Atmest mich

Capitolo 37

Mi spazzolai i capelli lentamente, immersa nei miei pensieri. Lasciai che la mia mente vagasse nel ricordo fin troppo vivo della nottata appena trascorsa. Sentivo ancora dentro di me il brivido di quell’ intimo contatto con Bill. L’ avevo accolto in me, era venuto in me. Il sentimento che provavo per lui era come stato spento da quell’ atto. La mia parte razionale non poteva che esser tristemente delusa da ciò che era avvenuto. Tutto era svanito in quel turbine sensuale dove il sesso aveva fatto da padrone ed un’ esigenza febbrile aveva scosso i nostri corpi. Non andavo fiera di ciò che era successo e forse così avevo inconsapevolmente bruciato la mia unica chance. Era stato fin troppo chiaro con il suo comportamento. Non avevo avuto neppure l’ opportunità di guardarlo negli occhi, per cercare di individuare ciò che gli passasse per la testa, ma forse era stato meglio così, quello che vi avrei potuto leggere probabilmente mi avrebbe gettato nello sconforto più assoluto.
Mi asciugai i capelli e li tirai indietro con una morbida fascia. Indossai un paio di jeans e una maglietta semplice e quasi priva di trucco attesi che Stephen bussasse alla mia porta.
Mancavano 15 minuti al nostro appuntamento e solitamente era sempre puntuale.
Camminai nervosamente per la stanza pensando all’ incontro che si sarebbe svolto da lì a breve. Wernon avrebbe sicuramente rovinato la mia giornata definitivamente. Cercai di autoconvincermi che nulla avrebbe potuto turbarmi oltremodo. Che andasse pure a farsi fottere quello sporcaccione depravato... Mi venne quasi da ridere per il termine coniato dalla mia mente più che confusa.
Stephen bussò riconoscibilissimo con il suo triplice toc dal tono ascendente.
“ Ciao Ary, sei pronta all’ incontro con Mangiafuoco?” Esordì sorridendo tristemente.
“ Sì certo...” Risposi sconsolata.
“ Non so quale delle due nostre facce sia peggiore...” continuò battendomi una mano sulla spalla.
“ Non ho certo intenzione di farlo contento ed apparire raggiante ai suoi occhi. Anzi spero che la capisca alla svelta e che non avanzi pretese assurde. Davvero io sono disposta anche a fare un passo indietro piuttosto che farmi mettere il guinzaglio da lui.”
Scendemmo nella hall, dove lui stava già attendendoci.
Ci venne incontro con un sorriso lascivo, stringendo la mano a Stephen e baciando la mia.
“ Venite, ho chiesto che ci riservassero una saletta tranquilla per l’occasione…”
“ Non ce n’era bisogno, credo vada bene anche qui per parlare.” Dissi indicando le poltroncine vicino al bar. Ero più che mai decisa a metter fine alla svelta a questo inutile incontro.
“ Christian, scusami è meglio che saltiamo tutti questi convenevoli. Sappiamo benissimo tutti quanti il motivo per cui siamo qui. Ciò che vuoi offrirmi è lusinghiero, ma io non mi sento pronta. Ho bisogno di rodare ancora un po’ prima di fare il grande salto…”
“ Non sai quel che dici, ragazzina… C’è chi venderebbe l’ anima al diavolo pur di esser al tuo posto.”
“ Ma io no. Per me non è fondamentale esser al primo posto nelle hit parade mondiali. Io canto per chi mi vuole ascoltare…”
“ Molto nobile da parte tua, ma poco realistico. Ecco il contratto…” Disse rivolgendosi a Stephen.
“ Non firmeremo, Christian. Aryanne ti ha già spiegato il perché.”
“ Ma voi siete pazzi!! Guadagnerete milioni di dollari!”
“ Sono già abbastanza ricca anche così. Non voglio legami, né padroni Christian. Ti ripeto, la tua proposta è allettante, ma non fa per me… Quindi mi sa che non ci sia nient’altro da aggiungere, inoltre ho fretta devo andare al locale per il sound check…” Mi avviai verso gli ascensori, seguita a ruota da Stephen che compiaciuto della mia determinazione, non era neppure intervenuto.
“ Nulla sei e nulla sarai!” Il sibilo della sua voce risuonò come un cupo avvertimento.
“ Ok, il supermercato non vede l’ora che riprenda il mio posto di cassiera.” Risposi sarcastica, mentre Wernon nervoso, accartocciava i fogli.
Quando le porte dell’ascensore si richiusero, abbracciai Stephen esultante. Ero fiera di come ero riuscita a tener testa a quell’ uomo. Di tutt’ altro avviso era il mio manager, ma si augurò che il mio rifiuto, lo avesse fatto desistere.
Tornai in stanza per prendere alcune cose e trovai i gemelli seduti sul mio letto.
“ Ehi, buongiorno! Che è sta invasione di campo?”
“ Sei raggiante, a che dobbiamo l’ onore?” Chiese Tom venendo verso di me per posare un leggero bacio sulle mie labbra.
