Atmest mich

Capitolo 42

Mi avviai verso i camerini per riposarmi un attimo e cambiarmi d’ abito. Sentivo la maglietta appiccicarsi alla schiena dandomi una sensazione alquanto sgradevole.
Uno dei pochi difetti di quei locali era il caldo insopportabile. Il palco spesso piccolo e dal soffitto basso costringeva a dei veri bagni di calore, con tutti quei fari puntati addosso.
Percorsi il corridoio pressoché deserto. Tutti si erano riversati nel backstage, i miei ragazzi erano sicuramente andati al bar a farsi una birra per festeggiare l’ ennesimo successo. Trovavo veramente disarmante il loro innocente entusiasmo. Addentavano tutto come se fosse una mela succosa, incapaci di vedere il lato oscuro del successo. Bravi musicisti senza animo da rockstar, pronti a ritornare in studio a fare da turnisti se le cose non fossero andate per il verso giusto. Mi ero veramente affezionata a loro e stavo pensando di formare una vera band.
“ The Aryan…” Scossi la testa sorridendo, non facendo caso all’ ombra che era comparsa dietro ad una porta.
“ Ciao Aryanne…” Il sangue mi si gelò nelle vene.
“ C-che ci fai tu qui?” Chiesi con il cuore in gola.
“ Volevo esser il primo a complimentarmi per il concerto… Sei brava… ma questo tu credo lo si sappia già.”
“ Peccato che tu sia uno dei pochi a non pensarlo…” Risposi comunque sarcastica, mentre sentivo la gola prosciugarsi.
La sua bocca si piegò in un sorriso cattivo. “ Ci sono molte cose di cui sei all’ oscuro Aryanne, ma alle quali non ti puoi sottrarre. Nessuno regala niente, ma forse questo l’ hai già appurato da sola…”
“ Cosa vuoi da me?”
“ Te.” Mi prese una mano e me la strinse tra le sue.
“ Tu devi esser impazzito! Lasciami!” I suoi occhi diventarono due impercettibili fessure, ma non mollò la presa.
“ Una sola notte con te e ti lascerò libera…”
“ Libera? Tu sei malato. Io non ti appartengo e mai ti apparterrò. Non farò mai parte di quegli artisti a cui controlli la vita.” Mi lasciò la mano e mi prese per le spalle.
“ Verrai da me strisciando, lo fanno tutti prima o poi…” Il suo viso era a pochi centimetri dal mio. Puzzava di alcool e a stento repressi un conato di vomito. Lasciò le mie spalle e girando su se stesso, si incamminò in direzione della sala.
Entrai nel camerino e mi buttai sul divanetto. Sentivo le gambe molli e lo stomaco sottosopra. Quell’ uomo era disgustoso e ben potevo capire le parole di Bill, ricordando il suo crudo racconto.
Il mio volto era di un pallore spaventoso e il sudore aveva sciolto parte del make up. Con una salvietta mi pulii il kajal colato, cercando di recuperare parte del lavoro che Nat aveva sapientemente compiuto. Tolsi la maglietta sudata e mi sciacquai al lavandino. L’acqua gelida che fuoriusciva dal rubinetto fu un toccasana per me. Il mio cervello riprese lentamente a funzionare.
Cercai una t-shirt pulita, facendo poco caso a quale fosse, presa dai pensieri che affollavano la mia mente.
Dovevo uscire da questa situazione, liberarmi della presenza di Wernon. Ma come?
Un leggero rumore alla porta mi fece sobbalzare. Andai ad aprire titubante chiedendo prima chi fosse.
“ Sono Kat.”
Sollevata tolsi la sicura e feci entrare la mia amica, che notò subito la mia faccia stravolta.
“ Ary che succede?”
“ Wernon è appena andato via.”
“ Christian è stato qui? Perché non hai chiamato la sicurezza?”
“ E come? Eravate tutti nel backstage!”
“ Dio Ary, non puoi stare da sola, non fino a quando ci sarà lui in giro!”
“ Non credo riuscirò a liberarmi di lui tanto facilmente!”
“ Ti ha minacciato? Ti ha fatto del male?”
“ Mi ha detto che prima o poi andrò da lui strisciando…”
“ Bastardo! Dobbiamo denunciarlo, parlare coi vertici dell’ Interscope!”
“ Kat, ti ricordo che lui è il genero del grande capo, non credo avremo molto credito anzi…”
“ Ma chi se ne frega! Tutti devono conoscere il grado di bassezza che riesce a raggiungere il talent scout più famoso d’America!”
“ Forse è proprio così che funziona e io e te siamo le uniche due stupide ingenue che ancora credono alle favole…”
Uno Stephen trafelato entrò in camerino senza bussare.
