Atmest mich

Capitolo 27

Non si erano nemmeno curati di chiudere la porta.
“ Sei un pezzo di merda, Tom!” Le grida di Bill, isterico, ero sicura si sentissero anche fuori dalla casa.
“ Tu sei uscito con Andreas, che cazzo vuoi da me?” La voce di Tom risuonava minacciosa.
“ E con questo? Andreas è anche tuo amico!”
“ Ma io non me lo sono mai scopato, al contrario di te!”
“ Sei geloso Tomi?” Il suo tono era tagliente quanto la lama di un coltello appena affilato.
“ Vaffanculo Bill…” esplose tirando una delle spazzole del gemello contro lo specchio.
“ Mi ha chiamato David… Bella trovata farti beccare dai paparazzi in macchina con Aryanne…” Disse il moro in un soffio.
“ Cazzo c’ entra David, ora?” Chiese il rasta ormai privo di forze.
“ C’ entra eccome, considerato che ci sta parando il culo da una vita!!”
“ Da quando ti è simpatico?” Continuò sarcastico Tom.
“ Non mi è simpatico, ma questo non toglie che stavolta abbia ragione… Che ti è saltato in mente di fottere Ary in parcheggio?”
“ Non sono cazzi tuoi, e sai che ti dico? Sono felice che ci abbiano scoperto. Io non sono un finocchio!”
Vidi la mano di Bill alzarsi e successivamente colpire la guancia del gemello. Tom si avventò su di lui, sedendosi nudo sul suo bacino e bloccandogli i polsi con le mani. I loro visi erano vicinissimi, i loro nasi si sfioravano. Stavo per entrare nella stanza, ma quel gesto mi aveva bloccato. Pensavo che Tom lo avrebbe colpito, invece lo stava baciando. Nonostante Il moro fosse recalcitrante e opponesse resistenza.
“ Lasciami stronzo!!” Gli urlava dimenando le lunghe gambe.
“ Scusami Bill, non volevo…”
“ Hai appena detto che non sei un finocchio? Allora levati dalle MIE palle!! E lasciami, mi fai male!!”
Potevo scorgere lacrime nere che scendevano sulle guance del moro.
Il rasta si portò i polsi del fratello alle labbra e dolcemente vi posò sopra alcuni teneri baci. Le difese erte da Bill piano piano cedettero e quel momento bellicoso si trasformò in un amplesso tenerissimo.
Tom gli sfilò gli abiti e sdraiati a terra sul tappeto, presero ad accarezzarsi. La sua mano scorreva leggera sul torace del moro, fermandosi poi sul suo membro che iniziava ad indurirsi. Seguì il percorso appena tracciato con la lingua fino a soffermarsi sulla sua punta rosea.
Bill sorrise, tirandogli i suoi lunghi dread.
“ Sei un fottuto bastardo, Tomi…”
“ Mi ami Billy?” Gli chiese risalendo per andarlo poi a mordere delicatamente sul collo.
“ Certo che ti amo brutto stronzo, credi che sarei ancora qui ad umiliarmi, sennò?”
“ Che hai fatto con Andreas?”
“ Dobbiamo parlarne proprio ora?” Bill si tirò su a sedere, imbronciato.
Tom si sdraio e se lo tirò addosso, continuando a baciarlo.
“ Voglio che mi scopi tu stanotte…”
Non mi ero resa conto di quando le lacrime avevano cominciato a scendere sulle mie guance.
Non era come le altre volte in cui avevo goduto di quella visione. Sentivo il cuore battermi furiosamente nel petto, ma non era per l’ eccitazione. Provavo un sordo dolore e una morsa mi rendeva faticoso il respiro.
Non era significato nulla per Tom, non ero stata che un momento di sfogo alla sua rabbia. Lui amava suo fratello ed era solo addolorato per il suo comportamento. Lo aveva tradito con Andreas? E lui l’ aveva fatto con me. Vittima consapevole di un rapporto di cui non riuscivo a fare a meno.
Erano un sogno insieme, quelle mani che si sfioravano, baci languidi, lingue che lasciavano scie luccicanti sulla loro pelle.
Le dita di Bill si insinuarono nell’ apertura del gemello per prepararlo all’ atto. Non c’era fretta nei suoi movimenti, ma tanta sensualità. Tom ansimava leggermente, continuando a guardarlo mentre con la mano afferrava il proprio membro eretto ed iniziava un lento movimento che per un attimo destabilizzò il fratello.
“ Lascialo a me, lui…” Sospirò il moro, mentre si avvicinava all’ apertura sufficientemente lubrificata.
Il volto del rasta assunse un’ espressione corrucciata, ma si rilassò immediatamente, quando Bill lentamente entrò in lui con spinte delicate.
“ Ti fa male?” Chiese avvicinandosi alla sua bocca per lasciarvi un bacio bagnato.
Non succedeva spesso che Tom fosse passivo e Bill ben sapeva quanto potesse esser doloroso.
“ Continua, mi piace da impazzire…” La sua voce roca e colma di desiderio, fecero aumentare il ritmo dell’ amplesso.
Il moro gli sollevò entrambe le gambe per affondare meglio nel suo corpo.
Una spinta.
Due.
Tre.
