Atmest mich

Capitolo 2

Le visite a sorpresa di Tom si facevano sempre più frequenti.
Non che mi dispiacesse, anzi, ma reduce dalla disavventura con Georg, non capivo a che pro mi ronzasse sempre intorno.
Era chiaro ai suoi occhi che io non sarei mai stata una ragazzina ansiosa di saltargli nel letto con il solo scopo di deliziare il suo Black & Decker il tempo di una notte.
Quindi perché me lo ritrovavo sempre tra i piedi?
“ Tom, ma tu non hai un cazzo da fare tutto il giorno?” Gli chiesi nella speranza di ferirlo.
“ Certo che sì. Ma Bill in questo momento è in stand by. Dovremo uscire tra breve con un nuovo singolo, ma non riusciamo a deciderci quale pezzo utilizzare per il lato B..”
“ Beati voi che ve lo potete permettere… Io devo ultimare la stesura dei pezzi entro un mese…”
“ E a che punto sei?”
“ Beh, avrei già finito, se non fosse per la musica di questa dannata…” dissi porgendogli uno spartito scarabocchiato.
Lui rimase a fissarlo interdetto.
“ Che c’è che non va, è così orribile?”
“ No è che… Io non è che so leggere molto bene la musica…”
“ Come?” Esclamai veramente sorpresa.
“ Cioè, suoni a orecchio?”
“ In genere sì...”
“ Oh, mio Dio, ho davanti a me in lampante esempio di genio e sregolatezza!!”
Presi la chitarra e iniziai a suonare la melodia in questione. Lui ascoltava attentamente, muovendo il capo ritmicamente, assorbendo quasi le note per poi stamparle in un pentagramma virtuale.
Al termine dell’ esecuzione, mi prese la chitarra dalle mani e ripetè il ritornello. Gli era bastato sentirla una volta e già l’ aveva memorizzata.
“ Ecco qui… sei vuoi raggiungere una nota più alta con la voce, suonala in questo modo…”
Le sue mani si muovevano agili sullo strumento.
Cantai accompagnata da lui e il risultato fu decisamente migliore.
“ Grazie Tom, mi hai salvato la vita! Che posso fare per sdebitarmi, oltre che citare la tua collaborazione tra i ringraziamenti?”
“ Accetta il mio invito a cena.”
“ Non credo che sia una buona idea. O le regole su chi frequentare in nome dell’ immagine della band non sono valide per te?”
“ Non dobbiamo frequentarci, ma solo andare a cena. Stasera alle venti a casa mia.”
“ Ma ci sarà anche tuo fratello?”
“ No, Bill sarà a Berlino per un servizio fotografico.”
“Saremo soli. Io e lui in quella enorme casa.”
Un miliardo di pensieri più o meno impuri mi esplosero nella mente.
Inutile negarlo. Mi sentivo profondamente attratta da lui ed ero consapevole che una volta entrata in quella casa, avrei innescato una reazione a catena dalle proporzioni imprevedibili.
Altro che Black & Decker…
Non volevo esser l’ ennesima conquista, un’ altra tacca da aggiungere a quel cuore che a quanto pare non era in grado di amare, ma solamente di produrre un’ effimera sensazione di beatitudine momentanea.
D’altro canto la curiosità era donna e non sarei morta per una sana scopata con il Sex Gott.
Trascorsi il pomeriggio a scegliere cosa avrei indossato per l’ appuntamento. Non volevo apparire troppo audace, ma nemmeno un’ educanda. La qualità e la quantità di abiti occupante il mio guardaroba era vistosamente aumentata negli ultimi mesi.
Dinah, l’ assistente di Stephen, si occupava personalmente dei miei acquisti, contenta di poter assolvere quel compito in totale autonomia.
Non le ponevo veti, a patto che il mio abbigliamento fosse sempre rockeggiante e a suo modo femminile. A volte la accompagnavo, se dovevo acquistare qualcosa di veramente importante, ma il più delle volte arrivava a casa colma di buste, dopo aver svaligiato tutte le boutique di Amburgo e dintorni.
Difficile che qualcosa non andasse, in ciò che aveva comprato. Io vestivo una taglia quaranta ed ero alta un metro e settanta e sembrava che gli abiti fossero sempre fatti su misura per me.
La mia unica fatica era improvvisarmi modella e provarli.
Indossai un pantalone nero e sopra ad esso una canotta rosso fuoco aderente. L’ ampia scollatura rivelava il pizzo del reggiseno nero. Come tocco finale una leggera giacchetta in pelle nera e scarpe tacco dodici.
L’ insieme era semplice, ma di grande effetto. Quel tanto che bastava per fargli pensare che potevo esser sua, ma con riserva.
Sorrisi al mio pensiero successivo.
Il mio intimo si sarebbe intonato alla perfezione alle lenzuola sicuramente di raso rosso…

Mi aprì la porta in tuta da ginnastica. Una fascia gli teneva i dread all’ indietro. Era la prima volta che lo vedevo senza il suo fedele copricapo addosso.
Il verde militare era un colore che gli donava molto.
Notai che era a piedi nudi.
“ Ciao, sei puntualissima…” mi accolse con un sorriso, scostandosi di lato per farmi entrare.
“ Ciao, grazie, odio ritardare e soprattutto chi è in ritardo...” puntualizzai, ricambiando il sorriso.
Lo seguii all’ interno dell’abitazione finemente arredata. Un ordine immacolato sicuramente opera di qualche domestico, rendeva il salone quasi irreale.
Un tavolo tondo apparecchiato con cura, sul quale due lunghe candele attendevano di esser accese, spiccava in un angolo di esso. L’ ampia porta finestra aperta dava su un giardino illuminato da graziosi lampioncini e poco più avanti la luna si rifletteva sull’ acqua di una piscina sicuramente poco utilizzata visto il clima perennemente freddo di Amburgo. I divani di pelle bianca erano cosparsi di cuscini colorati. Davanti al camino un grande tappeto orientale dava l’ impressione di essere il testimone di numerosi incontri erotici.
Sospirai, stringendomi le braccia al petto.
“ Se hai freddo posso chiudere la finestra.”
“ Per ora no, la vostra casa è stupenda.”
“ Ti piace? L’ ha arredata Bill. E’ un esteta nato, io sono tagliato più per un altro genere di cose.”
Si passò la lingua sul labbro inferiore facendomi intuire il genere di cose in cui era ferrato.
Improvvisamente sentii caldo e la necessità quindi di togliermi la giacca.
Tom posò lo sguardo sul mio seno.
Io sul Karl Stengel appeso alla parete.
Con la coda dell’ occhio notai il suo sorriso.
Si era accorto del mio imbarazzo.
Mi posò la mano sulla schiena, leggero.
“Quello l’ ho scelto io…” mi sussurrò all’ orecchio.
Guardai quel dipinto che raffigurava un uomo che suonava il piano.
Un collage di immagine e pittura astratta.
Un brivido mi percorse la schiena.
Mi voltai verso di lui che mi guardò quasi sorpreso della mia reazione.
“ Perchè mi hai invitato qui, stasera?” Chiesi all’ improvviso.
Lui accennò un sorriso.
“Perchè avevo voglia di una donna che sapesse anche tenermi compagnia.
E perché dobbiamo parlare di affari…”