Atmest mich

Capitolo 51

L’ intervista era fissata per le undici e io dopo una notte praticamente insonne, avevo un aspetto orribile.
Neppure una delle magie di Nat avrebbe potuto compiere il miracolo sulle mie occhiaie violacee. Cercai tra i miei effetti un antidolorifico per l’ emicrania, che mi stava uccidendo. Non potevo smettere di pensare a quella bestia di Wernon, a quello che Tom aveva fatto per me, allo sguardo inquisitorio di Bill...
Mi ero cacciata in una situazione insostenibile, in un vicolo cieco, desiderando sempre più di lasciar perdere tutto e sprofondare nuovamente in quell’ anonimato odioso, ma rassicurante.
A nulla erano valse le parole di Kat, che continuava ad osservarmi inerme, incapace di trovare un appiglio e farmi risalire da quel mare di sconforto, che lentamente mi stava facendo annegare.
“ Vorrei fosse già domani...” Dissi, ingoiando la compressa con una smorfia schifata.
“ Ary, cerca di non pensarci. Wernon non potrà perseguitarti all’ infinito. Ora torneremo a casa e lui se ne starà buono qui, all’ ombra del suo prezioso suocero...”
“ Perchè non ne sono così sicura?”
“ Lui sarebbe una nullità senza aver sposato Patricia Stewart...”
“ Ma questo non gli impedisce di agire da maniaco...”
“ O da uomo disperato. Forse si è innamorato di te...” Quell’ affermazione mi fece rabbrividire. Era proprio l’ ultima cosa che si potesse desiderare.
“ Tu sei matta! Mi vuoi morta?” La rossa mi sorrise, scuotendo il capo.
“ Questa notte ci abbiamo pensato su, io e Georg, e siamo arrivati alla conclusione che potrebbe essere abbastanza probabile come ipotesi. Dopotutto sei una bellissima donna e gli hai detto di no...”
“ Appunto! E un rifiuto, farebbe desistere un uomo normale...E poi tu e il tuo bassista dovreste pensare ad altro invece che a queste idiozie!” Kat alzò il sopracciglio, certo che qui, a partire dalla sottoscritta, nulla era normale e certamente loro avevano avuto modo di fare anche altro...
“ Ok, ok, ma è un’ idea orripilante. E io non ho mai fatto nulla per incoraggiarlo.”
“ Hai preferito quella ‘checca’ di Tom a lui.”
“ Checca? Ma se lui si è scopato Bill!”
“ Anche Tom lo fa...”
“ Ma è diverso! Devo pensare che tu abbia pregiudizi Katarina?” Aveva scosso energicamente il capo, muovendo le mani in gesto di diniego.
“ Ary, stiamo degenerando e questo nostro ciarlare non risolverà il problema!”
“ Lo so purtroppo... Che ore sono?”
“ Le dieci ormai... Dovresti prepararti...” Andai verso la valigia in cerca di qualcosa da mettere. Scelsi un paio di calzoni bianchi e una maglietta grigia con disegni argento. Non avevo voglia di esser sgargiante, anche se la giornata soleggiata e abbastanza calda, invitata ad indossare qualcosa di più frivolo. Cercai di nascondere il mio aspetto emaciato, stendendo sapientemente il fondotinta e un velo di trucco.
Sarei ritornata volentieri a letto...

Fummo accolti agli studi radiofonici dallo staff al completo.
Speravo che lo speaker si attenesse alle domande prefissate senza divagazioni sul tema o preghiera di scoop dell’ ultima ora.
Avevamo anche concordato che quella fosse la sede dove dare la notizia della separazione mia da Tom.
Poche parole concise, atte a giustificare il nostro allontanamento affettivo, ma non la nostra collaborazione dal punto di vista professionale.
I venti minuti previsti erano trascorsi in un baleno, Albert Jackson era una persona simpatica, con un sense of humor notevole. Aveva scherzato su me e Bill dicendo che avrei dovuto prendere lezioni di make up da lui ed aveva speso belle parole per invogliare gli spettatori ad acquistare il mio CD in lingua originale, non appena fosse stato disponibile sui canali web.
Si era attenuto alle domande ed ora mancava solo il nostro comunicato.
“ Tom hai qualcosa da aggiungere?”
“ Ehm... sì... vorrei dire che anche il nostro CD si può acquistare su internet!!” Spalancai gli occhi incredula, mentre Bill con un gesto di stizza si era mosso sulla sedia, sicura che un attimo dopo la gamba di Tom dovesse esser dolorante per il calcio assestatogli dal gemello. Anche Albert si era unito agli sguardi sorpresi e si era affrettato a salutare il pubblico e chiudere i microfoni. La nostra canzone era stata mandata in onda senza indugi e il moro si era allontanato dagli studi senza salutare.
“ Dove va quel cretino, ora?” Chiese David, confuso.
“ Da nessuna parte.” Tom lo rincorse nei corridoi, sperando non facesse una scenata.
Erano usciti dalla porta di emergenza che dava su una scala anti incendio ed entrambi si erano accesi una sigaretta. Li osservavo attraverso al vetro, avrei pagato oro per poter udire in quel momento le loro parole. Tom agitava le mani e Bill guardava altrove, sembrava addirittura poco interessato a ciò che il rasta gli stava dicendo. Aveva spento il mozzicone con lo stivale e osservato lo stesso cadere tra i fori della grata della scala metallica. Aveva cercato di rientrare, ma la porta era chiusa dall’ esterno... Feci per andare ad aprire, ma venni fermata dalla mano di Gus che mi trattenne per un braccio.
“ Vado io, non è il caso che tu stasera appaia in pubblico con un occhio nero...” Esclamò, sorridendo complice.
Bill rientrò e oltrepassando il gruppo, si rivolse direttamente a David.
“ Vorrei tornare in albergo subito, se non ti dispiace, ho dimenticato alcune cose lì...”
“ Ok... Ci vediamo dopo al locale per il sound check...” Rispose incerto o meno se accompagnarlo.
“ Bill, aspetta, vengo con te!”
“ Non occorre David... Non fuggirò, tranquillo...”
Quanto sapeva il loro manager?

