Atmest mich

Capitolo 39

“ Hai i piedi freddi…”
“ Anche tu…”
“ Perché sei venuto?”
“ Perché hai bisogno di qualcuno che ti scaldi qui…” Disse posando la sua mano all’ altezza del mio cuore.
“ Io avrei bisogno solamente di farmi una bella dormita…”
“ Se è per questo anche io, chissà che insieme non riusciamo a prendere sonno…”
“ Tra nemmeno cinque ore dovremo andare in aeroporto, odio svegliarmi all’ alba!”
“ E’ uno dei pochi “contro” del nostro mestiere…”
“ Comincio a non esserne così sicura…” Lo sentii sospirare, mentre con il suo braccio si stringeva un po’ di più al mio fianco.
“ Riusciremo a trovare una soluzione con Wernon…” I suoi capelli mi solleticavano il viso e le spalle. Li scostai delicatamente sfiorandogli la guancia. I nostri visi erano incredibilmente vicini, potevo sentire il suo respiro.
Un brivido mi percorse la schiena.
“ Dovresti indossare qualcosa di più pesante, rischi di prenderti un raffreddore…”
“ Ma non ho freddo…”
“ Allora perché tremi?” Incrociò le sue lunghe gambe alle mie, facendo aderire i nostri corpi.
Il chiarore lunare illuminava appena il suo viso, riuscivo a distinguere a malapena i lineamenti. Lo accarezzai giocando volutamente con un dito sul suo piercing. Lui sorrise, quella fila di denti bianchi era visibile anche al buio.
“ Perché sei qui?”
“ Perché tu non puoi rimanere sola. So come ti senti, ci sono già passato, e ringrazio mio fratello di essermi sempre rimasto accanto. Avere una persona vicina in momenti come questi è importante…”
“ Io… io sono così confusa! Dovrei esser al settimo cielo per il successo di stasera, per il fatto di esser qui con voi, invece…” Smisi di parlare, improvvisamente la gola si era stretta in una morsa, sentivo le lacrime premere sugli occhi. Tirai su con il naso, sbuffando, impotente di fronte alla mia incapacità di reagire.
Mi baciò gli occhi e mi prese il volto tra le mani.
“ Puoi riuscirci solo se lo vuoi veramente, ricordati. Noi saremo qui sempre al tuo fianco. Ti vogliamo bene Aryanne, non dimenticarlo mai.”
Mi strinsi a lui in un abbraccio convulso, nascondendo il viso nell’ incavo del suo collo e cercando di ricacciare indietro le lacrime.
“ Piangi se pensi che questo poi ti farà stare meglio…”
“ Io non ho quasi mai pianto in vita mia. Ho sempre ritenuto debole chi aveva la lacrima facile, chi non era in grado di controllare i propri sentimenti. Dio quanto mi sbagliavo! Probabilmente chi lo riesce a fare è perché non prova nulla…”
Le sue labbra sfiorarono la mia guancia, mentre con la mano leggero mi accarezzava i capelli alla nuca. Un gesto che in quel momento, aveva ben poco di erotico, ma che comunque allertò i miei sensi nonostante lo sconforto.
“ Credi che Wernon me la farà pagare?”
“ Oh sì, ci puoi scommettere! Preparati ai commenti devastanti sulla tua performance. Al momento può fare ben poco altro visto che non hai un contratto in America, ma si impegnerà, stanne certa!”
“ Le tue parole sono molto confortanti! In aeroporto chiederò se c’è ancora posto sul volo per Amburgo, invece che seguirvi a Denver…” Tentai di scherzare, ma la voce non uscì un granchè.
“ Tu ci molleresti nel bel mezzo del nostro tour?” Esclamò, allontanandosi un po’ da me.
“ Hai detto bene, il vostro tour. Io sono solo una sconosciuta in cerca di fama…”
“ Tu sei una cantante fantastica, hai una voce invidiabile e il successo che hai ottenuto fino ad ora lo devi esclusivamente a te. I Tokio Hotel si sono trovati solamente sulla tua strada…”
“ E mi hanno travolto…” Aggiunsi in un soffio, consapevole della scia bagnata sulla guancia sinistra.
“ Per chi sono ora queste lacrime?” Chiese a bruciapelo.
Mi scostai da lui e mi misi seduta sul bordo del letto, dandogli le spalle. Faceva freddo, mi raggomitolai su me stessa, il tessuto leggero della mia sottoveste ben poco poteva fare per riscaldarmi. Lo sentii muovere nel letto, si inginocchiò dietro di me, abbracciandomi da dietro.
