Atmest mich

Capitolo 57

Mi svegliai nel cuore della notte con il cuore in gola.
Bill era ancora accanto a me e dal suo respiro pesante capii che stava dormendo profondamente.
Mi alzai cercando di non far rumore, mentre una sensazione di pericolo si faceva strada nella mia mente. Il battito cardiaco accelerato mi rimbombava nelle tempie e non accennava a diminuire.
Raccattai i miei vestiti sparsi per la stanza e mi diressi in bagno.
Perchè la mia vocina mi stava suggerendo di fuggire?
Mi aveva confessato di essersi innamorato di me e avevamo fatto l’ amore, perchè sentivo che dovevo andarmene?
Chiusi piano la porta e guardai la mia immagine riflessa nello specchio. I capelli arruffati, il trucco sbavato, sembravo la caricatura di me stessa, constatai tristemente. Posai una mano sul collo dove era visibile un succhiotto violaceo.
“ Scemo...” Sussurrai abbozzando un sorriso.
Guardai il suo cellulare di ultima generazione posato sul marmo bianco del lavabo, il cui display segnava le tre e trentatre.
“Strano numero...” Dissi a me stessa, posandolo sul ripiano. In quel momento vibrò nella mia mano, illuminandosi e facendomi sussultare.
Era un sms.
Di Tom.
Il pensiero insano di leggerlo e la curiosità presero il sopravvento. Come un’ automa spinsi il tasto per visualizzarne il contenuto.

“Perchè vuoi continuare a farle del male?”

Spalancai gli occhi incredula. Era stata tutta una finzione dunque? Bill era venuto da me solo per vendicarsi?
Sentii le lacrime inumidirmi le guance, mentre il mio corpo era scosso da violenti tremiti.
Aveva ricevuto altri sms quella sera e ormai era troppo tardi per fermarmi. Tanto valeva farla finita una volte per tutte.

“ Stronzo, perchè sei andato a Berlino?”

“ E’ uscita dalla mia vita, come te lo devo dire?”

Un’ unica sua risposta tra i messaggi inviati:

“ Ti dimostrerò che lei non ti ha mai amato...”

Un moto di nausea, mi fece correre verso il water, rigettando il contenuto acido del mio stomaco. Gocce di sudore freddo si mischiavano alle lacrime. Il cuore sembrava volesse uscirmi dal petto e sentivo le gambe molli. Dovevo resistere. Mi vestìì alla meglio e silenziosamente uscii dalla stanza, mi soffermai a guardarlo un‘ ultima volta, il suo volto angelico era in netto contrasto con il demone che viveva in lui.
Corsi nella mia stanza, dove trovai Kat addormentata sulla poltrona. Probabilmente Georg l’ aveva informata degli ultimi risvolti e mi stava aspettando.
“ Kat...” la rossa aprì gli occhi, sussultando e balzando in piedi.
“ Scusa, mi ero addormentata...” Le buttai le braccia al collo ricominciando a piangere sommessamente.
“ Georg mi ha chiamato...”
“ Kat ho letto gli sms che gli ha inviato Tom...”
“ Anche il tuo cellulare ha squillato...”
“ Come?”
Lo presi tra le mani tremante. Il messaggio come prevedevo era di Tom.

“ Guardati da mio fratello, è venuto da te unicamente per vendicarsi e dimostrarmi che tu sei innamorata di lui e che può averti quando vuole. Tutto questo perchè non è più in cima alla lista dei miei pensieri... So cosa provi per lui, ma so anche che lui non potrà mai amarti...”

“ Fottuto bastardo!” Scagliai l’ apparecchio lontano che fortunatamente planò sul letto, rimanendo integro.
“ Kat devo andarmene subito lontano da qui...”
“ Lo immaginavo. Ti ho prenotato un posto sul primo volo per Parigi, ti ho messo qualche cambio in valigia e qui ci sono l ‘indirizzo e le chiavi del mio appartamento. Là sarai al sicuro, fino a quando non partiremo per Los Angeles...”
“ Ma se a Georg dovesse sfuggire qualcosa?”
“ Georg non lo sa e non sa nemmeno dove sia la mia casa a Parigi!”
“ E Stephen?”
“ Ci penserò io! Tu da oggi sei in vacanza per una settimana, inventerò qualcosa...”
“ Grazie Kat...”
“ Vai a farti una doccia, hai un aspetto orribile.”
Mi svestii in fretta e mi buttai sotto il getto bollente. Sentivo la necessità impellente di lavare via ogni traccia del mio precedente incontro. Niente di quello che era accaduto era reale e anche solo il ricordo avrebbe fatto male. Nulla di ciò che mi aveva sussurrato aveva valore. Solo una stupida vendetta, il voler infangare ulteriormente un qualcosa che non era mai esistito se non nei miei sogni.
“ Stupida puttana illusa!” Urlai, per infliggermi ulteriore umiliazione, mentre un sordo dolore trafiggeva il mio torace.

Kat mi abbracciò, mentre il taxista caricava il mio bagaglio nel baule.
“ Chiamami appena arrivi, così ti metterò al corrente degli ultimi risvolti...”
“ Grazie ancora amica mia. Senza di te non so che avrei fatto...”
“ Riposati e per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi... Ah, nel frattempo avviserò la portineria del tuo arrivo. La signora Perren è una donna gentile e stranamente per una portinaia, molto discreta!” Pronunciò le ultime parole stampandosi un’ espressione buffa sul volto che mi strappò il sorriso.
“ Ti voglio bene...” Le sussurrai baciandole le guance.
“ Te lo ricorderò quando mi pagherai il prossimo stipendio!” Esclamò, aprendomi la portiera.
La guardai incerta, prima di entrare nel taxi e lei come ad aver intuito il mio pensiero piegò le labbra in un triste sorriso.
“ Non preoccuparti, lo terrò a bada io...”
Chiusi la portiera e diedi le indicazioni al taxista sulla mia destinazione. Mi voltai un’ ultima volta per salutare la mia amica giusto in tempo per vedere Bill precipitarsi fuori dall’ ingresso dell’ hotel.
Per un attimo ebbi l’ impulso di fermare l’ autista. Era fermo in mezzo alla strada e discuteva animatamente con Kat.
Per una volta decisi di dare ascolto alla mia voce interiore.
Non volevo sapere per quale motivo si fosse precipitato fuori dall’ albergo, non volevo sentire altre bugie uscire dalla sua bocca, come non volevo vedere i suoi occhi così ingannevoli.
Nonostante tutto lo avrei forse amato per sempre.
Avevo lasciato che lui mi respirasse, portandomi via il cuore e l’ anima.
Era entrato in me e chissà quando mai ne sarebbe uscito.
Il pensiero che lui non mi avrebbe mai amato, ma che probabilmente non avrebbe più avuto l’ amore di Tom, nutrì il mio odio temporaneo.
Il ricordo di quella dolce notte lontana in cui mi aveva teneramente coccolato salì prepotentemente alla mia mente, facendomi vacillare.

“ Non puoi permetterti altra sofferenza....”

Voltai il capo, guardando con gli occhi lucidi la strada davanti a me.

Addio Bill...

Fine.