Atmest mich

Capitolo 46

“ Tom, Bill ci sta guardando…” Sussurrai al suo orecchio improvvisamente impacciata. Il rasta si girò verso di lui e sorrise malizioso aprendo la porta del box doccia.
“ Quanto tempo ci hai messo Bill! Abbiamo provato ad aspettarti, ma…” Lo guardai attonita. Era impazzito? Non mi sembrava affatto che stessimo aspettando il moro, a che gioco stava giocando?
Bill ci venne incontro lentamente, gli occhi tradivano la sua voce suadente.
“ Sei cattivo Tomi, ultimamente mi trascuri per Aryanne…”
“ Naa, lo sai che ho amore da vendere per tutti e due…” Rispose abbracciandolo e posando una mano sui suoi genitali.
“ Piccola Ary, vuoi giocare un po’ con noi? Chiese Bill sbattendo le palpebre come un cerbiatto innamorato.
La scena che mi si proponeva davanti agli occhi, aveva un chè di grottesco. E se non fosse stato per la mia presenza in quel momento, avrei detto che stessero recitando il copione di un film erotico.
Il rasta continuava a massaggiare con vigore le parti intime del gemello che si era avvinghiato alle sue spalle, le loro bocche unite in un bacio profondo.
Emettevano qualche piccolo gemito cercando di tenersi in piedi. Nonostante la magrezza il corpo di Bill era stupendo, la pelle candida e liscia come porcellana, in contrasto con quella del fratello leggermente abbronzata.
Tom lo trascinò verso il letto continuando a baciarlo e fece cenno a me di seguirli. Un rinnovato rimescolio mi aveva invaso il ventre, mentre la mente suggeriva ai miei piedi di correre lontano da lì.
Troppo tardi. Quel letto era troppo invitante per non esser calpestato. Mi ritrovai coinvolta in quell’ amplesso senza nemmeno rendermi conto di come ero arrivata ad avere il membro di Bill nella mia bocca, mentre Tom ritrovata l’erezione lo stava penetrando. Il moro sussultò, inarcando la schiena e stringendo il copriletto tra le lunghe dita. Forse era meglio rinunciare e lasciarlo concentrare solo sulle sensazioni che era in grado di procurargli Tom.
La sua voce resa roca dal piacere mi sbalordì.
“ Continua Aryanne, non ti fermare…” Cercai le sue labbra, baciandolo come mai era successo prima, quasi a volergli confondere le idee definitivamente. Sentii il peso del rasta su di me e la sua lingua passarmi tra le scapole per lasciare una scia infuocata che mi procurò un brivido di intenso piacere lungo la schiena. Le dita della sua mano sinistra si erano insinuate tra le mie cosce in cerca della mia umida intimità che accolsero ben volentieri quell’ intrusione. La mia mano destra si aprì sul pene di Bill per poi chiudersi e dare inizio ad un languido movimento. Lo sentii annaspare quasi contro le mie labbra in cerca di aria. Qualche frazione di secondo e un suo grido mal trattenuto ed un caldo rilascio sulla mia mano, ci annunciava che aveva raggiunto l’ apice del piacere per primo. Fu allora che Tom si mosse uscendo da Bill e penetrando me senza tanti complimenti, ansioso di raggiungere il fratello. Le mie labbra che ancora erano posate su quelle del moro, gli trasmisero il mio sussulto, costringendolo a spalancare gli occhi.
“ E’ tutto ok?” Mi sussurrò.
Non ero certo quello il momento per chiedermi se tutto andava bene. L ‘orgasmo sopraggiunse per entrambi, facendo scoppiare una girandola di infiniti colori nella mia mente. L’ aria sembrava ustionarmi le vie respiratorie al suo passaggio, il cuore quasi mi schizzava dal petto.
Tom si buttò al fianco di Bill, esausto.
Per esser un abile amante era decisamente provato, come tutti del resto.
