli disse asciugandogli le lacrime con i pollici.
    “ Sono solo uno stronzo…” Gli rispose, tirando su con il naso rumorosamente.
    “ Tieni…” Disse, porgendogli un pacchetto di fazzoletti di carta, “ Non vorrai smoccolarmi tutta la maglia, vero?” Tom sorrise, prima di sciogliersi dall’ abbraccio solamente per soffiarsi vigorosamente il naso e poi ritornare tra le sue braccia. Sapeva di esser fortunato ad avere Bill al suo fianco. Nonostante l’ultimo litigio tra loro era ritornato il sereno e non vi erano più tracce di risentimento alcuno. Era stupendo esser gemelli ed avere sempre qualcuno a portata di mano su cui contare incondizionatamente.
    Alice li osservava quasi ammirata, tanta era l’ armonia che regnava tra loro. Neppure con lei, Bill era mai stato così dolce. Chimica le ritornò alla mente, quella parola aveva nutrito i suoi dubbi per giorni. Quel confine che solo loro due potevano varcare, lasciandosi il mondo alle spalle. Era inutile, nessuno sarebbe mai stato in grado di capire la profondità del legame che li univa, neppure lei sebbene infinitamente legata ad entrambi. Se anche Gaby avesse vissuto un rapporto del genere forse tutto quello non sarebbe successo…
    Scacciò il pensiero dalla mente, prima che una nuova assurda elucubrazione prendesse piede. Non doveva incolparsi per non esser stata abbastanza vicina all’ amica. Aveva fatto il possibile per lei… o forse no?
    Si schiarì la voce richiamando l’ attenzione dei gemelli: “ Ragazzi io vado a dormire, è tardissimo e stamane vorrei andare a trovare Gaby in ospedale…”
    “ Oggi verrà dimessa…” Sussurrò Tom.
    “ Di già?” Chiese Bill sorpreso.
    “ L’ intervento è andato bene e lei fisicamente… è a posto. Può continuare la convalescenza a casa, così mi ha detto il medico, anche se dovrà esser tenuta costantemente sottocontrollo…”
    “ Ok, non sarà un problema…” Asserì Aly.
    “ Abbiamo deciso di comune accordo che non le diremo nulla a proposito degli esami. Ciò la agiterebbe ulteriormente e penserebbe che le stiamo addosso solo per evitare che commetta delle sciocchezze.”
    “ Va bene, se è questo che desideri, faremo finta di niente…”
    “ Credo che lei sappia perfettamente ciò che è accaduto e vorrei che fosse una sua decisione spontanea raccontarcelo. Non voglio che si senta oppressa o peggio ancora una malata mentale.”
    “ Non preoccuparti, rimarrà tutto segreto.” Affermò il moro, mettendosi una mano sul petto.
    “ C’è qualcun’ altro che lo sa a parte noi?” Chiese Alice.
    “ I suoi genitori. In mattinata arriverà sua madre e starà con lei alcuni giorni…”
    “ Va bene. Tranquillo Schwag ce la faremo anche stavolta.” Lo rassicurò la ragazza, dandogli un buffetto sulla guancia ancora arrossata dal pianto.
    “ E ora per favore andiamo tutti a letto, sono così stanca che non so più dove sono, con chi sono, e perché ci sono…”
    “ Sei a casa, coi gemelli più belli del mondo e che ami più della tua vita!” Scherzò il marito, pizzicandole una natica.
    “ Sei presuntuoso, però è vero,vi amo tanto, tutti e due…” Convenne Aly, schiaffeggiando la mano del moro, per poi goffamente abbracciare entrambi.
    “ Chi arriva ultimo in camera di Tom è un cinocefalo!!” Gridò la ragazza, staccandosi repentinamente e salendo le scale di corsa, seguita dai due gemelli sconvolti dal suo raptus.
    Si buttarono tutti e tre sul letto senza fiato, ridendo come bambini.
    “ Grazie, senza di voi sarei un uomo perso!” Rantolò Tom in affanno.
    “ Siamo una famiglia, no?” Rispose Alice, “ Insieme sempre e comunque” Proclamò solenne, stringendo le mani di entrambi come a suggellare un nuovo patto.
    “ Insieme sempre e comunque…” Ripeterono all’unisono.
    Rimasero sul letto di Tom tenendosi stretti, consapevoli che non si sarebbero lasciati mai più, in silenzio, mentre le palpebre si facevano sempre più pesanti.
    Tom spense la luce, ringraziando mentalmente di avere accanto a sé persone così meravigliose e sensibili.
    La voce di Bill risuonò nel buio:
    “ Ma che cazzo è un cinocefalo?”
     
