Atmest mich

Capitolo 6

Fu un bacio lunghissimo.
Avrei voluto fuggire da quel parcheggio, ma sentivo le gambe come paralizzate.
Il cuore mi batteva furioso nel petto, come se a ricevere quel bacio fossi stata io.
Quando finalmente riuscii a riprendere possesso dei miei arti inferiori, misi in moto e velocemente mi allontanai, consapevole che avrebbero potuto vedermi.
Quella notte mi fu difficile prender sonno.
Non riuscivo a capacitarmi.
Quelle dicerie allora erano verità.
Il twincest non era un’ invenzione per mantenere vivo l’interesse su di loro, come avevo sempre sostenuto.
Ma ciò che più mi turbava era che non ero rimasta sconvolta dal gesto in sé.
Era bello vederli insieme.
Nessun senso di nausea o repulsione, piuttosto invidia.
Facevo fatica a pensare che Tom, così caldo e sfrontato potesse esser attratto da un ragazzo, per di più suo fratello.
“ Gemello” Mi corressi.
Ed immediatamente si accese una lampadina.
Nella mia mente, abbastanza provata per quella sera, si fece largo una nuova teoria.
Doveva esser una sorta di narcisismo profondo.
Che c’era di meglio che esser innamorati di se stessi ed avere la possibilità di sfogare i propri istinti sessuali con la propria identica metà?
Scacciai il pensiero con la mano, inorridita quasi dalla mia mente divenuta all’ improvviso così perversa.
Ma era inutile negarlo.
Quel loro bacio mi aveva tanto destabilizzato, quanto incuriosito.
Sentivo le palpebre appesantirsi, ma il sonno tardava a venire.
Mi addormentai comunque, perché la sveglia interruppe il mio travagliato riposo.
Dovevo andare in studio.
Stephen mi aspettava per scegliere i pezzi che avrebbero fatto parte del nuovo album.
Scegliere non era mai stato un gradito compito per me.
Ogni mia canzone, meritava di esser conosciuta da tutti.
“ Buongiorno Ary… Ieri sera te ne sei andata senza salutare…”
“ Giorno Stephen…Non avevo motivo di rimanere…”
“ Peccato, Bill ti ha cercato. Voleva ringraziarti…”
“ Non sono fuggita dal paese, se ne avrà ancora voglia potrà farlo comunque…”
“ Sarebbe bello che poteste incidere insieme la canzone in tedesco…”
“ Non credo che gli interessi fare un duetto con me…”
“ Hai una bellissima voce, perché no?”
“ Stephen, inutile girarci attorno. Bill non mi sopporta. Si è visto lontano un miglio che mi ha tollerato a malapena perché la canzone serviva per far uscire il singolo e poi l’ album così da rispettare i tempi…”
“ Bill si è sprecato in complimenti nei tuoi confronti ieri sera!” disse mentre usciva dalla stanza.
“ Solamente dopo che me n’ero andata!” Gli urlai, mentre imbracciavo la mia fedele chitarra.
“ E per di più con Gustav!! Inutile nascondere il tuo debole per i Tokio Hotel!” Disse una terza voce che si era sovrapposta alle nostre.
Tom era entrato in studio e si era seduto come se niente fosse sullo sgabello fino ad un attimo prima occupato dal mio manager.
“ Ciao Tom, che sei venuto a fare qui? A rimproverarmi?”
“ Sei maggiorenne e vaccinata e in quanto alla band sai come la penso.”
“ Io e Gus siamo solo andati a mangiare una pizza…”
“ Non devi giustificarti, non mi importa, lo sai…” mi sussurrò avvicinandosi al mio viso stanco.
“ Sei pallida, stamattina… Dovresti andare a dormire prima la sera…”
Avevo la netta sensazione che mi avesse scoperto, che sapesse perfettamente che li avevo visti scambiarsi quelle tenere effusioni nel parcheggio.
“ Kaulitz, fatti gli affari tuoi…”
“ Uh, assonnata e nervosa… la mia preferita. E’ come domare un cavallo sfinito dalla corsa, ma ancora in vena di ribellione…” Mi accarezzò la guancia per poi scendere verso la mia spalla e il mio seno, coperto solo da una leggera maglietta.
Gli presi il polso con rabbia, per fermare la mano.
“ Cosa vuoi Tom?”
“ Te.
E’ da un secolo che non trascorriamo un po’ di tempo insieme…”
“ Non per scelta mia e comunque chi ti dice che io sia ancora interessata a te?”
“ Questo…”
Posò le labbra sulle mie, mentre con le braccia mi cingeva i fianchi, intrappolandomi a sè.
La sua bocca era morbida, impossibile resistergli.
Le immagini della sera precedente mi passarono davanti agli occhi, in segno di avvertimento.
Ma bastò aderire meglio al suo corpo e sentire la sua eccitazione crescere attraverso i pantaloni, per farmi dimenticare che forse non ero l’ unico soggetto dei suoi desideri.
“ Ecco vedi che succede quando stiamo troppo vicini?
Tu mi desideri almeno quanto me…”
“ Ma questo non toglie il fatto che tu non mi abbia mai cercato in questi ultimi giorni…”
“ Oggi sei libera?”
“ Perché?”
“ E’ una bellissima giornata. Potremo andare in piscina da me, e trascorrere un tranquillo pomeriggio a chiacchierare e prendere il sole…”
Alzai il sopracciglio scettica.
“ E Bill?”
“ E’ fuori a far shopping sfrenato con Nathalie, tornerà stasera tardi…”
“ Non lo so, Tom…"
“ Dimmi di sì, Ary…”
I suoi occhi sembravano sinceri. Ma il suo inguine tradiva le reali intenzioni…

