Atmest mich

Capitolo 19

Uno stridore di freni davanti al mio cancello, mi fece correre alla finestra.
Da un’ auto di grossa cilindrata, vidi scendere in fretta un uomo che riconobbi essere uno dei bodyguards dei gemelli.
Un altro dal posto di guida si precipitò ad aprire la portiera posteriore e tirò giù dall’ abitacolo un fagotto informe che assomigliava a Tom, dall’ altra portiera sbucò Bill praticamente irriconoscibile con occhiali e berretto, ma soprattutto vistosamente barcollante.
La guardia del corpo prese in braccio Tom e con una spallata aprì il cancello.
Io sulla porta incapace di muovermi osservavo la scena come se stessi vedendo un film.
“ Cos’è successo?” Riuscii a chiedere in preda al panico.
Dirk mi guardò affranto.
“Penso che abbia preso qualcosa… La loro casa è assediata dai fan, non possiamo andare in ospedale…”
Posai lo sguardo su Bill che con gli occhi lucidi, non ero certa se per l’ alcool ingurgitato o la disperazione, si era buttato sul divano.
“ Cosa è successo Bill?” Ripetei con voce isterica.
“ Non lo so, dopo che te ne sei andata è sparito con quella puttana…”
“ Cazzo, ma fino a quel punto era idiota?”
Mi avvicinai a lui, tastandogli il polso. Le nozioni di Pronto Soccorso impartitemi quando lavoravo al supermercato, riaffiorarono alla mente prepotentemente.
Il suo respiro pesante a maleodorante e il ritmo regolare del suo battito cardiaco, mi fecero sospirare sollevata.
“ Sto coglione sta solo dormendo…” Dissi a voce alta.
Dirk e Tobias risero.
“ Come dormendo?! Ma ho provato a chiamarlo più volte senza esito!”
Gli pizzicai violentemente la base del collo e un grugnito, seguito da un imprecazione biascicata, segnò il ritorno alla vita del rasta.
“ E’ ubriaco da far paura…” Brontolai.
“ Va beh, ma mi è praticamente caduto addosso svenuto!” Esclamò il moro, “ E quella tipa invece di aiutarmi è scappata a gambe levate!”
“ Forse perché ha capito che siete due deficienti! Vi sembra normale ridurvi in questo stato?”
Bill fece per ribattere, ma un conato di vomito lo scosse. Si portò la mano alla bocca, sbarrando gli occhi.
“ In fondo al corridoio…” Gli indicai il bagno, rassegnata.

