Atmest mich

Capitolo 33

Lasciai che le lacrime scendessero sulle mie guance a lavassero via quella triste sensazione di impotenza.
Mi ero cacciata in una situazione a dir poco disperata. Non avevo un piano e la voglia di saltare sul primo volo disponibile e tornare in Germania era tanta. In quel momento non mi importava della carriera, del successo. Volevo solo allontanarmi da Bill e da quello che la sua presenza mi procurava. Ero dannatamente innamorata di lui, per la prima volta stavo assaporando il significato di “soffrire per amore”. Ero in un vicolo cieco e per giunta a senso unico. Lui si stava prendendo gioco di me, conscio del sentimento che era nato nei suoi confronti.
Che potevo fare?
Mentire non era mai stata una delle mie prerogative. Avevo ancora tanto da imparare di quel mondo effimero che avevo scelto fosse anche il mio.
“ Un mondo di carta...” Mai come in quel momento il titolo della mia canzone trovava una collocazione migliore. Come se il mio subconscio avesse voluto darmi un avvertimento.
Un leggero bussare alla porta, mi scosse dai miei cupi pensieri. Mi asciugai in fretta gli occhi e andai ad aprire, convinta fosse Kat.
La figura di Gustav mi colse di sorpresa.
“ Ciao Ary, posso entrare?”
Mi scostai di lato per farlo passare, poi presi un kleenex e mi soffiai vigorosamente il naso.
Non c’era bisogno di parlare, il mio amico aveva già capito tutto.
Mi prese una mano tra le sue e debolmente mi sorrise.
Mi tirò a sè e mi abbracciò, cullandomi come se fossi una bambina. Il batterista aveva su di me un effetto sedativo, in grado di sciogliere tutte le tensioni. Ero fortunata ad avere un amico come lui, l’ unico che in fondo mi aveva considerato un suo pari e non un’ ipotetica preda da conquistare. Rimanemmo così per svariati minuti, fino a quando il flusso delle mie lacrime non si interruppe spontaneamente.
“ Va meglio ora?” Mi chiese, accarezzandomi il volto devastato dal pianto.
“ Si, grazie Gus...”
“ Dovresti mangiare qualcosa...”
“ Non mi va. Piuttosto devo far qualcosa per la mia faccia...”
“ Ti chiamo Nat? E’ una maga nel ridare un aspetto umano agli zombies...”
“ Se non è impegnata con la diva, magari...”
“ Bill sta pranzando...”
Compose il numero sul cellulare e dopo qualche istante, Nat arrivò in mio soccorso.

Applicò sul mio contorno occhi una maschera verdognola dall’odore nauseante.
“ Non ti preoccupare è un intruglio miracoloso. Chiedi a Bill e a Tom, ne fanno uso spesso…”
Lungi da me l’ idea di intraprendere un benché minimo discorso coi gemelli in quel momento. Già immaginavo la reazione di Tom alla notizia del bacio datomi da Bill. Mi avrebbe accusata di esser falsa ed ipocrita e sicuramente il moro avrebbe fatto di tutto per dare adito a quelle ingiurie. Ormai sapevo cosa era in grado di fare e l’ ascendente che aveva sul fratello. Riusciva a rigirarlo come una frittata, a fargli credere di esser vittima e non carnefice.
Forse quell’ episodio sarebbe rimasto segreto. Se veramente quel bacio era una presa in giro nei miei confronti, probabilmente Bill non avrebbe neppure accennato il fatto a Tom. Io e il rasta avevamo chiuso e questo lui lo sapeva bene…
“E se non fosse stata una presa in giro?” Quella stramaledetta vocina esordiva sempre quando meno me lo aspettavo.
“Se fosse stato mosso da un impeto etero improvviso? Se si stesse innamorando di te?” Non mi accorsi di fare un cenno con la mano come se volessi scacciare un moscone fastidioso. Gustav mi guardò e sorrise.
“ Che fai, cacci gli angeli?” Mi chiese curioso.
“ Piuttosto un demonio dall’ aspetto angelico…” Mi sforzai di sorridere, mentre quella nuova deleteria idea si stava facendo strada nella mia mente.
Certo era intrigante pensare che Bill potesse nutrire interesse per me. Ciò avrebbe dato un senso ad alcuni insoliti comportamenti, agli atteggiamenti equivoci, alla ricerca di un contatto…
Ritrovai il buonumore all’ improvviso: “ Ok signorino, avrai pane per i tuoi denti…”