Bill era ritornato in perfetto orario per il sound check, indossando la sua solita maschera di buon umore. E a nulla erano valse le spiegazioni che il rasta mi aveva dato per giustificare il mancato comunicato.
“ L’ ho fatto per te. Ho pensato fosse meglio far credere a Wernon che io e te stiamo ancora insieme, così ti lascerà in pace...” Come scusa poteva reggere e lo ringraziai per questo, ma sapevo in cuor mio che doveva esserci dell’ altro, nonostante avesse ripetutamente negato.
“ Ary ho fatto la mia scelta e non tradirò nuovamente Bill...”
“ Ma allora, perchè?...”
“ Bill ovviamente non era d’accordo e si è arrabbiato, ma gli passerà, ho i miei metodi...” Aggiunse sorridendomi malizioso, mentre il mio stomaco si chiudeva in una morsa dolorosa.
“ Non ho dubbi...” Risposi sarcastica, imbracciando la chitarra per raggiungere la mia band sul palco per le prove.
L’ acustica non era gran chè, la musica giungeva distorta al mio ear monitor e a differenza loro che in venti minuti avevano effettuato il sound check a noi ne occorsero il doppio per mettere a punto i suoni.
“ Non sento la mia chitarra!” Avevo gridato isterica al tecnico che mi guardava allibito, asserendo che tutto fosse ok.
“ Cazzo, vuoi venire tu a suonare al mio posto?” Non era da me esser scortese con lo staff, ma il malumore stava prendendo il sopravvento.
“ Calmati Aryanne...” Intervenne Stephen.
“ Non sento un accidenti con sto coso!!” Avevo sbottato, lanciando l’ auricolare a terra.
Ero tornata nel camerino decisa a mandare a monte il concerto. Che andassero a fanculo tutti.
“ Si può?” Il volto di Gus fece capolino sulla porta.
Entrò senza attendere risposta e venne a sedersi al mio fianco sul divanetto.
“ Prendimi a pugni, ma non spezzarmi le mani e le braccia, mi servono per suonare...” La sua ridicola affermazione mi strappò un piccolo sorriso.
“ E di lui che dovevi innamorarti, scema!” Esordì l’ antipatica vocina nella mia testa.
Abbracciai il mio morbido amico che mi accarezzò il capo.
“ E’ difficile Aryanne da sopportare, ma ce la puoi fare...” Mi lasciai cullare dal battito del suo cuore e dal suo respiro regolare. Gustav era il mio sedativo, colui che mi era sempre stato accanto silenzioso e protettivo. Sentii la rabbia scivolarmi via di dosso, e forse per qualche minuto mi ero addirittura assopita complice la stanchezza accumulata e la tensione degli ultimi giorni.
“ Ehi, che fai dormi?” Mi chiese, canzonandomi.
“ Va bene che sono ingrassato, ma è poco carino da parte tua farmelo notare in questo modo...” Continuò, alzandomi il mento con le dita.
“ Scusa Gus, ma avevo bisogno di rilassarmi...”
“ Lieto di esserci riuscito allora! Ma ora che ne diresti di andare a finire il sound check? Henry sara sull’ orlo delle lacrime, per non esser stato capace di metter a punto il suono!”
“ Sono una stronza, vero?”
“ No, solo un pò isterica! Sembravi Bill in preda ai suoi scleri!” Esclamò ridendo. Si alzò tendendomi una mano per fare altrettanto.
“ Forza Ary, dov’è la ragazzina coraggiosa che voleva conquistare il mondo?”
“ E’ sempre qui, solo un pò sfatta...” Mi abbracciò, battendomi la mano sulla schiena.
“ Andiamo e spacchiamo tutto!” Mi esortò.
Uscimmo dal camerino tenendoci per mano. Avevo forse perso i gemelli per sempre, ma Gus sarebbe rimasto per sempre con me.