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  7. Mondlicht
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    La battuta finale di Bill mi ha fatta piegare in due dalle risate! E' troppo forte quel ragazzo!!! Ad ogni modo, speriamo che Janira riesca a provare l'intrallazzo di Natalie. Quella stronza deve pagare :ehsì: E Tom si fa troppi sensi di colpa, davvero troppi...

    Bravissima Aly, il capitolo mi è piaciuto molto!
     
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  8. EmyMusic4e
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    E' bellissimo come sempre ma commento decentemente più tardi perchè sono di fretta
     
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  10. EmyMusic4e
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    Alloora...
    Janira agente segreto entra in azione!
    CITAZIONE
    “ Mamma, la signoa Pamme è una stonsa…”

    ...E questa signore, è una frase da Oscar!
    W Destiny!!
    Tom povero... Ma ha troppi sensi di colpa, nono non disperarti Tommaso, non fa bene alla salute.
    Mi piace un sacco 'sta storia della famiglia! Sono troppo carini Bill,Tom e Aly...
    CITAZIONE
    “ Ma che cazzo è un cinocefalo?”

    ...E questa signore, è una frase da perfetto idiota! XD
    (Sto coso non mi mette le faccine capperi! Va bè pazienza)
     
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  11. EmyMusic4e
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    SPOILER (click to view)
    Avete Faccialibro?
     
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    Ja! trovi il link alla mia pagina nella mia firma.
     
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  13. EmyMusic4e
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    Visto ;)
     
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  14. Mondlicht
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    Non sono per niente convinta del chap.

