Tra finzione e realtà 3

Una nuova avventura

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    Tra finzione e realtà 3






    Titolo: Tra finzione e realtà 3
    Autore: Alessandra/ Mamy / *billaly*
    Rating: R/NC17
    Avvisi: Language/Lemon
    Genere: Romance/Angst/Drama
    Disclaimers: I Tokio Hotel non mi appartengono, e quasi tutto quello che leggerete è frutto della mia fantasia e non è mai accaduto realmente, e inoltre, non ci guadagno nulla.
    I riferimenti alla realtà sono notizie di dominio pubblico, apprese per lo più qui sul forum.


    Dedicata a Noemi.


    Capitolo 1
    Amburgo 27 Aprile 2009, ore 16.38

    Tom sbattè la porta seguito a ruota da un Alice furiosa. Lo odiava quando si comportava da ragazzino isterico, peggio che il gemello in piena crisi esistenziale. Ok, le ragioni per esser nervosi c’ erano eccome, ma non poteva sopportare di vederlo così. Il cognato era di un umore così nero in quei giorni che tutti avevano temuto il peggio.

    A dire il vero tutto era iniziato parecchio tempo prima culminando la sera del 15 Aprile, quando lui aveva aggredito una stalker alla stazione di benzina. La notizia era arrivata come un temporale estivo, improvvisa, ma non del tutto inaspettata. L’ aveva picchiata per una stupida fotografia e un mozzicone di sigaretta spento sul vetro della sua auto nuova di zecca. Erano mesi che se le ritrovavano in ogni dove, avevano tentato di aggredire Simone e Gabrielle ormai al sesto mese di gravidanza. I nervi erano a fior di pelle ed era bastato un nonnulla per farli saltare.
    L’ aveva colpita e la cosa che aveva lasciato interdetta la moglie era stata l’ assenza completa del senso di colpa.
    Il volto della ragazza era paonazzo dopo aver ascoltato le sue parole.
    Cercò di stare calma, invano.
    “ Sei cretino? Hai picchiato una ragazza per un cazzo di sigaretta spenta sulla tua preziosa auto?!!” Si era alzata dalla sedia e la presenza della pancia la rendeva ancora più imponente.
    “Non me ne fotte un cazzo se quella si è fatta male, la prossima volta imparerà, lei e quelle dementi delle sue amiche, che devono girare alla larga!”
    “ Ma tu sei Tom Kaulitz, un personaggio famoso, sarai sulla bocca di tutti, additato come l’ennesima rockstar volubile e violenta!”
    “ Che si fotta, quella stronza!”
    “ Tom, ma mi ascolti? Ne va della tua faccia, della tua fama!!”
    “ E’ così importante per te che io sia un angelo del Paradiso e non un esser umano con vizi e difetti?”
    “ Tu sei solo un coglione irragionevole…Quanto pensi ci metteranno i media a ricamarci su una bella storiella per vendere più giornali? Il giovane Tom Kaulitz, chitarrista della band più famosa del mondo, picchia le donne…”
    “ Non picchio le donne, solo le stalker rompicazzo…” Rispose sarcastico, accendendosi l’ ennesima sigaretta della giornata.
    “ Tom spegni quello schifo, non voglio che i nostri figli respirino merda prima del tempo!”
    “ Hai finito di darmi ordini, chi sei, mia madre?”
    Gli occhi della bionda si erano riempiti di lacrime e senza aggiungere parola si era riseduta posando i gomiti sul tavolo e le mani sul volto. Certo si aspettava che lui le chiedesse immediatamente scusa, ma in risposta non ebbe che il tonfo della porta sbattuta violentemente, che fece tremare i vetri.
    Se n’era andato. A fatica aveva raggiunto la finestra giusto in tempo per vederlo sfrecciare a tutta velocità sul vialetto di ghiaia, sollevando una nuvola di polvere. L’ addome le doleva, avvertiva come una puntura appena sopra l’ombelico e solo in quel momento si era resa conto di non avvertire più alcun movimento da parecchie ore. La preoccupazione si tramutò immediatamente in terrore. Le fitte aumentavano a velocità vertiginosa, sicuramente lo stato di agitazione in cui versava non la aiutava. In casa era sola chi poteva avvisare? Alice sicuramente era ancora agli studi con Bill e gli altri. Gus a casa con Bene prossima al parto. Un umido tra le gambe, la convinse che non c’era tempo da perdere. Socchiuse la finestra, fece partire una chiamata verso l’ amica e si distese sul divano cercando di rimanere calma.
    “ Alice corri, mi sento male… i bambini…”