“ Grazie…” Bofonchiò il moro accettando la limonata che gli stavo passando sul tavolo.
Lo suo stomaco a tratti gorgogliava come un lavandino otturato.
Si vergognava immensamente del suo stato. Sembrava uno zombie. Il trucco sbavato e sotto questo un pallore cinereo.
“ Non dire nulla, per favore. Sono già abbastanza mortificato di mio…” Sussurrò schernendosi al sapore acre della bevanda.
“ Ok, starò zitta. Vuoi stenderti un po’?”
“ Magari, sono distrutto…”
Attesi che finisse di bere la limonata e poi lo guidai verso la camera degli ospiti.
“ Grazie ancora Ary…” Sussurrò abbracciandomi goffamente.
“ Vuoi farti una doccia? Sei… sei sporco di vomito…”
Il suo volto per un attimo riprese colore.
Annuì, sentendosi veramente un idiota. Si guardò la sua maglietta macchiata in più parti. Abbassò le bretelle e schifato se la tolse, rimanendo a tordo nudo.
Sospirai distogliendo immediatamente lo sguardo dal suo torace glabro, ma cosi dannatamente sexy.
“ V-vado a prenderti un asciugamani, se vuoi ti presto una delle mie magliette…” Uscii dalla stanza per entrare in camera mia, con il respiro leggermente affannato.
“ Perché Bill doveva farmi quell’ effetto?” Rovistai nei cassetti in cerca di una t-shirt che potesse stare al moro.
“ Beh, non è il suo genere, ma può andare…” Dissi tra me prendendo una delle magliette extra large che indossavo quando volevo star comoda.
Il disegno sul davanti rappresentante i personaggi dei Loonye Tunes, con Bugs Bunny in primo piano, mi fece sorridere.
“ Bill sei proprio un coniglio!” Borbottai a mezza voce.
Presi un telo dall’ armadio della biancheria e mi diressi in bagno.
Bill già dentro alla doccia era avvolto in una nuvola di vapore. Potevo comunque scorgere il suo bel corpo nudo sotto il getto. Mi dava le spalle rivolto verso il muro, tenendo le mani appoggiate alle piastrelle. I fianchi stretti, le gambe magre, le natiche sode…
Mi sedetti sul bordo della vasca rapita da quella visione, tenendo ancora tra le mani la maglietta e l’ asciugamani.
Quelle mani…
Bill si girò, avvertendo la mia presenza. Ero sicura di averlo visto abbozzare un sorriso.
“ Mi passi l’ asciugamani?” Chiese aprendo il vetro della doccia per allungare un braccio nella mia direzione.
“ Vieni a prenderlo…” Mi suggerì la vocina improvvisamente svegliatasi nel mio cervello provato.
“ Tieni…” Risposi allungandomi verso di lui, guardando altrove.
Si sfregò energicamente la pelle e si legò il telo in vita.
“ Ho trovato questa… “ Dissi mostrandogli la t-shirt. “Non è gran chè, ma almeno è pulita. Mi spiace ma non ho altro da darti, a meno che tu non voglia indossare uno dei miei perizoma…”
Bill osservò il mio volto alzando il sopracciglio.
“ Non preoccuparti, non sono ancora arrivato a tanto… La biancheria sexy per il momento mi piace ancora vederla addosso alle belle ragazze…”
Le guance mi presero fuoco, se non fosse per la certezza matematica di esser stata testimone di quegli amplessi altamente erotici con il gemello, potevo quasi giurare che stesse tentando di sedurmi.
“ I-io vado a vedere come sta Tom…”
“ Ok, ti raggiungo tra un attimo.”
Uscii dal bagno, maledicendo me stessa. Che mi stava prendendo? Bill non era pane per i miei denti. Non poteva esserlo. A lui non piacevano le donne! O sì? Anche lui era come il fratello?
“ Merda!” Esclamai entrando nel salone e sedendomi sul bordo del divano vicino a Tom che ora stava russando a mò di trattore.
Tra 10 ore avevamo un’ intervista televisiva, non ce l’ avrebbe mai fatta a rendersi presentabile. Forse non avrebbe neppure ripreso conoscenza.
“ Non ti preoccupare si riprenderà, in tempo, non è la prima volta che succede…”
“ Non c’è nulla di cui esser orgogliosi…” Risposi alzandomi dal divano.
“ Non eri distrutto tu?” Continuiai tirandogli un lembo della t-shirt che gli calzava a pennello. In effetti avevamo la stessa taglia…
“ Sì vado a stendermi un po’. Tu che fai?”
“ Non so, Tom lo lasciamo qui?”
“ Non credo che scapperà…”
Ci dirigemmo in silenzio verso le nostre stanze. In quel frangente pensai a come miseramente era terminata la mia nottata. Mi sfuggì un sorriso triste, che il moro non potè far a meno di notare.
“ So a cosa stai pensando… E’ andate male a tutto quanti…”
Ma mi leggeva nel pensiero quel demonio?
“ No, è che… trovo estremamente idiota bere fino allo stordimento.”
“ Tu non ti lasci mai andare a situazioni di cui poi potresti pentirti?” Mi chiese all’ improvviso sulla porta della mia camera.
“ Forse sì…” Risposi stupidamente guardando quelle iridi gianduia.
Le sue labbra erano miele sulla mia bocca e fuoco nelle mie vene.
Fu un bacio rapido, ma esigente, che mi lasciò stordita.
Mi toccai le labbra roventi, guardandolo scomparire oltre la porta della camera degli ospiti.
Feci per entrare nella mia stanza, quando la sua porta si riaprì.
“ Buon riposo Ary…”
Ero certa di averlo poi sentito ridere…