Atmest mich

Capitolo 32

Il Gucci Flagship, con la sua insegna dorata, al 347 di North Rodeo Drive era un negozio a dir poco da favola. Il mio io plebeo non avrebbe mai smesso di stupirsi di fronte a tanto sfarzo. Kat mi aveva confidato di non esser mai entrata per fare acquisti in un posto del genere e si crucciava del fatto che non avrebbe potuto permettersi nulla di ciò che ordinatamente stava riposto su quegli scaffali e stampelle.
“ Beh, se ti piace qualcosa, posso pagartelo io…” Le avevo detto sincera.
“ Anche Georg mi ha detto la stessa cosa, davvero, ti ringrazio ma non posso accettare…”
“ Kat, consideralo un regalo anticipato di compleanno…”
“ Ary, davvero mi sentirei in imbarazzo…”
“ Non devi, tu sei mia amica e io lo faccio volentieri. Mi sei vicina, sei il ritratto della felicità, quindi permettimi di farti un regalo. Su un abitino, per il party di stasera…”
“ Io non verrò…”
“ Oh, sì che verrai, a costo di trascinarti per i capelli…” Dissi tirandole scherzosamente la coda che li teneva raccolti.
La rossa sorrise, scuotendo il capo. Quando Aryanne si metteva in testa una cosa, difficile era farla tornare sui suoi passi.

Bill era già entrato in una sorta di trance e sembrava esser completamente assorbito da quegli abiti da sogno. Mentre noi sbirciavamo tra gli abiti appesi, lui aveva già scelto alcune cose da indossare.
“ Vai a colpo sicuro…” Gli sussurrai all’ orecchio,mentre stava letteralmente venerando un giubbino nero così lucido da sembrare uno specchio.
“ Ti piace? Io lo trovo meraviglioso! Uh, guarda questi pantaloni sono super!!” Esclamò, mettendosi gli occhiali sulla fronte per osservarli meglio. Il suo entusiasmo era contagioso, avevo già avuto modo di sperimentarlo.
La commessa gentile ed estremamente elegante attendeva paziente che noi ci degnassimo di fare qualche richiesta. Probabilmente non era usuale che i clienti entrassero e si mettessero a rovistare tra gli scaffali. In questo eravamo stati molto poco educati…

