Atmest mich

Capitolo 31

Il rumore della porta che si apriva mi fece balzare sul letto.
Era già mattina e miracolosamente ero riuscita anche a dormire. Il letto era molto comodo ed incredibilmente grande, il fruscio leggero delle lenzuola ad ogni mio movimento, aveva sortito l’ effetto di una dolce ninna nanna.
D’ istinto cercai di nascondere le mie nudità, velate dal tessuto leggero della mia sottoveste di pizzo, al mio inaspettato visitatore.
“ Buongiorno principessa, dormito bene?” Mi chiese Bill addentando un croissant ripieno di crema.
“ Mmh, abbastanza…” Risposi reprimendo uno sbadiglio.
“ Devi alzarti, abbiamo un miliardo di cose da fare io, tu e Kat.”
“ E cosa? L’ intervista è oggi pomeriggio…”
“ Appunto! Rodeo Drive e quel magnifico negozio di Gucci ci aspettano!”
“ No, Bill ti prego…Odio fare shopping!”
“ Amore, ma che donna sei?” Esclamò, alzando il sopracciglio stupito.
“ Sono una donna a cui non piace fare shopping…”
“ Devi venire! Sarebbe come andare al Louvre e non andare a vedere la Monna Lisa! Chissà quando ti ricapiterà un’ altra occasione del genere!!”
Lo guardai di traverso e lui immediatamente si rese conto della gaffe. Le sue guance si incendiarono e un delizioso rossore apparve sotto il velo di fondotinta.
“ Scusa non volevo tirartela… E’ stato un lapsus! In questo momento non pensavo minimamente al perché siamo qui! Scusami ancora!!” Sembrava sinceramente dispiaciuto, ma decisi di farlo soffrire un po’.
“ Dì la verità. Ti farebbe piacere se io facessi fiasco, vero?”
“ Ma che cazzo stai dicendo? Ho anche inciso un pezzo con te, il tuo insuccesso sarebbe un po’ anche il mio…”
“ Ma voi siete strafamosi pure qui, non credo che farebbe testo, e poi io sono solo il supporto per i vostri primi 4 concerti…”
“ Ary, stai scherzando, vero?” Si era seduto sul letto e mi aveva preso le mani stringendole tra le sue. I suoi occhi truccati impeccabilmente brillavano, ad un angolo della bocca, un piccolo residuo della sua colazione stava per esser eletto a furor di popolo ‘Briciola più fortunata dell’ Universo’.
“ Sì, sciocco. Lo so che non sei cattivo fino al punto di desiderare questo…”
Dio, quel profumo…
“ Ehi, mi vuoi fregare la fidanzata?” Il volto solare di Tom fece capolino sulla porta.
“ Tom per favore…” Borbottai con il cuore in tumulto.
Il rasta venne verso di noi e con noncuranza si sdraiò sul letto.
“ Che stavate tramando voi due?”
“ Oh, nulla…” Cinguettò il gemello lasciandomi le mani che teneva ancora strette.
“ La stavo convincendo a venire in Rodeo Drive con me e Kat, ma non ne vuole sapere!”
“ Come no? Vieni a Los Angeles e non vai in Rodeo Drive? E’ come andare a Parigi e non passare da Pigalle!”
Oddio un’ altra similitudine del genere e sarei morta!
Il rasta si guadagnò una gomitata in pieno stomaco. “ E’ così che pensi di convincerla? Sei proprio un buzzurro!”
Certo, constatai, che il Louvre e la Monna Lisa erano argomentazioni più convincenti, ma l’ espressione furbetta di Tom era uno spasso. Non potei fare a meno di sorridere.
“ Ok, verrò se viene anche Tom…” Il rasta strabuzzò gli occhi.
“ Come?! No no, non se ne parla nemmeno, io in quei negozi da fighetti non ci entro!”
“ Dai Tomi, per favore! Ci divertiremo!” Aveva gattonato verso di lui sul letto, sedendosi poi sulle sue ginocchia e avvicinando pericolosamente il viso a quello del fratello, aveva ripetuto la sua preghiera.
“ Ok…” Sussurrò Tom in evidente imbarazzo.
“ Perfetto!” Esclamò Bill stampandogli un bacio sulle labbra e battendo le mani in quel modo così infantile.
Scostai le coperte, incurante ormai della mia mise e mi diressi in bagno lasciandoli soli sul mio letto.
Immaginavo quale sarebbe stata la loro mossa successiva, Bill a cavalcioni sulle sue gambe non era per niente rassicurante.
Li sentii ridere, mentre entravo nella doccia e con rabbia mista a rassegnazione mi gettai sotto il getto gelato. Regolai la temperatura dell’ acqua, sperando di ricevere sollievo al mio improvviso calore.