“ Ho appena incontrato Wernon e l’ho mandato al diavolo…”
Bill si alzò di scatto dal letto. “ Perché non ce l’hai detto, che avevi un appuntamento con lui?” Domandò serio.
“ Perché quando Stephen mi ha chiamato, voi eravate… ehm… impegnati?...”
I suoi occhi mi sorrisero tradendo la durezza del resto del suo bel viso.
“ E che è successo?” Incalzò il rasta, abbracciandomi protettivo.
“ Gli ho detto che non mi sento pronta e che non voglio padroni.”
“ E ti ha lasciato in vita?” Esclamò sarcastico il moro.
“ A quanto pare sì, visto che sono qui.” Risposi sorridendo.
“ Vorrei poterti credere Ary. Ma guardati comunque le spalle. Quello è un essere infame.”
“ Sì, papà starò attenta, lo prometto.”
“ Mi sa che dobbiamo andare…” Disse Tom sciogliendosi dall‘ abbraccio. Bill inforcò un vistoso paio di occhiali e un cappellino per nascondere occhiaie e capelli in disordine, raccolti in una coda bassa.
“ Dobbiamo dormire di più, o altrimenti soccomberò prima della fine del tour!” Ammise prima di mettersi la sua grande borsa sulla spalla.
Aprimmo la porta, nel corridoio del piano, riservato a noi, c’era un grande via e vai. Dinah, Stephen, David, Natalie, Dunja, Gustav, Georg che costantemente appiccicato a Kat la stava baciando in un angolo poco lontano, i ragazzi della mia band, i bodyguard, sembravano stessero aspettando solo noi per scendere.
“ Ci siamo tutti?” Chiese retorico David.
“ Direi di sì…” Rispose Stephen.
“ I van di stanno aspettando sul retro. C’è troppa gente davanti all’ingresso principale.”
“ Uscirete per primi voi…” Ci disse una delle guardie, indicando me e la band. Ubbidienti ci avviammo agli ascensori. Markus mi si avvicinò e serio mi disse che sentiva qualcosa di negativo nell’ aria. Gli feci spallucce e lo abbagliai con un sorriso.
“ E’ l’ emozione Markus, la nostra prima volta in America!”
“ E anche forse l’ ultima…” mi ricordò la vocina malefica.
Il sound check non diede problemi e dopo un paio di ore, le prove erano terminate. L’ eccitazione per il concerto imminente stava crescendo in me e cercai invano di distrarmi nelle tre ore successive prima dell’ inizio del live previsto per le diciannove. Il parrucchiere mi aveva raccolto i capelli in una coda stretta e alta, lasciando che qualche ciocca arricciata mi scendesse ai lati del viso.” Un misto di country e futurismo…” Mi aveva preso in giro, mentre la truccatrice mi laccava le unghie di un rosso sangue che a prima vista sembrava nero. “ Peccato che tu non riesca a tenerle lunghe…” Disse quasi con rammarico, sapendo la necessità di tagliarle per suonare meglio la chitarra. Mi truccò poi sfumando l’ ombretto scuro verso l’ alto.
Indossai gli abiti di scena che consistevano in pantaloni neri aderentissimi, canottiera nera ed argento, giubbotto in pelle nero e stivali dal tacco altissimo. Avevo l’ aspetto di un guerriero più che di una cantante rock ammisi comunque compiaciuta della mia immagine riflessa dallo specchio.
La porta del camerino si aprì senza che nessuno avesse bussato.
“ Ehi, ciao, sei pronta?” Chiese Tom sorridente.
“ Ehi, tu non si bussa?”
“ L’ho fatto, ma tu evidentemente avevi la testa chissà dove… Sei stupenda Ary…” Mi disse sincero. Lo baciai sulle labbra tormentando il suo piercing con la lingua.
“ Non ci provare, o il concerto comincerà con serio ritardo!” Esclamò sorridente.
“ Mmh, come prima volta è meglio non farli attendere…” Risposi staccandomi da lui.
Passai nuovamente il lipstick sulle labbra e lo tolsi dalle sue.
“ Ecco così sei ok…” Gli sussurrai volutamente maliziosa.
“ Smettila Ary, sul serio o non uscirai incolume da qui!” scoppiai a ridere, osservando l’espressione frustrata del rasta.
“Dovrai attendere il tuo turno Tomy…” Dissi dandomi un’ ultima occhiata allo specchio.
“ Turno? E da quando?” Chiese pizzicandomi una natica.
“ Aspetta e vedrai. Quando Los Angeles mi vedrà, tutti gli uomini del posto mi cadranno ai piedi!”
“ Non credo avranno alternative…” Bill appoggiato allo stipite della porta, ci osservava divertito.
Era un sogno e neppure a farlo apposta eravamo vestiti allo stesso modo.
“ Avete lo stesso stilista?” Scherzò Tom.
“ Non lo so, ma di sicuro abbiamo un debole per gli stessi negozi…” Rispose. Incontrai il suo sguardo, sperando di scorgervi un segnale.
Si passò la lingua sulle labbra lucide come la più sensuale delle puttane.
“ Andiamo, tra 5 minuti ad Hollywood brillerà una nuova stella…”