Dopo il sound check ero tornata in camerino, finalmente sollevata, dopo aver chiesto scusa per la sfuriata al tecnico audio e a tutto lo staff presente, tanto che ero riuscita persino a fare un sonnellino. Mi aveva svegliato Dinah o meglio le grida delle fan che, dato accesso alla sala, acclamavano a gran voce i ragazzi.
Era incredibile quanta energia avessero ancora in serbo dopo ore estenuanti di attesa.
“ Aryanne, manca poco, devi prepararti...”
Mi sollevai dal divano per guardar meglio il volto della mia interlocutrice.
“ Che ore sono?”
“ Quasi le diciotto...”
“ Ma è tardissimo!!” Esclamai, alzandomi in piedi di colpo, “ Perchè mi avete lasciato dormire così tanto?”
“ Perchè ne avevi bisogno, forse non ti sei resa conto dell’ aspetto stanco che hai...”
“ Sono orribile, vero?” Chiesi sconsolata.
“ No, solo provata...”
“ Non ti si può nascondere nulla...”
“ Aryanne, lavoriamo insieme da un anno e mezzo ormai e credo di conoscerti meglio di chiunque altro. So esser discreta e mi faccio gli affari miei normalmente, ma tu sei un libro aperto per me e anche se non mi parli apertamente, capisco se c’è qualcosa che non va...”
“ E’ così evidente?”
“ Bill e Tom Kaulitz sono troppo impegnativi per passare inosservati...”
“ Lo so...”
“ Ary, posso solo dirti che spesso è meglio buttarsi tutto alle spalle e ricominciare da capo.”
“ Non sei la prima persona che me lo dice.”
“ Kat e Gustav sono due ottime persone, non dimenticarlo mai.” Mi venne improvvisamente voglia di abbracciare la mia attenta assistente. Era la prima volta che parlavamo in questo modo. Chissà perchè l’ avevo sempre data per scontata, una presenza assidua e confortante, ma non l’ avevo mai presa in considerazione come vera amica. Era di dodici anni più grande di me e forse quella differenza di età, mi aveva sempre un pò frenato dal confidarmi con lei su questioni di cuore che forse ai suoi occhi potevano apparire un pò infantili, visto il suo recente divorzio dopo un turbolento matrimonio. Ora invece sapevo che avrei potuto contare anche su di lei.
“ Grazie Dinah, sei un tesoro...” Dissi quasi commossa.
“ Su,su bimba, niente smancerie! Là fuori di sono duemila ragazzine in calore da mettere a cuccia!” Disse allegramente, mentre mi abbracciava con fare materno.
Mi vestii in fretta e poi lasciai che fosse lei a truccarmi e pettinarmi.
L’ aveva già fatto in altre occasioni e sapevo, anche se non era una professionista del settore, che se la cavava alla grande.
Le occhiaie scomparse sotto un trucco sapiente e i capelli acconciati in una coda alta che mi conferiva quasi un aspetto aristocratico si aggiunsero all’ abbigliamento scelto per l’ occasione. Il bianco era un colore che mi donava, e come diceva lei mi dava un aspetto angelico. E potevo anche confermare la sua teoria se non fosse stato per l’ ampia scollatura della canottiera in lurex che ben poco lasciava all’ immaginazione.
“ Sei bellissima...” Mi disse compiaciuta, mostrandomi quale paio di calzature avrei dovuto indossare.
“ Ma sono troppo alti!” Borbottai, osservando il tacco dodici dei candidi stivali che mi porgeva.
“ E’ il tuo ultimo concerto, devi fare in modo che il pubblico si ricordi di te, oltre che di Bill Kaulitz...”
“ Conciandomi come una vamp?”
“ No, come la star che diventerai... Coraggio infila questi trampoli e stendili!” Aggiunse sorridendo.
“ Dieci minuti!!” Udimmo all’ esterno, nei corridoi.
“ Ok, sono pronta!” Affermai, facendo un grande sospiro, mentre Dinah apriva la porta del camerino.
La mia band era fuori ad aspettarmi e Karl non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un fischio di approvazione, seguito da un apprezzamento molto poco da gentleman.
In cambio ricevette uno spintone e un calcio nel didietro.
Quest’ angelo sapeva anche rispondere per le rime...