Atmest mich

Capitolo 5

Da quel giorno iniziò il mio calvario, se così si poteva definire.
La traduzione della mia canzone dal tedesco all’ inglese, fu un’ardua impresa.
Le parole perdevano il loro reale significato, le frasi venivano addirittura stravolte per cercare una rima.
Cercai di far buon viso all’ amara sorte che stava subendo la mia creazione, solamente perché la casa discografica stava facendo numerose pressioni sul gruppo, affinchè il singolo uscisse alla fine del mese.
Mancavano due settimane e molto lavoro ancora c’era da fare.
I rapporti con Bill erano ancora molto tesi, nonostante quella piccola schiarita di alcuni giorni prima.
Mi continuava a guardare e a trattare con ostilità, come se fossi una sua acerrima nemica.
Non mi spiegavo questo comportamento ingrato nei miei confronti.
Dopotutto anche se erano una band famosissima in tutto il mondo, stavano cantando una canzone mia.
Seguivo le prove in studio, mentre continuavo a lavorare anche al mio album, il cui singolo sarebbe uscito appena dopo il loro.
“ Questioni di mercato.” Mi aveva spiegato Stephen.
“ Non possiamo far uscire ora il tuo disco con la canzone che canteranno anche loro.”
“ E perché mai, la canzone è mia!”
“ Si ma per te sarà una grande pubblicità.
Una tua canzone cantata dai Tokio Hotel. Tutto quello che loro toccano diventa oro!”
“ Ok, continuo a non capire però!”
“ Ary, tesoro! Quando verrà divulgata la notizia tu diventerai ancora più famosa e il pubblico morirà dalla voglia di comprare il tuo nuovo CD!!! Tutti vorranno sapere chi ha scritto una canzone per Bill & Co. E sarà un successo assicurato!!”
“ Sarà, ma non riesco a condividere il tuo entusiasmo e a mio avviso neppure Bill mi sembra così ansioso.. Direi che sia piuttosto scocciato da questa situazione, in più è un po’ troppo alta per la sua voce…”
“ Ce la faremo, abbi fede... E Bill è pieno di risorse!”