    Capitolo 42

    Los Angeles, 20 Maggio 2009, ore 17.58

    Janira ormai conosceva quella pianta alla perfezione in ogni suo particolare, le venature delle foglie, il pallido colore del suo unico fiore, il terriccio che odorava di pioggia. Destiny si era addormentata non appena rientrate in albergo ed era stato allora che aveva deciso di tornare alla sua postazione, fotocamera alla mano, nella speranza di cogliere la Franz in flagrante. Alison le aveva riferito che era rientrata con al seguito un tipo dall’ aspetto poco raccomandabile ed era salita con questo al primo piano. Sapeva che erano in quella stanza, a pochi metri da lei. Dio, le sarebbe bastato uno scatto, che immortalasse il trio e avrebbe messo la parola fine a quella sua nuova attività di 007 che le era tutt’altro che congeniale. David le aveva assicurato che i documenti per la Germania sarebbe stati pronti l’ indomani e che avrebbe potuto raggiungerli in qualsiasi momento, non prima però di aver scattato qualche fotografia.
    Le mancava Tom, le mancava Alice, le mancava Bill. Li conosceva da poco, ma già li sentiva parte integrante della sua vita. “Un uragano nella sua vita” per asser precisi.
    Tom l’ aveva chiamata spesso e si era incontrata quotidianamente con Bill e Alice. Erano i suoi nuovi amici in sostanza. Lei amica dei gemelli Kaulitz. Se gliel’ avessero raccontato, non avrebbe creduto neppure ad una sola parola. Alice era una ragazza normale, una come lei, solo estremamente fortunata. A dire il vero non era molto convinta di questa affermazione. Il moro non era certo un ragazzo dal carattere facile e Aly sembrava a volte sull’ orlo della crisi… Tom… Era difficile non pensare a lui, ma doveva imporsi di farlo. Lui era sposato e aveva una moglie che mai come in quel momento aveva bisogno del suo sostegno. Un rumore in corridoio interruppe il filo dei suoi pensieri. La porta della 154 si stava lentamente aprendo e una testa bionda fece capolino sulla soglia. Il cuore accelerò il battito e le mani tremanti aprirono l’ obbiettivo della macchina fotografica supertecnologica in grado di fare foto anche al buio senza l’ ausilio del flash.
    “ Forza uscite di lì, luridi bastardi…” Imprecò tra sé, abbassandosi ancor di più dietro al grande vaso per rendersi invisibile ai loro occhi.
    Alle spalle di Natalie si materializzò una figura maschile seguita da Hansellhof.
    “ Bravi così, fermi…” Disse tra sé scattando foto a raffica. Li vide salutarsi con una rapida stretta di mano, prima che il tipo sospetto si dirigesse a passo svelto verso le scale di servizio.
    “ Mamma, mamma dove sei?” La piccola Destiny comparve in corridoio di corsa, travolgendo letteralmente il losco figuro che malamente la scansò per continuare imperterrito il suo cammino. Natalie si riaffacciò alla porta giusto in tempo per scorgere una figura nascosta dietro il vaso. Janira sentì il sangue gelare nelle vene, se l’ avesse scoperta sarebbe stata la fine.
    “ Mamma, bata dove ti sei nascota?”
    Janira prese fiato e uscì dal suo nascondiglio. Destiny stava piangendo e sembrava sul serio spaventata.
    “ Bubù settete!!” Esclamò prendendola tra le braccia e sollevandola in aria. La bionda le osservava incuriosita.
    “ Mamma, pensavo fossi andata via, ti ho ceccato dappetutto!!”
    “ Amore mi ero nascosta, non volevi giocare a nascondino?” La guardò negli occhi, mentre con il labiale le ordinava di stare zitta.
    “ Sì, ma io ho avuto paua!!”
    “ Piccola, ma è un gioco e comunque non preoccuparti non lo faremo più, se ti fa paura…” La prese in braccio cullandola e baciandole le guance arrossate dal pianto. Mentalmente pregò di esser stata convincente agli occhi della truccatrice. Percorse il corridoio lentamente, indirizzandole un debole sorriso mentre incrociava il suo sguardo per non destare sospetti. La fotocamera infilata malamente nei jeans,sotto la tshirt, ancora accesa, premeva contro il suo ventre. Pregò che, per un qualche malefico gioco del destino, le foto non si fossero cancellate. Chiuse la porta della loro stanza e depositando la bambina a terra si lasciò scivolare sul pavimento.
    “ Mamma tai mae?”
    “ No amore, devo solo riprendermi un attimo…”
    “ Ma noi non tavamo giocando a naccoddino veo?… Io dommivo e quando ho apetto i occhi tu non c’ei pù…”
    “ Hai ragione era un gioco molto più complicato e pericoloso, ti chiedo scusa amore, non lo faremo mai più."
    Diede una rapida occhiata alle fotografie congratulandosi con se stessa, prese il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e digitò un breve sms a David.
    “ Ho le foto, domattina prendo i documenti e partiamo con il primo volo disponibile. Lei ci ha visto in faccia…”

