Atmest mich

Capitolo 14

Respirai profondamente cercando di riprendere il controllo.
Odiavo non poter gestire i miei sentimenti.
Bill, con il suo comportamento, mi stava facendo uscire di senno.
A metà strada tra una geisha e un seduttore consumato.
Con un paio di tette poteva esser tranquillamente scambiato per una bellissima ragazza, ma al tempo stesso, ti ammaliava con quel suo modo di fare da serpente incantatore, facendoti desiderare di esser posseduta da lui, lì all’ istante, ovunque ti trovassi.
Raccattai gli indumenti da acquistare ed uscii dal camerino.
Lui era davanti all’ espositore della biancheria intima femminile, mentre parlava al cellulare.
Mi sorrise, mentre si metteva davanti a sé un completino rosso, di una volgarità assurda.
La mia smorfia lo fece desistere, mentre mi avviavo alla cassa.
La commessa mi sorrise affabilmente, mentre accettava la mia carta di credito.
Sembrava abituata ai volti noti che frequentavano il negozio.
Io al suo posto un anno fa sarei morta, se alla cassa mi si fosse presentato Bill Kaulitz con un litro di latte tra le mani.
Uscii dal negozio e lo attesi davanti alla vetrina. Il bodyguard che ci aveva accompagnato si avvicinò sorridendomi.
“ Bill?”
“ E’ ancora dentro, in preda agli ultimi spasmi compratori…”
L’ uomo alzò gli occhi al cielo, conscio di quella verità ormai provata sulla sua pelle. Mi prese gentilmente la busta e la andò a posare assieme alle altre nel baule dell’ auto.
Finalmente il moro uscì, brandendo l’ ennesimo sacchetto tra le mani.
“ Per oggi può bastare, credo. Tom e gli altri ragazzi ci aspettano per pranzo.” Vedendo la mia espressione indecisa continuò.
“ E non accetto un no come risposta. Oggi ti ho sequestrata, sei di mia proprietà.”
A quel “mia” sobbalzai.
Dovevo farmi furba se volevo sopravvivere a quel gioco.
“ Oggi dobbiamo provare signorina, non ricordi? O lo shopping ti ha annebbiato il cervello?” Esclamai, precedendolo per salire in auto.
“ Certo che lo ricordo mia cara, ma abbiamo tutto il tempo per farlo. E poi dobbiamo pur mangiare o no? E non chiamarmi signorina!”
“ Ok, come vuoi, miss…” Dissi lisciandomi il tessuto dei miei leggeri pantaloni, con il capo rivolto verso il basso.
“ Che hai comprato alla fine?” Chiese interessato ai miei acquisti.
“ La mini e una maglietta, ma non quella che avevi scelto tu…”
“ E perché? Ti stava molto bene!”
“Ho preso quella viola che mi piaceva molto di più…”
“ Quella orrenda? Mmh ok, se piace a te…” Disse quasi imbronciato. Possibile che se la fosse presa sul serio?
“ La indosserai quando uscirai con mio fratello?”
“ Per tuo fratello gli abiti sono un impedimento…” Risposi beffarda.
Quelle parole mi fecero piegare le labbra in un sorriso che a lui non sfuggi.
“ Che c’è di così divertente?”
“ Nulla. Mi stavo solo chiedendo quanto tempo ancora potremo andar avanti così.”
“ Così come?”
“ Come due ragazzini che si fanno dispetti.”
“ Io non ti faccio i dispetti!” Esclamò, facendo spallucce e girando il volto verso il finestrino.
“ Bill?”
“ Eh…”
“ Sei arrabbiato, perché non ho comprato quella maglietta o perché esco con Tom?”
“ Non sono arrabbiato...”
Mi avvicinai a lui, prendendogli il mento con la mano e obbligandolo a girarsi verso di me.
Mi ritrovai il suo viso a pochi millimetri dal mio.
“ Sei uno sciocco…” Gli sussurrai sulle sue labbra, per poi allontanarmi velocemente.
Lui mi fissò imbambolato.
Avevo appena dato il via al mio gioco.

