Atmest mich

Finita

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    Esci dal baratro della seconda pagina!
     
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  4. musettino
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  7. [broken*iNNOCENCE] ~just run;
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    Sei proprio una bici scassata :addict: Up!
     
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  8. NeideLunare
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    Salve ù.ù
     
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  9. musettino
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    Vi amo bimbe, grazie per gli up!
    Domani posto...
     
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    DOBBINA ''FONDATRICE ''ADULTE MALATE DI TOKIOHOTELLITE''

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    bene...
     
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  12. ;Reden™
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    Uppi!
     
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  13. musettino
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  14. katarina stratford
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    Qui siamo :patpat:
     
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    L’amore è la saggezza del folle e la follia del saggio.
    (Samuel Johnson)



    Capitolo 25

    Mi scostai per farlo entrare e lui senza esitazione si diresse verso il letto.
    Si mise seduto incrociando le lunghe gambe e mi sorrise.
    “ So a cosa stai pensando, e in questo momento stai cercando di capire di quale disturbo mentale io soffra...”
    “ Veramente sto cercando di capire cosa in realtà vogliate voi due da me. Mi sono arresa, ti ho lasciato il campo libero, che altro devo fare?”
    “ Tom non è più lo stesso da quando ha conosciuto te. Non mi appartiene più lo capisci? Dice di amarmi, ma io lo sento distante anni luce. Lo hai stregato o anche se mi fa male dirlo, forse ha capito che quello che c’è tra di noi, non è più di vitale importanza...” Il tono della sua voce era così grave che a stento lo riconoscevo.
    “ Bill, io...cazzo ma perchè è tutto così difficile?”
    Andai verso la finestra, i cui vetri erano bagnati da mille goccioline che creavano bizzarre sfumature.
    Il temporale che imperversava all’ esterno era nulla al confronto di ciò che provavo io in quel momento.
    Un lampo illuminò a giorno la stanza e il successivo boato provocato dal tuono fece tremare le pareti.
    La corrente elettrica venne interrotta e io rimasi lì accanto alla finestra, in preda al panico.
    Mi ci volle qualche secondo per abituarmi all’ oscurità della stanza e così vedere che Bill si stava avvicinando a me.
    “ Non aver paura...” Mi sussurrò abbracciandomi.
    Il suo profumo mi stordiva e il tremore che aveva preso possesso del mio corpo non ero certa potesse provenire dal timore dei temporali.
    “ Bill, lasciami ti prego...” Dissi, accorgendomi di non aver pronunciato alcun suono con la bocca.
    La luce ritornò e il moro mi lasciò andare immediatamente con un sospiro. Sembrava aver udito comunque il mio disperato appello.
    Sentimmo un fruscio dietro la porta.
    “ Apri è Tom…” Mi disse alzando le spalle, ritornando a sedersi sul letto.
    Lentamente scostai l’ uscio dallo stipite.
    Il rasta con gli occhi arrossati ed un inequivocabile odore di alcool addosso, mi sorrise timidamente.
    “ Dov’è mio fratello?”
    Mi feci da parte, rivelandogli la sua presenza.
    “ Che ci fai qui, brutto stronzo, vuoi fottermi la donna?” Esclamò malfermo sulle gambe.
    “ Tom non ho voglia di discutere con te…”
    “ Che state combinando voi due? Vi state alleando contro di me?”
    “ Fosse possibile lo faremo stanne certo…” Rispose il moro alzandosi dal letto.
    “Andiamo Tom, non ti reggi neppure in piedi!”
    “ Lasciami! Io voglio stare qui! Con Ary!” Biascicò, confuso perdendo l’ equilibrio.
    Io lo guardai provando un misto di tenerezza e rabbia, cercando con gli occhi quelli di Bill che sembravano carboni ardenti.
    “ Perché non mi vuoi più, Ary?” Piagnucolò.
    “ Perché il tuo posto non è accanto a me… ma a Bill…”
    “ No, io voglio stare con entrambi!” Il suo tono era da bambino capriccioso e l’ espressione sul volto di Bill quella di una madre ansiosa di porre fine a quel capriccio.
    “ Smettila, sei ridicolo!” Gli gridò in faccia, strattonandolo per un braccio.
    Tom si rivoltò bloccandogli i polsi.
    Sembrava all’ improvviso tornato sobrio.
    “ Tu no invece? Non ti ricordi più quando implorante mi chiedevi di lasciarla perdere? Quella sera ho ricevuto il pompino più esaltante di tutta la mia vita…”
    Il suono di un ceffone superò quello del tuono.
    Tom si teneva la mano sulla guancia arrossata e un piccolo rivolo di sangue fuoriusciva dal suo labbro superiore all’ altezza del pearcing.
    Solo un secondo prima che lui gli si avventasse contro per colpirlo.
    “ Basta! Smettetela!!” Gridai incapace di dividerli, ma pronta a provarci.
    Mi gettai alle spalle del rasta e con tutta la forza in mio possesso cercai di toglierlo di dosso a Bill. Mi diede una spinta con un braccio e io finii contro il tavolino di vetro che si frantumò. Un dolore lancinante mi trafisse la nuca e mi fece gridare di dolore.
    Immediatamente i due si immobilizzarono alla vista della mia mano insanguinata.
    “ Cazzo Tom, che hai combinato? Sei scemo?!” Bill si scrollò il fratello si dosso senza alcuna fatica e venne in mio soccorso.
    “ Ary non muoverti, fammi vedere…”
    Alzai i capelli, ormai liberi dall’ improvvisato turbante, rivelando così la mia ferita.
    “ Tieni…” Sussurrò il rasta, porgendo al gemello un asciugamani umido.
    Il suo volto era pallido da far spavento.
    “ Dobbiamo andare al Pronto Soccorso…”
    “ No, chiamate Stephen piuttosto, o qualsiasi altro in grado di intendere o volere!” Risposi stizzita.
    Il rumore provocato dal vetro infranto era stato sufficiente per allertare il mio manager che aveva la stanza a fianco la mia.
    Il ripetuto bussare tolse infatti ogni indugio e Tom andò ad aprire.
    Stephen fermo sulla porta in pigiama, rimase ad osservaci interdetto per alcuni istanti. I frammenti di vetro erano volati dappertutto e la piccola macchia di sangue risaltava sul pavimento lucido a chiaro.
    Io ancora a terra stavo con la testa appoggiata al grembo di Bill che mi teneva saldamente la nuca con l’ asciugamani.
    “ Oddio Ary, ma che è successo?”
    “ Mmh, stavamo scherzando e Aryanne è scivolata…” Disse prontamente il rasta, cercando di nascondere la tumefazione al labbro provocata dallo schiaffo di Bill.
    Stephen mi guardò truce.
    “ Aryanne che cazzo combinate voi tre? Si avvicinò togliendo l’ asciugamani per controllare la ferita. A quel punto non era più il manager che parlava ma l’ amico, il padre…
    “ Vestiti, dobbiamo andare al Pronto Soccorso. E’ una sciocchezza, ma hai ricevuto un colpo alla nuca, sarà bene controllare…”
    “ Steph, io mi sento bene…” Gli dissi cercando di alzarmi da terra aiutata dal moro, ma non appena raggiunsi la posizione eretta, un capogiro mi costrinse a stringermi a lui per non cadere.
    “ Ha ragione Stephen, devi andare a farti visitare…” Mi sussurrò tra i capelli.
    “ Ary mi dispiace…” Pigolò Tom baciandomi una mano.
    Quella situazione un po’ tragica aveva comunque un chè di comico. Forse era il mal di testa o la tensione che all’ improvviso si era sciolta che mi fece scoppiare a ridere in faccia ai gemelli.
    “ Quando lo racconterò non ci crederà nessuno! Siete patetici ragazzi! Dovevo spaccarmi la testa per farvi ragionare?”
    Anche loro si unirono alla mia risata e finimmo con l’ abbracciarci.
    Stephen continuava a guardarci senza capire.
    Sicuramente lui non sarebbe stato uno di quelli a cui avrei raccontato la storia…

