Atmest mich

Capitolo 49

L’ ennesimo lampo illuminò per un istante la stanza rivelando l’ identità dell’ intruso.
Non ero neppure troppo sorpresa di essermelo trovato davanti.
“ Perchè sei qui, Tom?” Chiesi, cercando di rimanere calma.
“ Non mi andava di lasciarti così. Sono cambiate alcune cose, ma forse te ne sei già resa conto...” Si era avvicinato a me e ora il suo corpo coperto solo da un paio di pantaloni da jogging non distava più di venti centimetri da me.
“ Cambiate? Le situazioni non mutano in un attimo...”
“ E’ vero ma da qualche parte, bisogna pur cominciare...”
“ Ok, che vuoi allora da me?”
“ Chiederti perdono. Il nostro rapporto dovrà finire purtroppo...”
“ E’ Bill che te lo ha chiesto?”
“ Sono io che l’ ho deciso. Mio fratello è troppo importante e io lo sto perdendo. Ci eravamo detti che avremmo potuto portare avanti una storia del genere... Pura illusione... E tu sei una tentazione troppo forte. Se io mi innamorassi davvero di te, perderei automaticamente lui...”
“ E a me non hai pensato?”
“ Credi che sarei qui, se non fosse così? Tu sei bella Aryanne, giovane e famosa, incontrerai sicuramente qualcuno in grado di donarti il suo cuore, darsi completamente a te. Io ho creduto di poterlo fare, continuando ad amare anche mio fratello, ma non è così e me ne dispiaccio. Ti ho fatto soffrire, abbiamo sofferto tutti...” Lo guardai negli occhi cercando di formulare una frase che non risuonasse troppo offensiva e al tempo stesso salvaguardasse la mia dignità. Bel discorsetto, forse preparato insieme al fratello.
Non sarei nemmeno dovuta fuggire, come aveva invece preventivato Kat, mi sarei limitata solo a fare i bagagli e tornarmene in Germania, alla mia vita. Il capitolo Kaulitz sarebbe stato definitivamente chiuso fuori dalle mura di casa mia. Perchè allora quel groppo in gola mi impediva di respirare? Sentii il terreno mancare sotto i piedi e la necessità impellente di sedermi. Il temporale stava imperversando furioso, scuotendo le fronde degli alberi e i fili dell ‘alta tensione al pari dei pensieri che si accavallavano nella mia mente.
“ Se io avessi pensato che tu ti saresti innamorato di me, non avrei mai accettato questo gioco tanto seducente e ambiguo, quanto crudele. Ci siamo divertiti, no? Senza rancore...” Gli tesi la mano destra come a suggellare un patto, lasciandolo interdetto. Forse si era immaginato che mi sarei attaccata ai suoi pantaloni, implorandolo di non mandarmi via e la mia fredda reazione lo aveva spiazzato. Mi fissò alcuni secondi incredulo.
“ Davvero è stato solo un gioco per te?”
“ E che altro doveva essere?”
“ Io credevo che ti importasse di me, di noi...”
“ C’è una bella differenza tra il cercare di tenere il piede in due scarpe e amare veramente, io credo che la nostra voglia di trasgredire, di sovvertire le normali regole amorose ne sia stato l’ esempio lampante...”
“ Quindi tu non hai pensato che io ti amassi, neppure per un istante?” Incalzò stupito. Il suo mondo di carta stava crollando. Scosse la testa lasciando che i dreadlocks gli ricadessero scomposti sulle spalle a la schiena.
“ Se anche lo avessi pensato, questo non avrebbe tolto il tuo gemello di mezzo. Quindi perchè arrovellarsi il cervello e rincorrere un sogno assurdo?”
“ Quindi non sei innamorata neppure di Bill?” La sua costanza era disarmante, mentre cercavo un appiglio per trattenere il mio self control che stava per abbandonarmi definitivamente. Come potevo rispondere, mentendo spudoratamente, a quella domanda e apparire credibile?
“ No.” La sillaba più difficile da pronunciare di tutta la mia vita. Lo vidi sospirare, mentre si sedeva accanto a me nel letto come sollevato. Mi cinse le spalle con il suo braccio e mi strinse forte a sè.
“ Mi hai tolto un grande peso dal cuore. Era tutto il giorno che pensavo a come uscire da questa situazione...” Lasciai che la sua mano indugiasse sulla mia schiena, mentre a fatica trattenevo le lacrime. L’ ultima cosa che desideravo in quel momento era mettermi a piangere e rivelare al rasta il mio reale dolore. Nascosi il volto nell ‘incavo del suo collo, respirando il suo leggero profumo. I miei arti superiori privi di controllo andarono ad abbracciarlo in un gesto involontario. Posare la bocca sulle sue labbra venne spontaneo, come pensare che alla fine erano rimasti travolti dal loro stesso gioco. Un altro piccolo sforzo e sarei uscita apparentemente indenne da quello sfacelo. Non sarebbero bastate nemmeno due vite a rimettere in sesto il mio cuore frantumato in miliardi di pezzi, ma questo loro non l’ avrebbero mai saputo. Il suo bacio divenne più esigente, mentre la mia bizzarra vocina interna già gridava improperi e forse venne udita dal rasta che si staccò da me improvvisamente.
“ Sappi che continuerai ad esser nei miei pensieri...” Sussurrò, alzandosi dal letto.
“ O se per questo anche tu nei miei... Non sei certo un tipo che si dimentica facilmente!” Risposi facendogli l’ occhietto. Mi tese una mano per farmi rialzare e azzerando la distanza tra di noi mi diede un ultimo bacio, prima di riattraversare la porta comunicante e scomparire alla mia vista. Rimasi a fissare quello specchio nella semioscurità della stanza. Attesi quelle lacrime impazienti che invece non presero a scendere liberatorie.
Forse era scritto nel mio destino che quel dolore doveva rimanere a far parte di me per sempre.

