Atmest mich

Capitolo 17

I giorni seguenti furono frenetici. Uscirono i nostri singoli e il mondo parve risvegliarsi. Il fitto sottobosco dei fan riprese vigore e per tutti noi terminò la quiete.
Fu praticamente impossibile riuscire a vederci, frequentarci se non per motivi professionali. Ci trovammo in pochi giorni ai vertici delle classifiche di tutta Europa. La mia canzone aveva fatto centro. Avevo sorriso quando Stephen mi aveva fatto leggere l’ articolo di un giornale specializzato, che mi aveva definito come il “quinto Tokio Hotel”. Anche Bill l’ aveva fatto una volta, ma in termini meno entusiastici.
Bill. Sentivo ancora il tocco nelle sue mani e quel brivido che si rinnovava ogni qualvolta mi ritornavano alla mente le sue labbra posate sul mio collo.

Quella serata sarebbe rimasta impressa nella mia memoria per sempre.
Guardarli fare l’ amore, era diventata per me una necessità. Non sentivo di definirmi una voyeur. Per me era come star davanti ad un’ opera d’arte per ammirarne ogni sua piccola sfumatura e particolare.
E i loro corpi allacciati in quegli amplessi erano armonia allo stato puro.
Non riuscivo a spiegarmi il perché di questo strano e sconvolgente pensiero, ma il vederli insieme non suscitava in me nessun sentimento controverso, se non ammirazione ed un pizzico di gelosia.
Tom sapeva esser maschio in ogni situazione con quel suo modo un po’ rude di porgersi, ma riusciva poi a sciogliersi con il più dolce dei baci.
Bill era la più audace e sfrontata delle puttane. Ogni suo gesto era un messaggio chiaramente erotico.
Difficile era rimanere impassibile alla punta della sua lingua che leccava il labbro inferiore, a quelle lunghe ciglia che sbattevano come ali di farfalla sotto il trucco pesante, a quel velo di barba che traspariva a fine giornata, quando anche il miglior make up dava segni di cedimento.
Ero rimasta a guardarli, consapevole del mio sconquassamento interno, del mio battito cardiaco accelerato, del mio respiro affannato, ma impossibilitata a staccare gli occhi da quei due corpi meravigliosi.
La sua mano.
Ad un certo punto avevo pensato di sognare, quando io stesa accanto a loro nel letto avevo visto le sue lunghe dita cercare ed intrecciarsi alle mie. Teneva gli occhi chiusi e le sue labbra si erano piegate in un dolce sorriso, quando gliele avevo strette.
Ero rimasta immobile, su quel materasso scosso dalle spinte di Tom, con il mio bassoventre quasi dolorante ed impaziente di esser soddisfatto.
Fino a quando i gemiti di Bill si erano fatti più intensi e le sue unghie si erano piantate sul dorso della mia mano.
Una follia forse.
Avevo gentilmente lasciato la mano del moro e mi ero messa a cavalcioni su di lui dandogli le spalle, girata verso Tom. Non sapevo dove questo ci avrebbe portato.
Lo baciai tenendogli il capo tra le mani, proprio mentre raggiungevano simultaneamente l’ orgasmo.
Il rilascio di Bill colpì il mio ventre. Le mani del rasta si posarono sui miei fianchi stringendoli e tirandomi a sè, mentre era ancora dentro a Bill.
“ Non ce faccio a ricominciare subito…” Mi aveva sussurrato all’ orecchio, affondando un dito nella mia intimità calda e bagnata prima di alzarsi dal letto ed andare verso il bagno, lasciandomi lì a due centimetri scarsi dal pene di Bill che soddisfatto non aveva ancora riaperto gli occhi, ma avevo sentito esser ancora ricettivo.
Cercai di guadagnare una posizione più composta, ma la sua mano mi aveva preso il braccio e tirato accanto a lui nel letto.
“ Mi piace il modo che hai di guardarci mentre scopiamo…” Mi aveva detto abbracciandomi.
“Anche io voglio guardarti quando lo fai con Tom…” Aveva continuato, languido.
“ Hai timore che il meglio di sé lo dia con una donna?” Avevo controbattuto ormai sull’ orlo del collasso.
“ No, voglio capire cos’ha una donna in più di me…”
“ Una vagina forse?” Avevamo riso insieme di quell’ infelice battuta, sapendo benissimo che non era quello a cui si faceva riferimento.
Tom era tornato, rimanendo piacevolmente sorpreso della nostra rilassatezza. Si era buttato sul letto tra di noi e aveva baciato entrambi.
“Come farò a gestirvi?” Aveva retoricamente chiesto passando lo sguardo da un viso all’ altro.
“ Possiamo sempre sfidarci a duello io e Bill. Chi vincerà sarà tuo per sempre!” Avevo suggerito.
“ Preferisco avervi tutti e due, vivi, vegeti e… caldi…” Quell’ ultima parola l’ aveva pronunciata sulle mie labbra, prima di unirle alle sue in un bacio mozzafiato, che mi aveva portato istantaneamente al punto di eccitazione precedente.
“ Ti va di farlo anche se c’è Bill?” Si era premunito di chiedere.
Io mi ero limitata ad annuire. Rappresentavo il suo addestramento sul campo, dopotutto! Era stata però un’ardua impresa rilassarmi. La presenza del moro mi deconcentrava assolutamente. Sentivo la sua mano accarezzarmi mentre Tom delicatamente si spingeva dentro me. Provavo a svuotare la mente invano, le immagini dei loro due volti si confondevano, tanto da desiderare che si scambiassero i ruoli. Ricordavo di essermi sentita pure un mostro, prima che il mio intimo pulsare mi scuotesse l’ anima oltre che il corpo.
Ero rimasta con loro tutta la notte e buona parte del mattino.
Ci eravamo addormentati tutti e tre sul lettone di Bill scompostamente abbracciati e così ci avevano trovato i primi raggi di sole che filtravano dalle finestre.
Come se nulla fosse accaduto, ci eravamo alzati litigando su chi per primo avesse diritto all’ uso del bagno, quello con l’ enorme vasca idromassaggio che poteva benissimo contenerci tutti e tre.
Avevamo fatto colazione insieme e poi tristemente mi ero congedata da loro.
Quello che avevamo condiviso era a dir dopo sconvolgente. Ero tenutaria di un segreto indicibile, complice e partecipe di un menage a trois molto particolare.
Ma in tutto ciò, in che posto si collocava l’amore?
Quella domanda mi aveva accompagnato per tutti i giorni successivi, quelli frenetici, dove in teoria non avevo nemmeno tempo per pensare.
Ero sicuramente attratta da Tom. Mi piaceva tutto di lui fisicamente e sapeva esser un amante fantastico. Ma Bill era un’ altra cosa.
Cercavo di capirlo, arrovellandomi il cervello, facendo mie assurde teorie psicologiche, pur di non formulare l’ unico concetto possibile e plausibile.