    David stava uscendo dalla doccia, quando il suo cellulare aveva vibrato sul marmo del lavabo. Lo osservò per un attimo interdetto, chiedendosi chi potesse esser a quell’ ora insolita che avesse necessità di mandargli un messaggio.
    J.Lo. Alla vista del nomignolo sorrise. Beh, chi altri avrebbe potuto scrivere a quell’ ora?
    Rilesse svariate volte quella breve missiva.
    Janira aveva le foto, ma Natalie l’ aveva vista in faccia. Proprio non ci voleva. Quella donna aveva ormai dato prova della sua lucida follia e non voleva certo che lei e la figlia corressero ulteriori pericoli.
    “ Nascondi la scheda in un posto sicuro e sostituiscila con un’ altra, non scaricare le foto da nessuna parte e non guardarle sul PC. Domattina alle 10, vai al consolato tedesco e chiedi di Helmut Kesser, è l’ amico che ti consegnerà i documenti. E’ alto, biondo con una voglia color fragola sul collo, non puoi sbagliare. Ti prenoto un volo per il pomeriggio, prendi abiti pesanti qui fa ancora freddo. Ti dò notizie al più presto.
    PS: Sei una grande J.Lo!!"
    La ragazza lesse il messaggio e si sentì meglio. David le aveva risposto subito e questo la rincuorò molto. Non negava che la paura la stava assalendo e l’ esigenza di tagliare la corda si faceva sempre più impellente. Quel tipo losco aveva la faccia da delinquente patentato e di certo non era tra i suoi obiettivi incontrarlo nuovamente.
    “ Destiny, amore della mamma, sai che domani andiamo sull’ aereo?”
    “ Davveo?! Quei che voano in ato ne cieo?”
    “ Certo e andiamo in un posto lontano lontano a trovare Tom…”
    “ Che beo! Ma ci sono anche David, Aice e Bii?”
    “ Sì, sei contenta?”
    “ Sì, tanto tanto!! Vengono anche i zii?”
    “ No purtroppo, però verranno poi a trovarci e anche noi lo faremo. La mamma va a lavorare con i Tokio Hotel!”
    “ E io?”
    “ Tu andrai all’ asilo là, ho saputo che ci sono bellissime scuole piene di giocattoli.”
    “ E niente maette cattive?”
    “ No…”
    “ Evviva!! Quando aiva l’ aeo?” Chiese con gli occhi luccicanti.
    “ Domani Destiny, prima dobbiamo andare a prendere i documenti e poi andiamo all’ aeroporto.”
    “ E i vettiti non i pendiamo?”
    “Certo che sì e anche Albert, Tippy, le tue Barbie, i tuoi colori…”
    “ Mamma pecchè andamo via coshì in fetta?”
    “ Perché la mamma ha trovato lavoro e non può far aspettare troppo il suo nuovo capo…”
    “ Come shi cama?”
    “ Non lo so ancora amore, ma è amico di Tom…”
    “ Ah,e ha i capei co e teccine come ui?”
    “ Non credo Des, ma lo sapremo presto…” rise la donna di fronte all’ innocente curiosità della piccola. Invidiava la sua semplice limpidezza di pensiero, non ancora contaminato, ben lontano dal mondo reale.
    Cominciò a raccogliere i loro effetti sparsi per la stanza, mentre la bimba colorava un album sul tavolo.
    “ Des, stasera dormiamo a casa dagli zii”
    “ Pecchè? Mi pace tae qui!”
    “ Andiamo a salutarli e dobbiamo preparare le valigie…”
    “ Uh, va bene alloa… Io devo pendere i giochi!”
    “ Infatti! Su amore raccogli i pennarelli, che andiamo…”
    Scesero nella hall e si diressero verso la reception, Alison le guardò interrogativa.
    “ Noi andiamo Ali, grazie di tutto!” Sussurrò abbracciando l’ amica facendo attenzione a non esser vista.
    “ Buon viaggio e buona fortuna Janira, ciao piccolina…” Salutò la bimba baciandole il capo.
    “ Ne avrò bisogno Alison e grazie ancora sei un’amica!” Le guardò allontanarsi con gli occhi lucidi. Janira era una cara ragazza e si meritava il meglio dalla vita, peccato che fino a quel momento la sorte non fosse stata così benevola con lei.