Nonostante la giornata estiva, l’ aria era fresca e la temperatura dell’ acqua non era certo invitante.
Osservavo Tom che a grandi bracciate raggiungeva la scaletta e risaliva velocemente in preda a brividi di freddo, avvolgendosi in un grande telo di spugna azzurro.
“ Ti beccherai una polmonite!” Affermai, notando il colore violaceo delle sue labbra, mentre pigramente mi giravo prona sulla sdraio.
“ No, se mi riscalderai tu!”
Si buttò a peso morto su di me, rischiando di farci ribaltare dalla sdraio.
“ Ma sei impazzito!!” Gli gridai contro ridendo,cercando di girarmi verso di lui.
Mi bloccò con il suo corpo, impedendomi ogni movimento, mentre lentamente si sfregava su di me.
“Devo riscaldarmi e tu sei bollente…”
“ Ora non più, mi hai bagnato completamente…”
Sentiì la sua mano correre sul mio fianco e cercar di sciogliere il laccetto degli slip.
“ Ehi, che intenzioni hai? Ci vedranno…”
“ C’è una recinzione alta 4 metri, siamo isolati...”
Coperti solo dall’ asciugamani, Tom si sfilò i boxer bagnati.
Sentivo la sua eccitazione premere dura contro il mio sedere, mentre la sua lingua disegnava piccoli semicerchi sul mio collo.
Con le mani mi teneva i polsi gentile, ma fermo.
Un’ ondata di desiderio, mi inumidì l ‘inguine.
Cercai di sollevare di poco il mio corpo ed allargare un pò le gambe.
La sua mano destra allentò la presa ed iniziò ad accarezzarmi il fianco per poi insinuarsi nella mia intimità calda e bagnata.
Sentivo il piacere aumentare ad ogni movimento di quelle dita che sapienti, sapevano che punti stimolare.
La testa era vuota, come se tutto il sangue si fosse concentrato nel mio basso ventre.
Mi penetrò dapprima con dolcezza, mettendomi a carponi sulla sdraio, che ad ogni spinta ondeggiava spaventosamente.
Lo sentivo gemere ed ansimare dietro di me, mentre mi accarezzava la schiena, il collo, il viso, i seni, l‘addome...
Lo sentivo dentro di me in quell’ amplesso un pò animalesco che rischiava di farmi uscire di senno.
L’ eccitazione era tale che sentivo gocce di umore scendermi lungo le cosce.
All’ improvviso si ritrasse, facendomi girare su me stessa.
Si mise seduto e mi prese in braccio, per poi penetrarmi nuovamente.
“ Voglio vedere il tuo viso, quando verrai...” Mi sussurrò, baciandomi i capezzoli turgidi.
Mi aggrappai a lui incapace di pensare, se non al piacere che mi stava procurando.
Bastò un’ ulteriore carezza per farmi gridare il suo nome ed affondandogli le unghie nella sua schiena magra, mentre le spinte di intensificavano e il successivo pulsare scuoteva il corpo di entrambi.
Mi baciò sulla bocca languido, giocando con la punta della lingua sul mio labbro inferiore.
I suoi occhi erano velati e sorridenti.
Gli presi il volto tra le mani e lo baciai nuovamente.
Non riuscivo a proferire parola, anche se nella mia mente 1000 voci impazzite, gridavano.
Ci alzammo da quella scomoda, ma eccitante posizione ed incuranti delle nostre nudità rivelate al mondo intero ci dirigemmo all’ interno della casa tenendoci per mano.
Una volta entrati Tom mi abbracciò e mi strinse forte al suo petto.
Se non fosse stato compiuto da lui, l ‘avrei scambiato sicuramente per un gesto d’amore, ma non era possibile che il Sex Gott provasse tali sentimenti.
Almeno non nei miei confronti.
Oppure sì?
Io non avevo la benchè minima intenzione di soffrire.
Non volevo annientarmi per uno come lui.
Ma ciò che più rodeva era che non volevo entrare in competizione con Bill...