Tom entrò all’ improvviso e avvicinandosi piano mi posò, non visto, un bacio tra i capelli.
“ Ciao bellezza, come sta andando il mio fratellino?”
Era il primo suo gesto affettuoso dopo giorni.
Lo stavamo osservando attraverso il vetro della sala di registrazione.
“ E’ la sesta volta che riprova lo stesso pezzo... Credo che sia sull’ orlo della crisi di nervi...” Gli sussurrai all’ orecchio.
In quel preciso momento si voltò verso di noi e smise di cantare.
“ Per oggi ne ho abbastanza..” Disse sconfitto al microfono.
Il viso contratto, lo sguardo freddo.
Sembrava realmente infastidito dalla mia continua presenza.
“ Ok, Bill, prenditi una pausa..”Rispose David seduto al mio fianco, massaggiandosi le tempie.
“ Non va...” Disse poi uscendo dalla sala.
“ Ci penso io...”
Tom entrò in studio andando verso il fratello che stava ancora seduto al centro della stanza.
Poche parole e una carezza sul quel volto stupendo.
Questo bastò per accendergli il sorriso.
Chissà che si erano detti, ma fu sufficiente a far concludere la registrazione quel giorno stesso.
Tutti erano in preda all’ euforia assoluta.
Finalmente il nuovo singolo dei Tokio Hotel avrebbe visto la luce anche se sembravano essersi dimenticati che il merito era in fondo mio.
Li lasciai ai loro festeggiamenti, in preda ad un senso di vuoto assoluto.
Lentamente mi diressi verso l’ uscita degli studi.
A quell’ ora ormai non c’era più nessuno, se non la guardia all’ ingresso, che mi salutò con un cenno del capo, mentre gli restituivo il pass.
Raggiunsi il parcheggio rimpiangendo di non aver accettato la proposta di Stephen di viaggiare con l’ autista.
Non avevo voglia di guidare, di concentrarmi sulla benchè minima cosa.
Bruciava.
Eccome se bruciava.
Accesi l’autoradio multitecnologica della mia BMW serie 6 nuova fiammante.
Un gioiellino di cui avrei fatto volentieri a meno, ma che, come diceva Stephen, era indispensabile alla mia nuova condizione di star affermata della musica tedesca.
Le note di “Rain”, una vecchia canzone dei Cult, si diffuse nell’abitacolo.
Rimasi seduta ad occhi chiusi per una manciata di secondi indecisa se partire o meno.
Una voce mi scosse dai miei pensieri.
Era Gustav, che ci faceva nel buio del parcheggio?
“ Ciao Ary, te ne sei andata via come una ladra....”
“ Ciao... che ci fai qui?”
“ Non sono molto mondano io.... E mi è dispiaciuto vederti andare via così...”
“ Non mi andava di rimanere… Io non c’entravo nulla...”
“ Bill a volte è un egoista e si comporta da insensibile... non ti ha neppure ringraziato e fa male, lo so bene...”
“ Non importa Gus… La colpa è solo mia. Io sono ancora piuttosto nuova dell’ ambiente e non mi sono ancora disabituata alle regole terrene...”
“ Io trovo invece che tu sia fantastica e anche di molto talento. Ed è quello che pensiamo tutti. Bill compreso. Solo che piuttosto che dirtelo si ammazzerebbe...”
“ E perchè mai? Credevo che fosse ovvio farsi i complimenti tra colleghi!”
“ Certo soprattutto se non sono sinceri!” Rise lui, stringendo gli occhi.
“ Ary, quante cose devi ancora imparare!” Esclamò appoggiandosi al finestrino aperto.
“ Gus ho fame, ti va una pizza?”
“ Mi piacerebbe molto, ma non sono tanti i posti che posso frequentare indisturbato...”
“ Sali, ne conosco uno io...”
Avviai l’ auto e mi diressi verso la statale.
Ci fermammo in un piccola pizzeria poco fuori città.
“ Vieni e non ti spaventare per quello che succederà da ora in poi!”
“ Perchè? Così non fai altro che preoccuparmi!!” Rispose guardandosi attorno.
Entrammo. Il locale era semivuoto. Una donna grassoccia di mezza età ci venne incontro spalancando gli occhi.
“Aryanne!! Ma allora Peter non mi stava prendendo in giro!!” Esclamò abbracciandomi.
“ Venite, qui starete tranquilli....”
Ci accompagnò ad un tavolo un pò in disparte dietro ad un separè di canne di bambù.
“ Sei di casa qui...” Constatò Gustav sorpreso.
“ Lei è la madre della mia migliore amica...”
“ Capisco... a volte è un bene rimanere coi piedi per terra.”
Gli sorrisi. Era un ragazzo piacevole.
La pizza era squisita e la serata volò in un batter d’occhio.
Mi sentivo a mio agio con lui, senza il bisogno di dovermi nascondere.
E anche lui aveva dimostrato di apprezzare la mia compagnia.
Lo riaccompagnai agli studi, dove lui aveva la sua auto.
“ Grazie Ary per la bella serata...”
“ Grazie a te Gus...”
Mi salutò con un piccolo bacio sulla guancia ed uscì in fretta dall’ auto, sorridendomi un’ ultima volta.
Rimasi ad osservarlo mentre si allontanava nella notte.
Era uno strano ragazzo, e come Georg lontano anni luce dai suoi compagni.
Era indifferente alla fama con la quale era quasi costretto a vivere.
Lui e la sua batteria erano un tutt’uno e solo questo era importante.
Guardai l’orologio erano le due passate.
C’erano ancora le luci accese nell’ ingresso degli studi.
Possibile che stessero ancora festeggiando?
In quel preciso momento attraverso le vetrate illuminate vidi Bill e Tom avvicinarsi alla guardia e consegnare i pass.
Uscirono e si diressero verso l’ auto del rasta.
Sembravano piuttosto allegri.
Tom rideva gesticolando come un pazzo, mentre il fratello lo imitava barcollante, cercando appoggio su di lui.
Mi sembravano piuttosto felici o più semplicemente alticci.
Ma non ricordavo che ci fossero alcolici, forse qualche birra…
Li osservai mentre salivano sull’ R8 di Tom.
Vidi ancora i loro sorrisi.
Vidi i loro volti avvicinarsi.
E vidi le loro bocche unirsi…