    Amburgo, 21 Maggio 2009, ore 4.32

    Benedetta passeggiava per il salone con la piccola Aurora in braccio, aveva appena terminato di allattarla e ora stava cercando di addormentarla con scarsi risultati. Gustav si era offerto di cullarla al posto suo, sempre dolce e comprensivo, ma lei lo aveva rimandato a letto. Aveva bisogno di pensare e di far chiarezza nel suo cuore. La recente maternità la stava destabilizzando e non poco. Tutto era successo così in fretta!
    Un anno fa neppure conosceva i Tokio Hotel e ora si trovava catapultata nel loro mondo e per di più sposata con il batterista e con il frutto del loro amore tra le braccia.
    Non poteva fare a meno di ripensare alle parole che Sebastian le aveva detto il pomeriggio, mentre tra un pianto ed una poppata avevano cercato di rimettere in sesto il blog caduto un po’ nel dimenticatoio.
    “ Benedetta sei sicura di esser felice?” Le aveva chiesto a bruciapelo.
    La bionda aveva esitato prima di rispondere con un flebile credo di sì e si era stupita lei stessa dell’ indecisione nella risposta. Lei amava, riamata, Gus, ma decisamente gli ultimi avvenimenti e occuparsi a tempo pieno della figlia la stavano privando di ogni forza. Non era tranquilla, dormiva poco, il cibo ormai era diventato un’ esigenza di cui non poteva fare a meno, ma che non l’appagava minimamente. Per non parlare della vita di coppia, erano settimane che non aveva un incontro ravvicinato con il marito e sebbene non lo avesse mai dato a vedere sentiva che lui ne pativa.
    L’ amico le aveva accarezzato, indugiando, la guancia pallida, un gesto a suo avviso troppo intimo, “ Seba, per favore…” Gli aveva sussurrato, togliendo la sua mano.
    “ E’ veramente questo che vuoi?” Aveva incalzato il ragazzo.
    “ Ho una bambina, che dovrei fare secondo te? Fare la valigia e fuggire su qualche isola tropicale per staccare la spina? Io amo Gustav e questa vita l’ ho scelta io. Nessuno mi ha obbligato puntandomi una pistola alla tempia. Dove vuoi arrivare?” Aveva risposto risentita, se aveva qualche dubbio in proposito non era certo Sebastian la persona deputata a risolvere i suoi problemi.
    “ Io non vorrei vederti così…sei come…spenta. Ecco sì spenta, i tuoi occhi non brillano più.”
    “ Brillerebbero se potessi dormire otto ore per notte!” Aveva sbottato, cominciando a spazientirsi.
    “ Con tutti i soldi che ha Gustav, potrebbe pagare una tata che si occupi di Aurora…”
    “ Io NON voglio affidare mia figlia a una perfetta sconosciuta e credimi mio marito non è certo il tipo che guarda ai soldi, se si tratta della mia felicità e del mio benessere!” Aveva gridato, svegliando la piccola Aurora che aveva cominciato a piangere.
    “ Merda! Anche questa”
    “ Non volevo, scusami… Io tengo a te e vorrei che tu non dovessi mai soffrire…” Le aveva detto, posando le mani sulle sue esili spalle e tirandola a sé per abbracciarla.
    “ Sebastian smettila, se davvero mi vuoi bene, lasciami in pace. Non è affar tuo il mio benessere.”
    “ Io ti voglio bene, come puoi dire questo?”
    “ Appunto. Tu non dovresti volermi bene, almeno non il bene che pensi tu. Credi che non mi sia accorta di nulla?” Il ragazzo era arrossito violentemente, accasciandosi sul divano.
    “ Sebastian sei un caro amico, ma il nostro rapporto si ferma qui. Io ho scelto di vivere accanto a Gustav e non credo cambierò mai idea in proposito…”
    “ Solo gli stupidi non cambiano mai idea…” Aveva sussurrato tra i denti.
    “ Io non ti amo e non credo che potrà mai succedere nulla tra di noi…” L’ aveva visto alzarsi, andare verso la porta, posare la mano sulla maniglia e voltarsi poi verso di lei che teneva la piccola in braccio.
    “ Il blog credo sia meglio che tu continui a tenerlo con qualcun altro Benedetta… Grazie per avermi aperto gli occhi, almeno so che non dovrò più illudermi…”
    “ Io non ti ho mai dato speranza Sebastian, hai fatto tutto tu…”
    La porta si era richiusa con un tonfo, Aurora aveva ripreso a piangere e così aveva fatto anche Benedetta, liberando un po’ dell’angoscia stipata nel suo cuore.
    Le dispiaceva per l’amico, ma lei era tranquilla, sapendo di non aver mai alimentato alcuna illusione, ma ciò che lui aveva detto faceva comunque riflettere. Forse quella vita non faceva per lei, a dire il vero niente di ciò che stava succedendo lo aveva preventivato prima dei trent’anni e invece… Avrebbe saputo resistere? E se un giorno Gus avesse smesso di amarla? Era risaputo quanto le stars fossero volubili…
    Quel pensiero l’aveva accompagnata per tutto il pomeriggio e la sera. Il batterista aveva cercato in ogni modo di scoprire l’ origine del suo malumore, ma lei si era chiusa in un cupo silenzio adducendo ad un forte mal di testa e pregando che Gus non indagasse ulteriormente.
    Aurora si era finalmente addormentata cullata dal movimento continuo della madre.
    “ Farai i solchi sul pavimento…” Sussurrò Gustav, sbucando nella penombra della stanza.
    “ Pensavo che dormissi…”
    “ Come potrei dormire, sapendoti qui sola in balia di nostra figlia e dei tuoi pesantissimi pensieri?”
    “ Pesantissimi pensieri?”
    “ Amore sei un libro aperto e credo sia meglio che Sebastian non venga più a lavorare con te a casa nostra.”
    “Ma io non…”
    “ Ti amo piccola, non dubitarne mai. Ti aiuterò di più con Aurora e del blog se ne occuperà qualcun altro…”
    “ Ma tu devi pensare alla band…”
    “ Ci penserò, ma prima vieni tu e il nostro piccolo demonietto…” La baciò dolcemente, sfiorandole le guance con le sue mani ruvide e fu immediatamente sicura di aver fatto la scelta giusta.
     
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