“ Ti stai maledicendo per averci fatto entrare nella tua vita?” Chissà perché quella affermazione mi risultò abbastanza veritiera. Di certo avere due Kaulitz nel quotidiano era un fardello abbastanza pesante da portare. Al momento erano già sufficienti le disavventure artistiche a minare la mia psiche.
“ Siete la tentazione fatta persona, non credo che nessuno sano di mente rimarrebbe impassibile…”
“ Solo un pazzo si imbarcherebbe in un menage a trois… ma io sono felice che tu abbia accettato la sfida…” Mi depose un bacio sul collo, mentre io ad occhi chiusi, continuavo a rimanere raggomitolata su me stessa come a proteggermi dall’ effetto devastante di quel contatto.
“ Guardami Ary, ti prego…” Aveva acceso la luce dell’ abat jour, rischiarando debolmente la stanza. Era lì davanti a me in boxer e t-shirt, i capelli sciolti sulle spalle e quegli occhi , così espressivi e belli.
“ Non puoi amare solo uno di noi due, lo capisci questo?”
Certo era un’ evenienza da prendere in considerazione, ma sicuramente poco pratica. Forse il loro modo di pensare “sdoppiato” poteva prevedere anche questa eventualità, ma io ero ormai certa che nel mio cuore ci fosse posto solo per una persona.
“ Potrei decidere di non amare nessuno dei due e usarvi come palestra…”
“ Non chiedo di meglio, eviteremmo di complicarci la vita…” Rispose poco convinto.
“ Ma?...” Incalzai io, vedendolo in difficoltà.
“ Ma non ci riusciremo mai…” Ammise sorridendo.
“ Ho scoperto un lato di me stessa che non supponevo neppure di possedere. Sono perversa, ho una storia con due gemelli bisex e non mi dispiace nemmeno…” Esclamai sconsolata.
Scoppiò a ridere, buttando la testa all’ indietro.
“ Sei perversa e adorabile, decisa e sensibile, tutti vorrebbero una donna come te accanto…”
Si sedette al mio fianco cingendomi le spalle con il braccio. “ E anche io, semmai decidessi di volerne una per davvero…”
Le sue labbra si posarono sulla mia bocca in quello che fu un bacio lunghissimo e molto tenero.
“ Io amo mio fratello e sarà sempre la persona più importante della mia vita. Non ci sono alternative, siamo due corpi, ma condividiamo la stessa anima e forse anche il cuore. Per la prima volta nella nostra esistenza la nostra coscienza tace perché sa che la donna giusta sei tu. Se tu deciderai di portare avanti questo rapporto sappi che dovrai farlo con entrambi. Cammineremo insieme, sempre…”
Ascoltavo quelle parole senza decidere se esser sconvolta più per quell’affermazione o per quel contatto così intimo. Non avrebbe mai smesso di stupirmi.
Mi strinsi a lui cercando conforto in quelle lunghe braccia. Rimanemmo stretti così per un tempo indefinito, immobili, certi che anche il tempo di fosse fermato.
“ Dovremo cercare di dormire un po’, Ary…” Disse all’ improvviso staccandosi da me ed rompendo l’ incantesimo.
“ Hai ragione, sono le quattro passate…”
“ Ok, allora torno in camera mia… “
“ Resta…ti prego…” Lo implorai, sicura che se lui avesse varcato la soglia, mi sarei rimessa a piangere.
Sul suo volto comparve un’ espressione incerta.
“… Sempre che tu lo voglia, è chiaro…” Aggiunsi, quasi vergognosa della mia richiesta. Mi accarezzò nuovamente i capelli e mi baciò sulla punta del naso arrossato.
“Ok, sono così stanco che anche i pochi passi che mi dividono dal mio letto mi sembrano un numero spropositato…” Si spostò verso i cuscini, tendendomi la mano.
“ Però ora dormiamo…” Esclamò sorridendo.
“ Certo non chiedo di meglio! Ma tuo fratello non credo sarà entusiasta quando ci troverà qui, insieme!”
“ Non preoccuparti, lui sa che sono qui. Anzi mi domando come mai non sia già piombato in stanza a controllarci!” Quell’ ultima parola venne pronunciata su uno sbadiglio, avrei avuto voglia di ribattere, ma le palpebre si facevano sempre più pesanti. Mi accoccolai sul suo torace cullata dal battito del suo cuore e finalmente Morfeo si accorse di me.