Quando uscii, mi avvolsi nel telo e tornai in camera. La stanza era vuota e la porta comunicante socchiusa. Almeno avevano avuto la decenza di togliersi dal mio letto, ma troppa era la curiosità e quell’ uscio semiaperto un invito a sbirciare.
Lo sapevo, Bill era intenzionato ad incassare ciò che gli aspettava di diritto sempre e comunque. La luce del sole illuminava i loro corpi stretti in un tenero abbraccio. L’ ennesimo groppo in gola mi fece mancare il respiro, la naturale perfezione che li avvolgeva era degna di un’ opera d’arte.
Le loro labbra fuse in un languido bacio, mani che si intrecciavano ed accarezzavano, visi, corpi, erezioni...
Tom notò la mia presenza e si staccò dal gemello bruscamente.
“ Scusaci, abbiamo lasciato la porta aperta...” Disse sorridendo.
Sentii le guance avvampare, incapace di trovare le parole per giustificare la mia presenza inopportuna.
Il moro parlò per me, quasi avvertisse i miei penseri. Allargò i suoi arti superiori per accogliermi nel loro abbraccio.
“ Ormai, sei parte di noi Ary, che tu lo voglia ammettere o no...”
A fatica ritrovai il respiro che mi si era mozzato in gola, conscia di quanto fosse vera quell’ affermazione. Non potevo fare a meno di loro, che l’ idea mi piacesse o meno. Ero come succube della loro presenza. Dipendente...
“ Io sono entrata a far parte di questo gioco, consapevolmente, ma devo ammettere che mi è sfuggito un pò di mano... Io vi voglio bene, a tutti e due, anche se so che rimarrò ferita in un modo o nell’ altro...”
“ Potremo fare in modo che il nostro legame funzioni, invece di combattere con i nostri sentimenti...” Mi suggerì Tom, depositandomi un bacio tra i capelli.
“ No, Tom, si è mai visto un rapporto a tre finire bene? E’ inevitabile che uno di noi sia destinato a soffrire...” Le ultime parole mi uscirono di bocca quasi soffocate e la stretta di Bill aumentò un pò. I suoi occhi erano due luci color dell’ ambra che brillavano al riflesso del sole.
“ Ok, non parliamone più, stamattina ho voglia di fare pazzie!! Che ci fai ancora nuda? Non pretenderai di uscire così vero? Tutta Beverly Hills impazzirà!” Con uno scatto felino Bill mi aveva strappato l’ asciugamani di dosso rivelando irrimediabilmente le mie nudità ad entrambi.
“ Cretino!!” Gli urlai cercando di coprirmi come potevo, mentre velocemente correvo verso la mia stanza. Udii le loro risate e non potei che unirmi, seppur mentalmente, alla loro ilarità.
Per la prima volta avevamo parlato del nostro rapporto tranquillamente, senza scannarci, senza ripicche, né gelosie. Non sapevo se interpretare ciò come un segno positivo o preoccuparmi del fatto che il moro avesse deposto le armi. Almeno per quel giorno. Forse la gitarella nei negozi preferiti di Bill, mi avrebbe fatto bene.
Un leggero bussare alla porta, mi distolse dai miei pensieri.
Andai ad aprire e una raggiante Kat, quasi mi investì.
“ Aryyyyyy!!! Che ci fai ancora mezza nuda? Dobbiamo andare a far shopping con Bill!!”
“ Lo so, il suddetto mi ha appena esortato a prepararmi alla svelta!”
“ Ma…Ma è una porta che comunica con la loro stanza? Mi chiese sorpresa, quanto maliziosa.
“ Ehi frena la tua fantasia da giornaletto porno!”
“ Io non penso a nulla…” Rispose, piegando il labbro inferiore all’ in giù.
“ Ti si legge in faccia… Ma mi spiace deluderti, non è successo nulla. Almeno tra me e quei due…”
“ Vuoi dire che invece Bill e Tom…”
“ KAT!! Non ho detto questo. Anzi Tom si è addormentato subito ieri sera…”
“ E tu come lo sai?”
“ Me l’ ha detto Bill…” Mi suggerì la vocina rediviva.
“ Lo so è basta.” Spuntò invece dalla mia bocca.
Kat alzò il sopracciglio poco convinta. Avrebbe chiesto direttamente a Bill, in genere più loquace di me.
Attese che mi vestissi, guardando gli abiti che stavano ancora stipati in una delle mie valigie. Pantaloni, magliette, minigonne, il guardaroba che Dinah si era premurata di rinnovare in sostanza, giaceva piegato meticolosamente.
“Avresti dovuto disfare i bagagli ieri sera…” Mi redarguì bonariamente.
“ Tra un paio di giorni partiremo per Dallas, dovrò rimettere tutto dentro. Preferisco farmi magari stirare ciò che mi serve all’ occorrenza…”
“ Già, ma almeno questo potevi tirarlo fuori…” Continuò, tenendo tra le mani un improbabile ex miniabito completamente spiegazzato.
