Atmest mich

Capitolo 16

Tutto sommato, il rientro con Stephen andò meglio del previsto.
Dapprima destabilizzato dalla mia reazione alle parole di David, si era poi complimentato per aver compiuto la scelta più sensata, e cioè quella di terminare la registrazione del brano.
Ovviamente gli tacqui la mia conversazione con Bill nello stanzino dei demo e mi limitai a sospirare sollevata, pregando che la distanza tra lo studio e casa mia si azzerasse quanto prima. Tenevo tra le mani la busta con gli acquisti del mattino, che Bill si era premunito di consegnarmi.
Lo salutai frettolosamente e mi rifugiai dietro il cancello del mio giardino.
Il clima di Amburgo mi stava facendo impazzire.
Faceva un caldo terribile e io non desideravo altro che immergermi in una vasca colma di acqua fresca.
Entrai in casa e buttai la busta sul divano in malo modo.
Dalla sua apertura uscì un cordoncino rosso che sicuramente non apparteneva agli indumenti che avevo comprato io.
Curiosa la aprii ed insieme alla maglietta e alla mini, vi era un magnifico bikini rosso fuoco decisamente provocante e un biglietto.

“ Non mi sembra giusto che questa serata debba finire così.
Dopotutto quando si finisce di registrare in genere si festeggia…
Indossalo e corri da noi, prima che puoi.
Ti avevo sequestrata per l’ intera giornata non ricordi?”

Mi resi conto di tremare, mentre rileggevo il biglietto che a stento credevo potesse averlo scritto Bill, ma la scrittura era inconfondibile.
La stanchezza per la lunga giornata era come svanita, sostituita da scariche di adrenalina pura.
Mi stavo cacciando in un guaio dalle immense dimensioni, ma quelle parole erano per me come il richiamo delle sirene.
Ipnotiche.
Guidai nella notte di Amburgo a velocità pazzesca e quando giunsi davanti a casa loro scesi dall’ auto dimenticando di chiuderla.
La porta mi fu aperta ancor prima di suonare e un bodyguard mi fece strada nel salone, indicandomi la porta finestra che dava sul giardino e la piscina.
Percorsi il piccolo vialetto illuminato fino ad arrivare ad un tavolo dove erano posati tre calici, un cestello con una bottiglia di champagne ancora chiusa e l’ ennesimo biglietto.

“ Hai indossato il costume? Ti starà d’incanto…”

Feci un rapido giro intorno al bordo della piscina fino agli spogliatoi e al gazebo da dove mi era sembrato provenissero dei rumori.
Mi ero liberata dei vestiti e a piedi nudi procedevo a piccoli passi sul prato curato.
Un gemito e il cuore si fermò.
Erano stupendi.
I loro corpi nudi si muovevano sinuosi al chiarore lunare.
Sulla stessa sdraio, testimone anche dei miei focosi amplessi con Tom.
La pelle di Bill era così bianca e luminosa, in netto contrasto con quella cascata corvina che gli ricopriva il volto. Tom dietro di lui ansimava, mentre lo scuoteva ad ogni energica spinta all’ interno della sua apertura. Con la mano sinistra si reggeva al suo fianco e con la destra gli massaggiava il membro, mentre il moro lo pregava di accelerare il ritmo, allargando sempre di più le gambe.
L’ orgasmo raggiunto simultaneamente mi fece sussultare, mentre guardavo quelle due meraviglie accasciarsi l’ uno sull’ altro stremati.
Tom lo baciò sulle labbra dolcemente accarezzandogli il viso con la mano, mentre Bill gli cingeva il collo con le braccia.
Che ci facevo io lì?
Feci per andarmene, quando la voce di Tom mi raggiunse.
“ Ehi piccola, dove vai? La festa è anche in tuo onore.”
Mi voltai e lo ritrovai ad un millimetro da me, nudo, odorante di sesso.
Mi baciò con foga trascinandomi quasi di peso verso il lettino dove sdraiato ed incurante quasi della mia presenza vi era ancora il fratello.
Mi fece sedere e io sentii il rilascio di Bill di poco prima, appiccicarsi alla mia coscia destra.
Chiusi gli occhi per poi aprirli nuovamente e sperare che fosse solo un sogno.
Invece era tutto immutato:
La notte, la luna, il vento caldo, quei due demoni bellissimi…
Il cuore perse un battito o forse anche qualcosa in più, quando la mano di Bill mi sfiorò la schiena e mi sciolse i nodi dei lacci della parte superiore del mio bikini, scoprendo il mio seno.
Tom si inginocchiò davanti a me e mi baciò i capezzoli con estrema lentezza, mentre mi cingeva i fianchi con le braccia.
Sentivo lo sguardo del moro bruciarmi sulla schiena, mentre pietrificata cercavo di reagire.
“ Non hai paura di noi, vero Ary?…” Mi sussurrò Bill all’ orecchio, baciandomi poi l’ incavo del collo.
Il calore che stava invadendo il mio inguine era al pari della mia immobilità.
Avrei voluto parlare, ma la bocca di Tom sulla mia, fece morire le parole in gola.
Mi baciò con trasporto mentre con le mani mi accarezzava la schiena e i seni, per poi staccarsi e richiamare l’ attenzione di Bill che continuava e baciarmi languido il collo ed impadronirsi delle sue labbra, alla ricerca di un bacio esigente.
Strinse entrambi in un abbraccio e poi improvvisamente si alzò tendendoci le mani.
“ Facciamo il bagno!”
Più che una proposta, un ordine.
Io e Bill ci facemmo trascinare dal rasta in piscina e per qualche secondo la gelida temperatura dell’acqua, rischiò di mandare in corto circuito il nostro apparato cardiocircolatorio.
Il moro iniziò ad urlare.
“ Cazzo Tomy, se beccherò una broncopolmonite, ti darò in pasto a David!” Gridò ridendo e battendo i denti al tempo stesso.
“ Billy, dopo scalderò entrambi a dovere!”
Chissà perché quella battuta non mi sembrò molto divertente.
“Che altro aveva in mente ‘Tomy’?”
Giocammo brevemente nell’acqua ghiacciata tra schizzi e risate, ma era veramente troppo fredda per pensare di potervi sostare a lungo.
Risalimmo e ci avvolgemmo in morbidi teli di spugna prima di indossare i tre accappatoi comparsi sulla sedia dal nulla.
“ Dobbiamo brindare!” Disse Bill, dirigendosi verso il tavolo e stappando con immane fatica la bottiglia di champagne.
“ Mi si è spezzata un’ unghia!” Piagnucolò mostrandoci l’ indice della mano destra privo di artiglio.
“ Domani te la farai ricostruire!” Rispose Tom, porgendomi un calice colmo di mille bionde bollicine.
“ Sei silenziosa, stasera…”
“ No, solo sconvolta, un tantino…” Cercai di scherzare.
“ Ti senti a disagio?”
“ Tu non lo saresti?”
“ Io amo Bill e anche te, perché dovrei?”
A quelle parole sentii le forze venirmi meno. Afferrai l’ elegante bicchiere e bevvi tutto ad un fiato il liquido in esso contenuto.
Di qualsiasi cosa successa poi, sarebbe stato meglio averne un ricordo nebuloso.