Kat rinvigorita e convintasi ad accettare il mio regalo stava rimirandosi allo specchio con un bell’ abitino verde smeraldo, posato sul suo corpo.
“ Quel vestito ti starà benissimo, mette in risalto il colore dei tuoi capelli...” Le aveva sussurrato il moro passando dietro di lei per raggiungere i camerini di prova. Kat lo aveva guardato aprendo le labbra in un grande sorriso. Evidentemente la sua arte nel sedurre anche solo con una parola funzionava pure con lei. Soffermai gli occhi su un abito color ambra, il tessuto leggero era morbidissimo al tatto, la profonda scollatura lasciava ben poco all’ immaginazione.
“ Signorina, quello è l’ ultimo ed è della sua taglia...” Affermò con cortesia la commessa.
Non avevo mai indossato un capo di quel colore e dovetti ammettere che sembrava fatto apposta per me. Disegnava perfettamente le mie curve, lasciando scoperto il ginocchio e gran parte del decollète. Uscii dal camerino per guardarmi meglio nel grande specchio posto all’ esterno.
“ Wow, sei stupenda!” Esclamò Kat venendomi accanto con il suo nuovo abito.
“ Beh, signorina anche lei è mica male! A Georg verrà un colpo con quella scollatura osè!”
“ Mai quanto la tua! Sei al limite della decenza ma è perfetto su di te! Quel colore ti dona molto!”
Anche Bill uscì, annunciando lo splendore in arrivo.
Le parole gli morirono sulle labbra, guardandoci.
Avevamo zittito Bill Kaulitz, dovevamo preoccuparci?
“ Cazzo, siete due Dee... Dio come vorrei esser una donna e portare quelle scollature!!” Cinguettò sorridendo.
“ Smettila Bill, non sei divertente, siamo troppo... audaci?” Chiese Kat titubante.
“ Audaci? Al party non avranno occhi che per voi, siete fantastiche!” Rispose guardandosi allo specchio il dietro dei pantaloni.
“ Sono troppo grandi vero?” Domandò con una smorfia.
“ Se ingrasserai 4-5 chili e tutti nel sedere no...” Dissi, continuando ad osservarmi.
“ Signorina, vorrei una taglia più piccola...”
“ Mi dispiace, ma quella è la più piccola... Se vuole abbiamo quell’ altro modello, ma non in nero...”
“ Io volevo questi!” Protestò con piglio tipico da star, guadagnandosi un’ occhiataccia da parte di entrambe.
“ Vado a togliere l’ abito prima che si sgualcisca...” Mi disse piano Kat, ansiosa di dileguarsi.
Bill rientrò in camerino sbuffando come un bambino capriccioso e così feci anche io. Sentii qualcosa cadere a terra, con conseguente imprecazione del moro. Mi rivestii in fretta ed uscii dal camerino.
“ Bill, è tutto ok?” Prima di ottenere risposta la porta si aprì e il suo braccio mi tirò dentro.
Lo spazio ristretto non lasciava grandi possibilità di movimento per cui mi ritrovai a pochi centimetri da lui che indossava solo i boxer a la maglietta. Non ebbi tempo di formulare alcun pensiero di senso compiuto, le sue labbra morbide, premute sulla mia bocca sorpresa, mi gettarono nell’ oblio assoluto. Bill mi stava baciando, e non era uno dei suoi soliti baci, era esigente e famelico. La sua erezione premeva contro il mio inguine, le mani mi accarezzavano la schiena.
“ Bill... smettila...” Avevo parlato davvero io o era solo la vocina nella mia testa che, schizzata come non mai, cercava di rianimare i miei neuroni resi inoffensivi da quel contatto?
“ Era da ieri sera che volevo farlo...” Sussurrò, baciandomi la fronte e tornando a rivestirsi come se nulla fosse accaduto.
“ Bill, ma sei scemo?” Di tutti i pensieri che all’ improvviso avevano ripreso a circolare nei miei circuiti cerebrali ormai fusi, quella fu la frase meno dannosa che riuscii a pronunciare.
“ Ti ricordo che è Tom quello scemo, io sono quello cattivo...”
“ Vaffanculo Kaulitz! Esclamai, spalancando la porta sotto gli sguardi increduli della commessa e di Kat che tutto si aspettavano meno la mia uscita dal quel camerino di prova.
Presi la mia amica per un braccio e la condussi verso la cassa. Le mani mi tremavano e a fatica riuscii ad estrarre la carta di credito dal portafoglio.
Stronzo, stronzo, stronzo!! Come si permetteva di giocare così con i miei sentimenti?
“ Ary, tutto bene?” Azzardò a chiedere la rossa.
“ No, quell’ idiota mi ha baciato...”
“ Baciato?! Ma baciato, baciato?”
“ Uhm, sì...”
“ Oh, porca troia..”
“ Oh sì, quello è l’ appellativo giusto per Bill...”
Il moro uscì dal camerino, tenendo tra le mani gli abiti provati e li porse alla commessa che attendeva fuori, folgorandola con uno dei suoi studiati sorrisi.
“ Mi spiace molto per quei pantaloni, mi sa che prenderò solo il giubbotto...”
“ Bene signor Kaulitz, non vuole vedere la nuova collezione di borse?”
“ Oh no, magari la prossima volta, mi sa che le mie amiche siano impazienti di andare...”
“ Come vuole, allora...”
Ci raggiunse alla cassa e fui lieta di spegnere quel sorriso ormai perennemente stampato sul suo volto con una sola occhiata.
“ Sei molto arrabbiata?” Mi chiese all’ orecchio.
Senza rispondere mi avviai all’ uscita, dove uno dei bodyguard che ci aveva accompagnato, premurosamente, mi prese la borsa con gli acquisti e mi scortò all’ auto. Cosa di cui avrei potuto fare a meno, visto che non ero conosciuta in America.
Kat mi aveva seguita a ruota incapace di trovare le parole giuste per farmi tornare il buonumore. Probabilmente stava mentalmente ringraziando il Signore di aver trovato un Georg sulla sua strada e non una diva come Bill.
Il viaggio di ritorno fu contrassegnato dal silenzio totale. Avevo beccato il moro più di una volta ad osservarmi attraverso le lenti dei suoi bellissimi e costosissimi occhiali di Dior. La sua coscia sfregava contro la mia e fui sollevata quando l’ autista imboccò la strada del nostro hotel.
Mancava poco all’ ora di pranzo, ma nel mio stomaco, chiuso in una morsa, non sarebbe entrato neppure uno spillo.
Sentivo ancora il sapore delle sue labbra sulla mia bocca e il calore delle sue mani sulla mia schiena. Non potevo sopportare di esser così vulnerabile di fronte a lui che chiaramente si stava prendendo gioco di me e forse anche del suo stesso fratello.
Chissà se avrebbe avuto il coraggio di confessare a Tom questa sua divagazione sul tema.
Sicuro era che non era poi così gay come voleva far credere...