Radio KYSR FM Alternative Station ci accolse con un ovazione. Era fantastico trovarsi circondati da fan che gridavano il loro nome a gran voce. Provavo una punta di rammarico, nel constatare che mi consideravano una specie di intrusa. Erano a conoscenza del nostro duetto, ma non conoscevano assolutamente le mie canzoni. Mark Bowman, il nostro intervistatore, fu comunque molto gentile e mi offrì l’ opportunità di parlare e di promuovere il mio cd.
I ragazzi ascoltavano con interesse ciò che, nel mio inglese quasi perfetto, dicevo al microfono con voce un po’ emozionata. Dopo tutto era la mia prima volta in America…
Tom mi sorrideva e in più di un’ occasione aveva sfiorato la mia mano, mentre Bill, di tutt’altro avviso sembrava quasi scocciato. Riprendeva vitalità e colore solo se interpellato, rispondendo con il suo consueto sorriso studiato stampato sulla faccia.
La donna seduta al fianco di Mark, ci osservava con occhio critico. Ma d’altronde da una che si chiamava Kemurnian, che seppi in un secondo tempo significare ‘Purezza’ in indonesiano, c’era da aspettarsi ben poco.
La sia domanda fu un lampo a ciel sereno:
“ Quanto credi abbia influito la tua venuta in America, con il fatto di esser la fidanzata di Tom Kaulitz?”
Guardai Tom che all’ improvviso era tornato serio e poi il resto della band. Bill sembrava sul punto di parlare per me.
Feci un bel respiro. Non avrei permesso che distruggessero la mia immagine.
“ Io e i ragazzi ci conosciamo da tempo. Ci stimiamo reciprocamente e l’ idea di incidere un pezzo insieme non è venuta dal mio team, ma dallo stesso Tom. Il fatto che poi io e lui ci siamo piaciuti ed innamorati, non c’entra assolutamente nulla con questo evento.”
“ Ma siete sotto contratto con la stessa casa discografica in Germania e il vostro distributore in America probabilmente sarà il medesimo. E’ ovvio pensare ad un’ operazione di mercato.”
“ Cosa non lo è? Certo mi piacerebbe imbracciare la mia chitarra e cantare liberamente tutto ciò che mi passa per la testa, ma questo non mi sfamerebbe. Sarebbe ipocrita asserire che avrei fatto a meno di cantare una MIA canzone con Bill, perché io sono invece onorata di aver avuto questa possibilità e lusingata che sia stato scelto uno dei pezzi da me composti. Non sono conosciuta in America, ma in Europa ho ottenuto grandi consensi.
“ Ha vinto numerosi premi, e al momento in Germania, è al primo posto della classifica di vendite, mentre noi al secondo…” Continuò Tom afferrandomi la mano in un gesto quasi protettivo.
“ Finora le nostre collaborazioni si sono rivelate vincenti, perché noi puntiamo al meglio, e Aryanne Schell lo è.” L’ affermazione di Bill, zittì all’ improvviso tutti e alla donna non rimase altro che sorridere.
“ Ecco spiegata l’etichetta del ‘quinto Tokio Hotel’…” Affermò, alzando il sopracciglio.
“ E’ difficile pensare che lavoro e sentimenti possano andare d’accordo, ma voi ne siete l’ esempio vivente. Avete immesso sul mercato discografico un brano che il pubblico apprezza e nello stesso tempo allietato i lettori di gossip… ” Aggiunse sventolando quella maledetta rivista che ritraeva il focoso incontro tra me e il rasta nella sua auto.
Mark corse in nostro aiuto, cambiando repentinamente discorso.
“ Quante date prevederà il vostro tour americano?”
“Per il momento 16, ma stiamo trattando per altre 4 date. Rimarremo negli Stati Uniti per almeno un mese e mezzo.” Rispose il moro.
“ Tu Aryanne?”
“ Io e la mia fantastica band apriremo i loro primi 4 concerti. Poi inizierò la mia tournèe. Venticinque date che toccheranno tutta l’Europa.”
“ Prevedi un tour negli States, in futuro?
“ Se sarò apprezzata come cantante e non solo come fidanzata di Tom, sicuramente…”
“ Ci cantate ‘Eine Welt aus Papier’?” La richiesta di Kemurnian ci spiazzò. Guardai Bill stralunata, specchiandomi nelle sue iridi nocciola. Non visto, mi posò leggero una mano sulla gamba come a rassicurarmi.
“ Certo! Dateci solo il tempo di prepararci e a Tom di correre in albergo a prendere la chitarra!” Esclamò con un sorriso abbagliante.
“ Qui è Radio KYSR FM Alternative Station, rimanete sintonizzati, dopo la pubblicità Aryanne e Bill Kaulitz canteranno per voi il loro ultimo successo!”

