Atmest mich

Capitolo 20

Lo sapevo.
Dovevo immaginarlo, come potevo pensare che due Kaulitz potessero stare nella stessa casa senza far danni?
Un rumore improvviso mi fece balzare sul letto. Rimasi in ascolto e il silenzio che ne seguì, non era per nulla consolante.
La porta della mia stanza era aperta per metà. Io ero convinta di averla chiusa.
Guardai l’ orologio, era ormai mezzogiorno.
Mi sdraiai nuovamente colpita da un improvviso senso di nausea.
Chiusi gli occhi trasportata da quel leggero vortice che era nella mia testa.
“Devo smettere di bere.” Mi dissi come se fossi la più incallita delle alcolizzate.
Un gemito roco mi fece nuovamente provare un tuffo al cuore.
“ Ma che combinano, quei due?” Tra tutte le domande quella era la più idiota.
Mi alzai traballante e decisa mi diressi verso la stanza degli ospiti.
Non ero sicura di che tipo di spettacolo mi si sarebbe presentato davanti , ma ero certa che gli attori fossero loro due.
La porta era aperta.
Sfacciati fino all’ osso.
Ma sorprendenti.
Bill carponi su Tom se lo stava fottendo.
Rimasi come un’ allocca sulla porta, chissà perché nel mio immaginario erotico avevo sempre comunque pensato a Bill come passivo e invece…
Gli teneva i fianchi saldamente e ad ogni spinta i gemiti di Tom si facevano sempre più intensi.
“ Tom non ce la faccio a resistere….”
Il rasta gli prese la mano destra e se la portò sul pene indurito.
“ Voglio venire anche io, ti prego…” Il moro lo prese tra le dita ed iniziò a massaggiarlo con vigore.
Tom si sfregava contro di lui come un gatto in calore. I movimenti erano diventati scomposti e scoordinati, ma si leggeva sui loro volto il desiderio e il piacere.
Bill venne un attimo prima di Tom, il cui rilascio schizzò su tutto il lenzuolo.
Si accasciarono l’ uno sull’ altro esausti e soddisfatti.
Fu allora che si accorsero della mia presenza.
Bill incurante, mi abbagliò con uno dei suoi migliori sorrisi.
“ La nostra piccola voyeur…” Mi apostrofò indicando di raggiungerli nel letto.
Lo sguardo di Tom era invece colpevole, sembrava avesse quasi timore di guardarmi negli occhi.
Mi misi seduta ai piedi del letto ad osservarli.
“ Ehi, che c’è piccola? Scusa, non dovevamo farlo a casa tua… ma Tom era impaziente…”
Ecco di nuovo la puttana all’ attacco. Mi sembrava di aver a che fare con il Dr. Jeckill e Mr. Hyde.
Era estremamente difficile capire ciò che passava nella testa del moro.
Dovevo aver assunto una strana espressione, perché Il rasta mi si avvicinò chiedendomi se stessi bene.
Io annuii con il capo, cercando i suoi occhi e poi le sue labbra. Lui inaspettatamente rispose con passione a quel bacio profondo, accarezzandomi la nuca e le spalle.
“ Scusa per ieri sera, non immaginavo sarebbe finita così…” Sussurrò sulla mia bocca.
“ Ormai è successo. Mi sono rassegnata a non esser l’ unico interesse della tua vita…” Risposi abbozzando un sorriso malinconico.
“ Vado a farmi una doccia.” Esclamò secco il moro. Evidentemente anche lui era scocciato per non esser il fulcro dell’ esistenza del fratello, almeno non in quel periodo. Uscì dalla stanza nudo con passo altezzoso.
Doveva avere certamente qualche disturbo della personalità il ragazzo.
“ Mio fratello mi odia, lo so.”
“ Che stai dicendo? Non mi sembra che quello a cui ho appena assistito fosse un duello all’ ultimo sangue!”
“ Bill mi vuole scopare solo quando è dannatamente incazzato con me. E‘ il suo modo vendicarsi… Di solito lui è ‘passivo’.”
“ Ah, capisco… Quindi incazzato per ieri sera?”
“ Già, l’ alcool, le bionde…”
“ Non gli do tutti i torti…”
“ Non è successo nulla con quelle…almeno credo, ho un ricordo piuttosto nebuloso delle ultime due ore, dopo che tu te ne sei andata con la promessa che ci saremo visti più tardi.”
“ Tobias e Dirk pensavano che tu avessi assunto qualche sostanza stupefacente…”
“ Ma no! Ho solo bevuto! E ora mi sta venendo un mal di testa allucinante.”
“ Andiamo, ti faccio un caffè forte…”
Gli tesi la mano e lui docile mi seguì fuori dalla stanza indossando solo la t-shirt.
“ Purtroppo ho il frigorifero vuoto, non posso cucinare nulla…”
“ E chi ha fame? Il caffè andrà benissimo…” Disse sedendosi su uno degli sgabelli della cucina.
“ Stamattina, quando ti hanno portato qui, sembravi un cadavere, tuo fratello mi ha vomitato nel bagno e i vostri bodyguards, vi hanno mollato qui, senza tanti complimenti…”
“ Non è vero, sono lì fuori, guarda…” Li difese scostando leggermente la tenda ed indicando la berlina nera dall’ altro lato della strada.