Aveva la fronte imperlata di sudore e il suo petto si muoveva aritmicamente, cercando di recuperare il respiro. Bill tra di noi teneva gli occhi chiusi ed una mano posata sul petto.
Nessuno provò a parlare. Ogni parola sarebbe stata superflua ed inutile. Ci addormentammo praticamente subito, complice la stanchezza del viaggio e il recente amplesso.
Certo era che non sarei sopravvissuta a lungo con quei due nello stesso letto.

Fui svegliata dal leggero fruscio delle lenzuola che accarezzavano la mia schiena, appena in tempo per veder sgattaiolare il moro attraverso la porta comunicante. La luce del sole filtrava dalle tende scure, segno che il giorno era già sopraggiunto. Sbirciai l’ orologio che Tom aveva posato sul comodino a fianco.
Le otto e trentasette.
L’ intervista era a mezzogiorno, dove andava così di fretta il moro?
Scesi dal letto piano, attenta a non svegliare Tom e seguii Bill, trovandolo nel bagno. Si stava osservando allo specchio, gli occhi ancora assonnati, ma seri.
“ ‘Giorno…” Biascicò vedendo la mia immagine riflessa dietro di lui.
“ ‘Giorno… Dove vai così di fretta?”
“ Magnificent Mile, non ricordi?”
“ Ah… sì…vero… Me n’ero completamente dimenticata!”
“ Vieni con me?”
“ Devo proprio?”
“ Sì…”
“ Ok, vado a prepararmi… tra mezz’ora?”
“ Mmh… va bene, ma ci riuscirai?” La domanda mi fece sorridere.
“ Io non devo truccarmi, son bella anche al naturale…” Risposi sorridendo, ma chissà perché quell’ affermazione mi risuonò come ambigua e anche lui doveva esser dello stesso parere, vista l’espressione accigliata che assunse il suo viso.
“ Ce la farò, non preoccuparti…” Disse in rimando, entrando nella doccia.
Tornai nella mia stanza e feci altrettanto. Su di me c’erano ancora i segni della notte precedente che a malincuore l’ acqua calda e piacevole dovettero lavare via. Mi scoprii a sorridere ricordando il volto estasiato di Bill, le mani di Tom…
“ Dante ti spedirebbe dritta nel girone dei lussuriosi, ad ardere tra le fiamme dell’ inferno per sempre!” Gridò la vocina psicopatica, ma necessaria a riportarmi alla realtà.
Mi lavai i capelli, asciugandoli poi in fretta con il phon al massimo. La porta del bagno si spalancò, rivelando la presenza di un Tom che più che un essere umano assomigliava ad un affascinante zombie.
“ Che è sto casino?” Esordì sfregandosi gli occhi.
“ Scusa se ti ho svegliato, ma devo andare al centro commerciale con tuo fratello…”
“ Mmh, e te ne saresti andata senza salutarmi?”
“ Non volevo svegliarti…”
“ Sai che non riesco a stare troppo a lungo lontano da te…” Sussurrò prendendomi per un polso e tirandomi a sé.
“ Tom sono in ritardo, dai… Ho scommesso con Bill che avrei fatto prima io a prepararmi!”
“ E che avete scommesso? Una notte come quella appena trascorsa?”
“ A dire il vero no. Non siamo maniaci come te…”
“ Davvero? Non ci credo…” Le sue mani mi accarezzano la schiena ancora nuda in modo molto seducente, fino a scendere ai miei fianchi e sui glutei, facendomi fremere.
“ Vedi che ho ragione? Tu mi desideri almeno quanto me, maniaca…” Mormorò sulle mie labbra, leccandole con la punta della sua lingua.
“ Tom, Bill mi aspetta…”
“ Bill è in grado di fare shopping anche da solo…” Disse approfondendo poi quel contatto. La sua lingua si insinuò all’ interno della mia bocca con rinnovata avidità. Le sue dita tra i capelli ancora umidi, mi accarezzavano la nuca. Sentivo la sua erezione premere contro il mio addome ansiosa di esser soddisfatta, un caldo languore tra le cosce.