L ‘Henssler Henssler era uno dei migliori ristoranti giapponesi di Amburgo.
In Gross Elbstrasse era direttamente affacciato sull’ Elba. Ci ero già stata molte volte, ma non mi sarei mai aspettata di tornarci da “famosa”in compagnia dei Tokio Hotel, anche perché il locale non era sicuramente tra i più discreti della città, con il suo ampio salone e la terrazza.
Entrammo nel ristorante preceduti dal bodyguard e Stephen Henssler ci venne incontro, tendendomi la mano.
“ Ciao Stephen.”
“ Aryanne!! Quanto tempo! Ora che sei una star, non ci degni più di uno sguardo!” Mi salutò, sorridendo.
“ Ma se son venuta anche il mese scorso!”
“ Sì e qui è successo il finimondo!”
“ Hai praticamente saltato il pasto e firmato autografi a tutti!”
“ L’ ho fatto con piacere, Steph!”
“ Venite, vi stanno aspettando…”
Ci guidò verso un tavolo in fondo alla sala, dove Tom, Georg e Gustav ci stavano già aspettando mangiando Tempura alle verdure.
“ Alla buon’ ora!” Esclamò Tom avvistandoci. “ Credevamo vi avessero chiuso dentro al negozio!” Continuò, lanciandomi uno sguardo di sbieco.
“ Bill era indeciso tra un intimo di pizzo nero e uno di raso rosso fuoco…” Dissi pacata con un sorrisino scemo stampato in faccia.
“ Ahahahah!” Mi schernì il moro, sedendosi con un gesto poco galante prima di me e nel posto vuoto a fianco del fratello. A me non rimase altro da fare che sedermi a capotavola tra lui e Georg che mi fissava serio.
“ Allora che avete fatto in palestra, rudi marinai?” Cinguettò Bill.
Dio, era veramente una delle peggio sgualdrine che mi fosse mai capitato di conoscere.
Era sfacciato, pacchiano. Sbatteva quelle lunghe ciglia con fare ammiccante ed ero sicura che avesse già posato la sua mano destra sulla gamba di Tom, che intanto continuava a fissarmi divertito.
“ Il solito…” Rispose Gustav distratto, mentre sorseggiava la sua birra cruda.
“ Addominali, pettorali…”
“ Anche tu Tomi?” Chiese accarezzando con lo sguardo il fratello.
“ Si, certo…”
“ Dovrei fare qualcosa anche io per i miei pettorali…” Disse sconsolato guardandosi il torace privo di muscolatura.
“ Sì, una mastoplastica additiva…” Risposi alzandomi da tavola.
Georg quasi si strozzò con la sua birra ed iniziò a ridere.
“ Vado in bagno, scusate…”
Che stronzo!! Aveva deciso di farmi impazzire? Ma se voleva la guerra, avrebbe trovato pane per i suoi denti. Se prima potevo nutrire qualche dubbio, ora la decisione di combattere era diventata una priorità. Tom sarebbe stato mio. A tutti i costi.
Con questa nuova certezza, ritornai in sala e mi accomodai nuovamente al mio posto.
Avevo slacciato un bottone della mia camicia lasciando intravedere il pizzo del reggiseno. Avevo raccolto i capelli con un mollettone lasciando volutamente scoperto il collo su cui avevo spruzzato una generosa quantità di Hypnotic Poison.
Notai l’ occhiata che Georg diede a Gustav che rimase con il suo tempura a mezz’aria.
Arrivò la cameriera per le ordinazioni, mettendo temporaneamente fine alle nostre schermaglie.
“ Non ingozzarti di cibo, poi non riuscirai a cantare…” Mi sussurrò Bill ad un centimetro dal collo.
“ E tu stai attento, il Sashimi qui viene tagliato in strisce molto sottili, potresti morire soffocato…”
“ Gentile…” Borbottò tirandomi un calcio sotto il tavolo, che però colpì uno dei piedi della mia sedia.
Il rasta continuava ad osservarci sorridendo.