“ Ary sei pronta?”
La voce di Dinah, mi riportò alla realtà.
Aveva tanto insistito perché comperassi quell’ abito e ora guardandomi allo specchio, non potevo che complimentarmi con lei per il suo indubbio gusto nello scegliere i vestiti.
Il tubino in lurex antracite, aderiva alle mie curve in maniera naturale, ma senza lasciare spazio all’ immaginazione.
Ringraziai mentalmente il mio metabolismo per aver retto alle schifezze ingoiate negli ultimi giorni, e quindi non avermi fatto ingrassare neppure di un etto.
Il tacco dodici dei sandali alla greca che si inerpicavano sui miei esili polpacci, mi slanciava notevolmente e faceva sembrare la mia assistente giunta al mio fianco, una nanerottola.
“ Aryanne questa sera tutta Amburgo sarà ai tuoi piedi…”
“ Me ne basterebbe uno, a dir la verità…” Scherzai, aggiustandomi le ciocche ribelli sapientemente arricciate che incorniciavano il mio viso.
“ Questa sera, quando ti vedranno, rimarranno di stucco. Sei bellissima, da togliere il fiato!”
“ Sarà, ma non ne sono poi così tanto sicura…”
“ Tom, non potrà più fare a meno di te, dammi retta…”
“ E Bill?”
La voce della mia coscienza che da ore finalmente se ne stava muta nell’ angolino più recondito del mio cervello, non poteva ritrovare la favella proprio in questo momento.
Scrollai le spalle e abbagliando Dinah con un sorriso studiato, uscii dalla stanza, seguita a ruota da lei.
Stephen, passeggiava nervoso nel salone.
Fece per dir qualcosa sul nostro ritardo, ma alla mia vista le parole gli morirono in gola.
Mi prese una mano e mi fece compiere un giro su me stessa.
“ Antonia mi perdonerà, ma sei uno schianto!” Esclamò portandosi la mano libera sul cuore, luogo dove sicuramente teneva la moglie, ma fui sinceramente compiaciuta dall’ apprezzamento.
Ci avviammo verso la limousine nera che ci avrebbe condotto al party, che attendeva fuori dal cancello di casa mia.
Chissà forse Bill Kaulitz avrebbe potuto apprendere qualcos’altro quella sera, sull’ universo femminile.
Ovviamente da me.