I microfoni si spensero e per i successivi 7 minuti in quello studio regnò il caos.
Ci diedero 2 chitarre classiche perfettamente accordate, nemmeno avessero previsto una nostra
eventuale esibizione. L’ avevamo provata milioni di volte per cui fu facile trovare immediatamente la sintonia.
Ci spostammo in un’ altra stanza dove erano presenti anche un piccolo palco e delle telecamere, segno che avrebbero filmato il tutto. Ormai mi ero abituata a vedere video più o meno ufficiali sui miei concerti, le mie interviste e quant’ altro. E un po’ di sana pubblicità non avrebbe certo guastato.
Ci fecero cenno di prender posto sugli sgabelli al centro del palco e a Bill di mettersi tra di noi. Georg e Gus esclusi dall’ improvvisata performance di misero seduti di lato, laddove non potessero esser ripresi. Vidi Kat avvicinarsi loro e sussurrare qualcosa all’ orecchio del bassista. Sapevo che era tutt’ altro che piacevole per loro esser tagliati fuori, ma d’altronde la situazione non consentiva altra soluzione. Inoltre anche nel live non avrebbero partecipato all’ esecuzione del brano.
Una voce fuori campo richiamò il silenzio in sala.
“ Trenta secondi! Mark prendi posto!”
Lo speaker si avvicinò a noi e attese l’ok dell’ andata in onda.
“ A Radio KYSR FM oggi è un grande giorno! Sono qui con noi Aryanne e i Tokio Hotel che ora ci canteranno ‘Eine Welt aus Papier’!”
Tom battè il tempo 4 volte sulla cassa della chitarra e poi iniziammo a suonare. Presi a cantare io e poi Bill si inserì nel ritornello. Ci piaceva cantarla ogni volta in maniera diversa, trovata la tonalità giusta dove le nostri voci si fondevano alla perfezione, era un gioco decidere come avremo dovuta eseguirla. Si prestava ad esser cantata da entrambi e le voci erano intercambiabili in ogni passaggio. La versione acustica era più lenta di quella riprodotta nel cd, per cui era possibile modulare la voce in maniera differente, quindi Bill, conoscendo le mie potenzialità vocali lasciò che fossi io a cantare il pezzo conclusivo, dove la voce si faceva più acuta. Prima di iniziare mi aveva detto: “ Tu cantala tutta, io ti verrò dietro…” Non capivo il perché di quella decisione, ma il suo occhietto come gesto di intesa, mi era parso come un regalo. Se l’America doveva imparare a conoscermi, era meglio promuovermi alla grande. Praticamente mi aveva fatto da seconda voce. Gesto apprezzabile, e sperai sincero.
Qualche secondo di silenzio seguì la fine dell’ esibizione.
Poi Kemurnian cominciò a battere le mani, seguita anche dalle altre persone presenti nello studio.
“ Mi sembrano più che soddisfatti…” Mi sussurrò il moro all’ orecchio, dandomi un leggero pizzicotto sul braccio.
“Uhm,credo di sì…” Risposi sinceramente compiaciuta.
Bowman si avvicinò prendendo il microfono.
“ Grande evento oggi a Radio KYSR FM! Abbiamo assistito alla nascita di una nuova stella!!