Era divertito dalla nostra sterile battaglia. Sapeva di esser il soggetto della contesa e questo sicuramente lo eccitava da morire.
“ Ragazzi, domani esce il singolo, siete contenti?”
“ Non vediamo l’ ora! Quest’anno sarà un successo planetario!” Disse Bill, leccandosi un dito in maniera decisamente erotica, dopo aver addentato la verdura pastellata.
“ Contenti sì, anche se ora si ricomincerà a girare il mondo. Iniziavo ad abituarmi alla vita sedentaria dello studio…” Intervenne Georg.
“ Ma dai che la vita on the road ha il suo lato affascinante! Concerti, posti sempre nuovi, ragazze a volontà…” Rispose Tom.
“ Si, come no, groupies assatanate, herpes genitale…” Aggiunse Gustav con candore immacolato, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
“ Chi si è beccato l’ herpes?” Chiesi spalancando gli occhi.
“ Nessuno per fortuna, facciamo fare loro un’ accurata visita medica prima!” Rise Georg, guardando Tom, che lo imitò.
“ Dio, dev’esser fastidiosissimo l’ herpes! Tu ce l’hai mai avuto Ary?” Mi chiese candidamente il moro.
“ Certo che no, per chi mi hai preso?”
“ Per una donna?”
Ora stava veramente esagerando e anche il gemello se ne accorse.
“ Smettila Bill, non sei carino…”
“ Io non voglio esser carino…”
“ Piantala!” Continuò serio.
La cameriera arrivò con le nostre portate appetitose, ma il gelo era ormai sceso tra di noi.
Bill teneva il volto rivolto verso il piatto e giocherellava con forchetta sminuzzando il sashimi in millimetrici pezzetti.
Il mio stomaco si era chiuso in una morsa dolorosa. Di norma avrei divorato ciò che avevo davanti, ma stavolta non mi riuscì di inghiottire un sol boccone.
Oltre che stronzo era anche cattivo, e questo non riuscivo a sopportarlo. Avrei voluto esser a mille chilometri di distanza in quel momento, solamente per non sentire più quel languore fastidioso e quel fastidiosissimo bruciore agli occhi.
Pregai mentalmente di riuscire a trattenere le lacrime che spingevano per uscire.
“ Scusate…” Scostai la mia sedia e corsi verso il bagno.
“ Sei contento?” Sentii Tom dire al fratello, prima di alzarsi e corrermi dietro.
“ Apri la porta Ary…” Il tono della sua voce non ammetteva repliche.
E io di certo non volevo farmi compatire o fare scenate in un locale pubblico.
Tolsi la sicura e lui spalancò la porta entrando in quello spazio ristretto.
“ Mio fratello è un demente, scusalo…”
Tirai su con il naso cercando di darmi contegno.
“ Non è demente, è solo geloso. E non posso biasimarlo, anche io lo sarei se fossi innamorata di una persona…”
“ Quindi non sei gelosa?”
“ Di te?”
“ Mmh, mmh…”
“ Mi piacerebbe, ma non so se voglio e se posso permettermelo…E più complicato del previsto.”
“ Torniamo di là e diciamo a tutti che stiamo insieme.”
“ Perché il tuo caro fratellino mi cavi gli occhi con le sue unghie affilate?”
“ Bill lo sistemo io, non preoccuparti.”
“ Tom tu non devi sistemare nessuno. Sono io il terzo incomodo.”
“ Tu sei quella che voglio e lui se ne farà una ragione.”
“ O manderà me al manicomio.”
“ Lasciami fare, ti prego. Non voglio perderti.”
Mi baciò a fior di labbra, accarezzandomi gli occhi umidi.
“ Fai un bel respiro, su, e sorridimi…”
“ Tuo fratello è una checca isterica…”
Lui rise scuotendo i dread.
“ Abbi fede. Presto lo amerai anche tu. Bill è la persona più dolce che esista sulla faccia della terra…”
Stentavo a credere a quella affermazione, ma la luce che scorsi nei suoi occhi nocciola mi rassicurò.
Non so perché decisi di seguirlo docile fuori dal bagno.