    Pallida come un cencio, la ragazza entrò nella sala dove Bill stava registrando.
    “ Dobbiamo andare subito, Gaby… i bambini…”
    Il moro si tolse la cuffia, guardandola interrogativo.
    “ Gaby sta male!” Ripetè gridando.
    Come svegliato da un lungo sonno la prese per mano e corsero fuori dagli studi seguiti da Georg e Noemi. Guidò a tutta velocità, mentre Alice cercava di mettersi in contatto con Tom.
    “ Ha il cellulare spento quel coglione di tuo fratello!”
    “ Non è possibile, è andato via dagli studi più di un’ ora fa, doveva fermarsi alla stazione di servizio e poi sarebbe andato a casa… Dio speriamo di fare in tempo!!”
    Imboccarono il viale di casa e furono investiti dalle luci blu dei lampeggianti della Polizia e di un auto medica.
    “ Che cazzo è successo, adesso?...” Chiese il moro sentendo il sangue gelare nelle vene.
    Alice scese dall’ auto, ancor prima che il Q7 di Bill arrestasse la sua corsa. Si precipitò verso l’ ingresso della casa e subito fu fermata da un agente.
    “ Dove crede di andare signorina?”
    “ Mi lasci. Abito qui, sono la moglie di Bill Kaulitz, la cognata di Gabrielle!”
    Il moro la raggiunse e subito l’ uomo, riconoscendolo e sempre tenendo Alice per un braccio, gli chiese dove fosse il fratello.
    “ Non lo so, credevo fosse a casa…” Rispose sconvolto. Anche a Georg e Noemi era stata rivolta l’ ennesima domanda.
    “ Mi faccia entrare, Gabrielle sta male!” Alice gridava, strattonando il braccio per liberarsi dalla presa.
    “ Si calmi. Ci sono i paramedici dentro… Ecco guardi sta arrivando l’ ambulanza.” Disse lasciandole l’ arto. La ragazza corse dentro seguita da Noemi. La visione che apparve ai loro occhi era degna di un film dell’ orrore.
    Gabrielle in lacrime ancora sdraiata sul divano era in un lago di sangue. Gli infermieri le avevano applicato una fleboclisi di soluzione macromolecolare e le misuravano costantemente la pressione arteriosa. Le loro facce tradivano apprensione.
    Si precipitarono verso di lei inginocchiandosi a terra.
    “ Aly… Tom ha picchiato una stalker…abbiamo litigato, se ne è andato…” Sussurrò con la poca voce rimasta, prima di chiudere gli occhi e perdere i sensi.
    “ ODDIO!! GABY, NO, NO!!!!” Gridò isterica, mentre gli infermieri la caricavano in fretta e furia sulla lettiga, abbracciando Noemi che come paralizzata aveva osservato la scena. Una corsa disperata verso il Marienkrankenhaus, contro il tempo che sembrava divorare la vita della loro amica.

    Aveva guidato fino a St. Pauli e si era fermato sulle rive dell’ Elba. Si strinse la felpa attorno al corpo, consapevole che la temperatura fosse in quella stagione tutt’ altro che mite. Guardò l’ orologio che segnava ormai le due. Quella serata non l’ avrebbe dimenticata fino alla fine dei suoi giorni. Si mise seduto su una panchina e complice la notte si era acceso una sigaretta, finalmente solo. Tirò a pieni polmoni e buttò fuori il fumo dal naso.
    Quella, se l’ era meritato il cazzotto in faccia. Da mesi lei e le sue degne amiche, quasi sempre a volto coperto li perseguitavano. A nulla erano valse le segnalazioni alla Polizia.
    La Polizia. Era certo che sarebbero andati a cercarlo a casa e Gaby si sarebbe spaventata a morte. Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e notò immediatamente il display primo di vita.
    “No, è scarico!!” Risalì in auto e cercò il caricabatteria da collegare all’ accendisigari nel vano portaoggetti. Il cellulare si rianimò immediatamente rivelando un infinità di chiamate perse. Alice, Bill, Noemi, Georg... e David. Doveva esser sicuramente successo qualcosa di grave… E lui era in un terribile guaio.
    Con le mani tremanti selezionò il numero del fratello. L’ unico che lo avrebbe capito.
    La voce di Bill non prometteva nulla di buono.
    Non lo lasciò neppure parlare.
    “ Stronzo!! Gaby è in ospedale e la Polizia ti sta cercando!”
    “ Gaby?! Che è successo per Dio?!”
    “ Siamo al Marienkrankenhaus, sbrigati!!
    Con gli occhi colmi di lacrime, che gli impedivano la visione nitida, mise in moto l’auto e ripartì, consapevole che quella serata sarebbe stata l’ inizio di un incubo.