    Quell’ episodio diede il via ad una sorta di nuovo rapporto tra di noi, scegliendo una cortese non belligeranza e una complicità assoluta. Più che quinto Tokio Hotel mi sembrava di esser il terzo gemello.
    Sapevo che tra di loro l’ idillio era tornato agli antichi ardori ed ero stata partecipe di alcune loro malcelate effusioni che non avevano nulla a che fare con il consueto fanservice.
    E faceva male.
    Inutile girarci intorno.
    Non riuscivo a rimanere impassibile ai loro baci e ai loro abbracci appassionati, non appena il momento lo consentiva. Non provavano il minimo imbarazzo a scambiarsi coccole e non solo, in mia presenza.
    Nessuno dei due aveva più palesemente espresso il desiderio di avermi accanto e questo bruciava più di tutto.

    Il singolo era uscito e così pure i rispettivi album. Venimmo catapultati in un vortice di promozioni ed apparizioni ed infine la tournèe.
    La loro proposta giunse non proprio inaspettata e mi fu comunque semplice rispondere di sì e accettare di andare in America con il mio gruppo ad aprire i primi loro tre concerti, prima di iniziare il mio personale tour in giro per l’ Europa.
    “ E’ un’ ottima opportunità per te Ary, che ti consentirà di farti conoscere oltreoceano…” Mi aveva ripetuto Stephen fino allo sfinimento.
    Certo, una bella finestra sul mondo, ma in fondo l’ unica cosa importante era non separarmi da loro.

    In studio ormai non c’era più nessuno quella sera. Avevamo provato per ore, e non vedevo l’ ora di tornare a casa.
    Tra pochi giorni saremmo partiti e io avevo ancora un mucchio di cose da fare.
    Dinah, mi aveva rinnovato il guardaroba e io non avevo nemmeno avuto il tempo di provare tutti gli abiti che lei aveva acquistato per me.
    Persa nei miei pensieri non mi ero accorta dell’ auto parcheggiata a fianco della mia. Il suono di una voce conosciuta mi fece comunque sussultare.
    “ Ancora qui a quest’ora?”
    “ Ciao Tom, che ci fai qui?”
    “ Volevo vederti, da solo. Sembra una cosa impossibile ultimamente…”
    “ Beh, ora siamo qui solo noi due…” Borbottai, mentre il cuore accelerava il battito.
    Si avvicinò prendendomi il volto tra le mani e lentamente posò le sue labbra sulle mie.
    Mi aggrappai al suo collo, cercando di approfondire quel contatto immediatamente. Mi rendevo conto che questo avrebbe significato ricaderci dentro, ma come un drogato di fronte all’ ennesima dose, era stato impossibile resistere…

     
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