Tom gridò di piacere e Bill gli prese il pene tra le mani ed iniziò un lento su e giù che immediatamente lo fece venire, rilasciando sperma su entrambi.
Bill lo seguì e si adagiò su di lui sfinito.
Rimasero abbracciati a lungo sul pavimento, continuando a baciarsi e ad accarezzarsi, mentre il mio cuore sembrava spezzarsi in due.
Guardarli ora faceva male eccome.
Il più grande dei dolori.
Io non avrei mai dovuto accettare questo intrigo.
Per curiosità, per lussuria e forse anche per infatuazione.
Tom diceva di amare anche me.
Ero certa che la sua confusione mentale si sarebbe dissolta dopo quella sera.
Io ero inconsistente al confronto di Bill.
Lui sapeva esser la più audace delle puttane, il più maschio tra gli uomini, la creatura più insicura e dolce dell’ universo, il dominatore di tutti i sentimenti.
Ritornai in bagno e in fretta mi rivestii. I capelli ancora bagnati si erano appiccicati alla schiena e alle spalle. Non era certo mia intenzione rimanere oltre per asciugarli.
Dovevo andare via.
Prima che si ricordassero della mia presenza, prima che potessero fare qualcosa che potesse farmi cambiare idea.
Cavolo, la mia auto era agli studi…
Presi il cellulare dalla borsa e con i sandali in mano, uscii in giardino.
Scorsi rapidamente i numeri sulla rubrica e feci partire una chiamata.
Era tardi e forse stava già dormendo, ma non mi avrebbe detto di no.
“ Gus sono Ary…”
“ Ary? Ma che ore sono? “
“ Le due… Gus ho bisogno di aiuto…”
“ Dove sei?” La sua voce era più che sveglia.
“ A casa di Bill e Tom…devo andarmene, mi serve un passaggio…”
“ Ok, tra 10 minuti sono lì…”
Ritornai in casa, mi misi seduta sul divano per allacciarmi i sandali. Uscii poi dalla porta badando a non fare rumore.
Un ultimo sguardo a quella casa che probabilmente non avrei più rivisto, mentre nuove lacrime mi offuscavano la vista.
Cos’era più doloroso?
Separarsi da Tom o da Bill?
Me lo chiesi ininterrottamente per quei successivi 8 minuti, prima dell’ arrivo dei ‘soccorsi’.
Mi rodeva il fatto di esser stata usata da Tom, ma in fondo anche per me era stato lo stesso. Avevamo soddisfatto le nostre reciproche voglie, le nostre esigenze sessuali. Ma non eravamo innamorati, questo era sicuro.
Sarei riuscita certo a dimenticarlo, anche se il fatto di lavorare insieme avrebbe dilatato i tempi.
Come non mi avrebbe aiutato con Bill.
Era lui che faceva sanguinare il mio cuore e non sapevo se avrei potuto convivere con questa nuova consapevolezza dolorosa.
Incarnava tutto ciò che desideravo, ma lui non mi avrebbe mai amato…
Avvertii un capogiro, quando ferma davanti al cancello, venni abbagliata dai fari dell’ auto di Gustav.
Dovevo aver un aspetto orribile, perché lui scese dall’ auto per venire in mio aiuto.
Si limitò a guardarmi, accogliendomi tra le sue forti braccia, per poi condurmi all’ auto.
Non mi fece ramanzine su come avrei dovuto gestire la vita amorosa, né sul mio comportamento libertino.
Era a conoscenza di ciò che era successo quella sera. Lo dedussi dal fatto che mi chiese se volevo andare a prendere la mia auto agli studi.
“ Vorrei andare a casa, se non ti dispiace. Alla macchina ci penserò domani.”
“ Sei consapevole che domani sarete su tutti i giornali?”
“ Sì e non mi importa. Mi dispiace per Tom. Non dev’esser facile fingere di esser chi non sei…”
“ Ary che è successo stasera a casa loro?”
“ Hanno litigato… e poi fatto pace… e io mi sono sentita decisamente di troppo.”
“ Aryanne…” Il batterista scosse la testa, sconsolato.
Sapeva di che ‘pace’ stessi parlando e fui felice che almeno lui capisse ciò che stavo provando.
“ E’ impossibile far breccia nei loro cuori, anche se si tratta di una bellezza come Aryanne Schell…”
Posò la sua mano sulla mia e me la strinse.
“Non sei l’ unica ragazza che ho visto soffrire per quei due…”
“ Gus, mi sento così stupida…”
“ Non sei stupida, ma solo innamorata…”
“ Io non sono innamorata di Tom!!”
“ Ma io non mi riferivo a lui…”
L’ auto si fermò davanti a casa mia. Gustav spense il motore ed ero sicura che mi guardasse attraverso le lenti dei suoi occhiali.
Non osavo alzare lo sguardo e fissare il volto di chi aveva così messo a nudo i miei sentimenti.
“ Mi dispiace Ary…” Riuscì solo a dire.
“ Non fa niente Gus, mi riprenderò…Grazie per il passaggio…” Risposi scendendo dall’ auto.
Lo guardai allontanarsi nell’ oscurità della notte, mentre il mio cuore in tumulto sembrava spaccarmi il torace.
Avrei voluto urlare, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono.
Non ero mai stata innamorata prima di allora e mai come quella notte odiai esserlo.