    Gaby aveva ripreso conoscenza, ma per i due gemellini non c’era purtroppo stato nulla da fare. Il distacco della placenta aveva provocato l’emorragia e spento la vita di quelle due piccole creature.
    Noemi guardava fuori dalla finestra, senza riuscire a frenare le lacrime che copiose continuavano a scendere sulle sue guance. Gabrielle stava riposando, complice un forte sedativo. Al suo risveglio chi avrebbe trovato la forza necessaria e soprattutto le parole, per spiegarle che i suoi bambini non c’erano più? Non riusciva a capacitarsi sui motivi di quella grave complicazione. Il suo ultimo controllo era andato più che bene e il ginecologo che l’ aveva in cura, non aveva rivelato alcuna anomalia… Tirò su con il naso e cercò nella borsa un fazzoletto. Georg sulla poltroncina si era appisolato appoggiato alla spalla di Chiara, sua zia, che la fissava invece con gli occhi tristi. Alice, Bill, David, uno dei loro avvocati e alcuni agenti di Polizia attendevano Tom all’ ingresso riservato al trasporto merci. Gli avrebbero concesso di vedere la moglie, ma poi li avrebbe dovuti seguire al commissariato, per rispondere ad alcune domande. L’ ingresso principale, nonostante l’ora tarda era stato immediatamente invaso da giornalisti. Quella stalker, come previsto, aveva immediatamente denunciato l’ accaduto e la presenza di Polizia e dell’ ambulanza davanti alla loro casa fatto il resto.
    I fari dell’ Audi illuminarono il cancello che immediatamente si aprì. Gli agenti si mossero per andargli incontro.
    “ Per favore… ha appena perso i suoi bambini e non lo sa ancora…” Disse deciso Bill.
    I tre uomini si fermarono, guardando quel buffo ragazzo con gli occhi cerchiati di nero. Dovevano esser evidentemente padri di famiglia.
    “ Non opporrà resistenza, mio fratello non è un delinquente…”
    Con un cenno del capo diedero risposta affermativa, ritornando sui loro passi.
    Tom scese dall’auto e corse loro incontro.
    “ Non c’è tempo per spiegarti, vieni…” Disse Alice prendendolo per un braccio.
    “ Gaby… i bambini…”
    “ Gabriele è fuori pericolo…” aggiunse David.
    Un atroce presentimento gli attanagliò le viscere, sentì il cuore mancare il battito e il sangue refluire dal suo corpo.
    “ I bambini… li abbiamo persi, vero?…” Quel parlare al plurale era tragicamente tenero.
    “ Purtroppo sì Tom… Gaby ha avuto una complicazione improvvisa, grave e fatale per i piccoli…” Cercò di spiegargli Alice, con la voce rotta dall’ emozione.
    “ Scusate, devo sedermi…” Ammise Tom, mettendosi a terra. Quel lungo corridoio di servizio, illuminato da tetri neon dalla luce biancastra, non offriva nessun genere di confort.
    Si rannicchiò su se stesso, portandosi le ginocchia al petto.
    “ E’ tutta colpa mia. Abbiamo litigato per quella stalker e io me ne sono andato… Lei aveva bisogno di me e io non c’ero…”
    Alice di inginocchiò davanti a lui e gli prese il volto tra le mani.
    “ Tom, non è colpa tua. Purtroppo sono complicazioni che possono succedere in una gravidanza, soprattutto se gemellare. Tu non sei responsabile per ciò che è accaduto. E devi esser forte, per te e per lei.” L’ aiutò a rialzarsi e senza lasciargli la mano terminarono il percorso. Giunti al reparto, i tre agenti rimasero fuori ad attenderli. Tom Kaulitz era decisamente provato e non avrebbe sicuramente tentato la fuga. Erano ben altri i pensieri che affollavano la sua mente in quel momento.
    Dopo aver parlato brevemente con il medico, si fece coraggio ed entrò nella stanza della moglie.
    Era così pallida… i capelli sparsi sul cuscino, sotto le unghie della sua mano sinistra erano ancora presenti tracce di sangue rappreso. Un nodo gli serrò nuovamente la gola, ma si impose di non lasciarsi andare. Si mise seduto sul letto e le accarezzò piano il braccio posato sopra la coperta azzurra.
    Gabrielle aprì gli occhi, riversando su di lui uno sguardo vacuo. Li richiuse girando la testa dal lato opposto.
    “ Amore…mi dispiace tanto…” Sussurrò, combattendo con le lacrime.

    “ Vattene Tom.”

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    |Epilogo|


    Edited by *billaly* - 4/12/2012, 21:54
     
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