Il mattino successivo fui svegliata da un leggero rumore alla porta. Mi ero addormentata molto tardi e il primo pensiero che attraversò la mia mente fu quello di esser dannatamente in ritardo.
Il volo per New York era previsto per le quattordici. Guardai l’ orologio, e constatato che avrei fatto in tempo a prepararmi con calma, mi alzai, gridando al mio visitatore un roco “ Arrivo!”.
Il sorriso a trentadue denti di uno Stephen ignaro del mio stato emotivo mi travolse.
“ Ary è fatta!! Guarda le recensioni!!” Mi porse un paio di quotidiani già piegati nelle pagine che riportavano le critiche del concerto della sera precedente.
“ Aryanne Schell e la sua band hanno incantato il pubblico dell’ House of Blues. I milletrecento fan dei Tokio Hotel in delirio per la cantante che diverrà presto la nuova icona del rock targato made in Germany...”
Lessi il trafiletto ad alta voce incredula a quelle parole. Sorrisi al mio manager un pò sollevata, forse quel ‘the day after’ non sarebbe stato poi così terribile...
“ E’ stupendo Stephen!! “ Dissi commossa, abbracciandolo.
“ E non è finita! Mi ha appena chiamato Nigel Stewart in persona...” Spalancai gli occhi, esortandolo immediatamente a continuare.
“ Ci aspetta stasera nel suo ufficio di New York, prima del party offerto dall’ Interscope...”
“ Per... Oddio Steph, odio stare sulle spine!!”
“ Ti ha appena offerto un contratto, Ary!! Conquisteremo l’ America!!” Mi sorpresi a saltellare insieme a lui come fossimo due stupidi ragazzini.
“ Ce l’ ho fatta!! Ce l’ ho fatta!! E senza passare per le grinfie di Wernon!!”
“ Che c’entra ora Wernon?”
“ Oh, nulla di chè! Non te ne avevo nemmeno parlato, ma diciamo che anche lui mi aveva offerto un altro tipo di contratto by- passandoti...” Ora toccò a lui spalancare gli occhi.
“ Non mi dirai che...”
“ Non ti dirò nulla. Non voglio che tu commetta un omicidio, la prossima volta che lo incontrerai...”
“ No, tu ora mi dirai tutto!”
“ Favori sessuali in cambio di notorietà, non credo di esser l’ unica ad aver ricevuto questo genere di proposte...”
“ Ma io lo ammazzo!! “ Gridò rosso in volto.
“ Stephen è tutto ok davvero, e io mi so difendere alla grande dai tipi come lui...”
“ Se lo sapesse Stewart lo caccerebbe a pedate!”
“ Ma non lo sa ed è acqua passata. Non ho certo intenzione di mettermi contro quel viscido verme! Avrà ciò che si merita prima o poi!”
“ Voglio crederti e poi sono troppo felice per noi, per farmi rovinare la giornata da quel tipo! Ma tu sei sicura che sia tutto a posto? Mi sembri giù...”
“ Ho dormito male, ma questa notizia mi rimetterà in sesto in un baleno!”
“ Ora va, che devo prepararmi. Dov’è Dinah? Deve aiutarmi con i bagagli!!”
“ Te la manderò immediatamente! New York arriviamo!!” Gridò il mio manager sulla porta.
Da tempo non lo vedevo così felice, almeno che qualcuno di noi lo fosse per davvero...