“ Loro non ci abbandonano quasi mai…purtroppo…” Disse piano.
“ Rimpianti?”
“ A volte mi chiedo come sarebbe stato esser Tom e basta.”
Bevve il caffè amaro senza batter ciglio.
Il moro entrò in cucina con la mia maglietta e i jeans.
Tom quasi si affogò con il caffè.
“ E da dove salta fuori quel coniglio?” Chiese ridendo.
“ E sua! Me l’ ha prestata la tua fidanzata…”
L’ occhiata che gli riservai pensavo lo avrebbe incenerito all’ istante.
“ L’ ho scelta tra tante, il coniglio gli si addiceva…” Risposi, rivolgendomi esclusivamente al rasta.
Bill mi fece una linguaccia, mentre si sedeva accanto al fratello e gli schioccava un bacio sulla guancia.
“ Passata la nausea, tesoro? Chiese abbracciandolo.
“ Sì, ma è il mal di testa che mi fa morire…Spero che il caffè di Ary, me lo faccia passare…”
“ Era meglio che tu prendessi un paio di aspirine, abbiamo l’ intervista oggi.”
“ Cazzo me n’ero completamente dimenticato! A che ora?...”
“ Alle diciotto… ma dobbiamo esser agli studi verso le sedici.” Risposi io.
“ Ok, è meglio se andiamo ora…Posso sistemarmi un po’ prima?” Chiese Tom timidamente.
“ Certo, aspetta ti do un asciugamani pulito…”
Mi seguì nel corridoio fino all’ armadio della biancheria.
“ Ecco tieni, il bagno sai dove si trova…”
Mi trovai schiacciata tra il muro e il suo corpo, mentre con le mani frementi toccava la mia pelle, con rinnovata urgenza. Sentivo il suo membro libero sotto la maglietta che premeva contro il mio inguine.
Mi tirò per un braccio nel bagno e chiuse dietro di sé la porta a chiave.
Ero incapace di parlare, ma il desiderio esser amata da lui anche per me diventò prioritario. Stese il telo a terra e liberatami del minuscolo pigiama in raso che indossavo, mi adagiò su di esso. La stoffa frusciò appena quando toccò il pavimento.
“ Voglio far l’amore con te. Chissà quando ricapiterà…” Mi sussurrò roco all’ orecchio, togliendosi poi la
t-shirt.
“ Potremmo farlo capitare più spesso se non ci fossero tutti questi ostacoli da superare…” Risposi con un sorriso dolce. Mi faceva quasi tenerezza. I suoi occhi mi sembravano sinceri in quel momento. Lo feci sdraiare supino e mi misi a cavalcioni su di lui.
“ Hai l’ emicrania non devi sforzarti…” Dissi maliziosa muovendomi sul suo membro.
Le ginocchia sfregavano quasi con dolore sulla spugna a contatto con il pavimento freddo, ma poco importava se confrontato al piacere che stavo provando. Sentivo la mia intimità bagnarsi sempre più e il suo membro inturgidirsi.
Lo feci entrare in me con un sospiro. Cominciai a muovermi dapprima lentamente e poi mi feci guidare dalle sue mani che posate sulle mie natiche imprimevano il ritmo all’ amplesso.
Raggiungemmo l’ orgasmo simultaneamente e solo allora mi abbassai sulle sue labbra per sfiorarle con un bacio, e un altro, un altro ancora…
La voce di Bill ci destò dal nostro torpore.
“ Dove cazzo vi siete cacciati?” Chiese gridando in corridoio.
Lo sentimmo armeggiare sulla maniglia della porta ed poi imprecare.
“ Siete due bastardi! Perché vi siete chiusi dentro?!”
Tom si alzò immediatamente e si fiondò sotto la doccia.
“ Aprite! Siete due teste di cazzo!” Il tono della sua voce era completamente isterico.
Mi infilai l’ accappatoio e aprii la porta.
“ Secondo te perché abbiamo chiuso la porta? In questa casa c’è un rompipalle che non è né io, né Tom. Tu che ne dici?”
“ Dico che sei una stronza!”
“ Ah, sì? Da che pulpito viene la predica!”
“ Ti brucia eh? Te non ti ha scopato nessuno ancora!”
“ Vaffanculo!” Gridò alzando una mano.
Tom uscì dalla doccia e gocciolante si precipitò verso di noi fermando la sua mano che stava per colpirmi.
“ Sei deficiente?! Fai una cosa del genere e ti stacco la testa!” Esclamò scuro in volto.
Bill strattonò il braccio e Tom lasciò la presa immediatamente.
“ Scusa Aryanne, non so che mi ha preso…” Borbottò confuso.
“ Sei geloso Bill, ma questo gioco non l’ ho iniziato io. Ti puoi ritirare quando vuoi comunque…” Gli dissi in tono di sfida.
“ Mai!” I suoi occhi erano due impercettibili fessure.
Feci una mossa inaspettata anche per me stessa. Mi allungai verso di lui e gli sfiorai la guancia con le labbra.
“ Hai perso una battaglia, ma la guerra non è finita, tesoro…”Gli sussurai all’ orecchio.
Uscii dal bagno lasciandoli soli.
Che se la vedessero loro d’ora in poi.
Io non ero un giocattolo nelle loro mani.
E decidevo io quando giocare con loro.