“ Ah, Ecco dove ti eri cacciata! I ragazzi stanno terminando l’ encore, tra 5 minuti tocca a te! “
“ Di già?” Il tempo era volato, gli ultimi avvenimenti sembravano avermi fatto perdere l’ orientamento spazio-temporale.
Kat mi aggiustò velocemente il trucco e tutti insieme raggiungemmo il backstage, dove i ragazzi preoccupati della mia scomparsa mi attendevano.
“ Dov’eri finita?” Mi sussurrò Tom all’ orecchio, dandomi un leggero bacio salato sulle labbra.
“ In camerino… a cambiarmi…”
“ Uhm… “
“ Ora non posso spiegarti…” Bill poco distante da noi ascoltava in silenzio la nostra conversazione. Nat gli stava sistemando il trucco tamponando il suo viso con una salvietta.
“ Questo kajal fa schifo…” La sentii brontolare, supportata dal moro.
“ Siete pronti ragazzi?” La voce di David mise termine ad ogni azione. Tom prese la chitarra acustica e si avviò per primo verso il palco. Avevamo deciso di entrare in scena uno alla volta per quella esibizione e Tom avrebbe allungato un po’ l’ intro.
Le dolci note di “A fragile world” si diffusero nella sala, zittendo finalmente il pubblico.
La mano di Bill si intrecciò alla mia.
“ Sicura di stare bene?” Mi chiese all’ improvviso.
“ Sì, certo.”
“ Ok, tocca a noi, Principessa…”
Salì sul palco e solo qualcuna gridò. La maggior parte delle ragazzine presenti continuava a guardare Bill incantata. Quella canzone faceva uno strano effetto sul pubblico femminile, se cantata dal moro che la interpretava alla perfezione. Fui tentata per un attimo di lasciarlo terminare da solo, ma lo sguardo dolce che mi rivolse, fu meglio di qualsiasi invito. Lo raggiunsi, iniziando la strofa da dietro le quinte. Lui si era seduto sullo sgabello accanto a Tom, “soffiandomi” il posto. Mi misi davanti a loro al centro del palco e Bill mi raggiunse per duettare nell’ ultimo refrain. Mi prese la mano e se la portò sul cuore, che batteva impazzito, come in una delle scene del video che avevamo girato e di cui scorrevano le immagini sul led wall.
Concluse la canzone quasi sussurrando: “You will be the storm, that will shake my world…” Lasciando me e il pubblico esterrefatti. Ci misi qualche secondo a realizzare che l’ esibizione era finita e che la mia mano stava ancora appoggiata sul suo torace.
Il suo sorriso mi illuminò, mentre si portava la suddetta mano alla labbra per baciarla per poi alzare il mio braccio insieme al suo, in segno di vittoria. Tom ci aveva raggiunto e si era unito a noi per ringraziare e salutare i presenti. Mi aveva riservato uno sguardo serio in contrasto col sorriso studiato che stava propinando a tutte quelle ragazze. Difficile era nascondere il turbamento provocatomi da Bill.
Lo stesso ogni volta ormai.
L’ entusiasmo del palco scemò non appena fummo nel backstage.
“ Dovevi proprio?” Sentii Tom chiedere al gemello sarcastico.
“ Dovevo cosa?” Domandò a sua volta, ingenuo.
“ Farle sentire il tuo cuore.”
Quella frase ebbe il potere di fermare i battiti del mio.
Odiavo quando loro due parlavano di me, come se io non esistessi, come se fossi un soprammobile carino.
Avrei voluto ribattere, ma Tom corse verso il camerino e richiuse la porta con un tonfo, lasciando i presenti senza parole.
“ Kat, hai una sigaretta?” Chiese Bill, sbuffando.
La rossa gli porse il pacchetto e l’accendino senza fiatare.
Si accese la bionda aspirando una grande boccata di fumo e andò verso l’ uscita d’emergenza.
“ Ehi, fuori è pieno di fans, dove credi di andare?” Gli disse uno dei bodyguard. Diede un ultimo tiro e poi la spense a terra sconsolato.
Con un gesto di stizza si tolse dalle spalle le bretelle argentate ad andò a bussare alla porta del camerino.
“ Apri Tom, non farmi fare una figura del cazzo…”
La porta si mosse e il moro entrò. Qualcuno tirò un sospiro di sollievo. Georg e Gus sembravano molto interessati ad un’ orrenda foto autografata di Mick Jagger risalente agli anni settanta, appesa alla parete. Kat giocherellava con il cellophane del pacchetto di Marlboro Light che teneva tra le mani. Non mi guardò neppure mentre pronunciava quelle poche e semplici parole: “ Vuoi un consiglio spassionato? Scappa finchè sei in tempo. Non vincerai mai…”