“ E dire che Dinah, me l’ aveva pure detto…”
“ Non preoccuparti. Intanto che termini di prepararti chiamerò la lavanderia…”
“ Grazie Kat, ma dovrebbe pensarci Dinah…”
“ E’ uscita stamattina presto con Stephen. A colazione li ho sentiti parlare di Christian Wernon…”
“ E chi è?” Chiesi, sicura di poter imparare molte cose ‘sul dietro le quinte’ dalla mia nuova amica.
“ Ha iniziato come booking manager, un mio collega in sostanza, solo che ora è l’ organizzatore di eventi per eccellenza qui in America. Tutti gli artisti che contano si rivolgono a lui.”
“ Anche i ragazzi?”
“ Certo, se sei straniero e vuoi avere successo negli Stati Uniti, devi avere la sua benedizione…”
“ Quindi Stephen è andato a parlare con lui?”
E perché mai non mi aveva interpellato?
“ Beh, penso di sì, non gli ho chiesto nulla, io!!”
“ Ehi, Bambola sei pronta?” La voce cinguettante del moro, seguita dalla sua apparizione sulla ormai famosa porta, mise fine ai nostri discorsi.
“ Oh, Buongiorno Kat!! Sei sopravvissuta al bisogno di amore di Hagen?”
“ A malapena! Il tuo amico è un uragano!” Scherzo lei, sapendo che in realtà mai nulla di serio, sarebbe trapelato dalla sua bocca.
Un pregio indiscutibile di Kat era il dono di sapere ascoltare e farti parlare, senza mai apparire troppo invadente, di immagazzinare le informazioni, elaborarle, darti un consiglio, se necessario ed archiviarle in un ipotetico database. Mai un pettegolezzo su nessuno, una parola di troppo. Nel nostro ambiente si viveva soprattutto di questo, ed era lodevole quanto invece lei tenesse a non ledere la privacy di alcuno. Si era lasciata andare solamente una volta e solo in mia presenza, raccontandomi quanto fosse affascinata dal bassista. Avevo provato a farla parlare, cercando di carpire altre notizie succose, ma lei aveva chiuso bruscamente il discorso, concludendo con un: “ Io amo questo ragazzo…”
Non ero rimasta assolutamente sorpresa da quell’ affermazione, convinta che solo in quel senso la loro storia sarebbe potuta andare, e cioè verso l’ amore. Sembravano nati per stare insieme. E lo si notava dai piccoli gesti che si scambiavano, dalle occhiate di intesa, dall’ iniziare il discorso simultaneamente, dalla tenerezza con cui lui inseriva la mano tra la sua chioma fulva e le accarezzava la nuca, dal modo in cui lei gli massaggiava le spalle… Ero felice per Georg, sinceramente. Era una brava persona, affidabile e meritava il meglio. E Kat rappresentava proprio questo. Era una grande donna, un grande amica. Sentivo di provare un grande affetto per lei, nonostante la conoscessi da poco. Ci eravamo capite subito, ed ero sicura che la nostra amicizia sarebbe durata a lungo, comunque le cose fossero andate. Avevamo immediatamente imparato ad isolarci da ciò che era la nostra vita reale e creare una piccola nicchia tra le mura di questo mondo così duro e difficile da mandare avanti.
“ Non dovresti usare la matita di quel colore…” Mi disse Bill, critico.
“ Ti rimpicciolisce l’ occhio e specie il tuo sguardo…” continuò avvicinandosi a me. Mi prese per le spalle e mi costrinse a compiere un mezzo giro su me stessa. Dando le spalle allo specchio mi trovai di fronte a lui.
Si leccò il pollice destro e me lo passò sulle palpebre.
“ Ecco sfuma verso l’ esterno… Vedi? L’ occhio sembra già più grande…”
“ Grazie Bill… Ora sono perfetta!” Risposi ripetendo l’ operazione appena svolta.
Il moro aveva osservato i miei movimenti dallo specchio posto sulla parete, sorridendo.
“ Lo so che non sopporti esser criticata per il trucco…” Mi prese in giro lui.
“ A dir la verità, sopporto poco le critiche in genere in questo periodo…”
“ Nel nostro mestiere sono all ‘ordine del giorno, bambola…”
Perché si ostinava chiamarmi con quell’ appellativo?
“Lo so, ci farò l’ abitudine, come ho fatto con tanti altri problemi…”
“ Dov’è Tom?…” intervenne Kat, intuendo che avessi bisogno di aiuto.
“ Ehm… Tom non sarà dei nostri, è appena venuto Georg a cercarlo per andare a fare un giro alla pista dei go kart. Sono proprio dei maschiacci!” Scherzò lui.
“ Ehi Bill devo preoccuparmi?” Rise Kat.
“ Non credo, in fondo Tom è innamorato solo di me…”