“ Ary sei pronta?” La voce cinguettante di Bill, mi fece sussultare.
Il tempo per i preparativi era terminato e io lo avevo impiegato per fare petting con il fratello.
Comparve sulla porta del bagno aperta, quasi struccato, con un cappellino sulla testa, in jeans e maglietta. Un’ ampia borsa a tracolla. Sembrava proprio un ragazzino, ma la luce che per secondo intravidi nei suoi begli occhi, svanì non appena ci vide. Una maschera di imbarazzo prese posto sul suo viso.
“ S-scusate… Ok vado, ci vediamo dopo…” Schizzò dalla stanza senza darmi il tempo di ribattere..
D’altronde i trenta minuti a disposizione erano terminati.
Rimasi per qualche secondo a fissare la porta su cui era comparso come un folletto il moro, provando un groppo alla gola. Sentivo di averlo ferito, sapevo di averlo fatto.
“ Ehi, che hai?” Chiese il rasta cercando di ritrovare l’ antico ardore.
“ E’ che mi dispiace. Gliel’ avevo promesso…”
“ Non è un bambino, capirà che ci sono cose più importanti di un fottutissimo shopping!”
“ Come scopare?”
Tom mi guardò serio in volto. Probabilmente nemmeno lui avrebbe osato dare un significato così scarno al nostro ambiguo rapporto.
“ Io e te… scopiamo?”
“ Mah, tu che dici?” Ironizzai, mentre la vocina mi pregava di tener a freno la lingua.
“ Credevo avessimo superato questa fase…”
“ Tom smettiamola di prenderci in giro, siamo soli non dobbiamo convincere nessuno. Io vi “servo” per giocare. Pur ammettendo che il gioco mi intriga molto, non credo ci possa esser veramente qualcosa di solido tra noi. Qualcosa per la vita insomma…Tu ami, riamato Bill, io sono il bel giocattolino con cui fare esperimenti…”
“ Io ti voglio bene Ary, sinceramente…” Rispose in tono mesto, quasi spiazzato dalle mie parole.
“ E te ne voglio anche io, ma non credo possa bastare…”
Il rasta aveva abbassato lo sguardo e nascosto i genitali con le mani. Stava appoggiato al lavandino e con un piede torturava il filo del phon che toccava il pavimento.
Perfetto, ora avevo al mio fianco una coppia di gemelli feriti.
Ero un killer molto disattento…

Rimasi chiusa in camera per tutto il mattino, approfittando del tempo a disposizione per prendermi cura di me stessa. Dinah mi aveva stirato i capelli con la piastra e rinnovato lo smalto che ora era di un viola acceso, amavo quel colore che si sarebbe intonato alla stampa della t-shirt che avrei indossato per l’ intervista. Continuavo a pensare agli ultimi eventi, cercando di scacciare dalla mia mente l’ immagine delusa di Bill sulla porta del bagno. La mia assistente se n’ era andata, mancavano 30 minuti all’intervista e del moro nessuna traccia. Tom non era in stanza e Kat non rispondeva al cellulare. All’ improvviso sentii dei rumori provenire dalla stanza a fianco. La voce concitata che gridava il suo ritardo seguita da una risata cristallina era il segnale che era tornato. Sentii una voce femminile, che riconobbi esser Natalie, che lo incitava a sbrigarsi, che con i pochi minuti a disposizione, non avrebbe potuto compiere il miracolo su quei capelli rimasti nascosti nel cappellino per più di due ore.
“ Dove cazzo è la mia piastra?” Lo sentii gridare isterico attraverso la porta socchiusa e solo in quel momento mi ricordai di averla lasciata nel mio bagno. Tra l’ altro accesa.
Feci un sospiro a aprii la porta comunicante porgendogli l’oggetto.
“ Eccola, fai attenzione è rovente!”
“ Oh, che pensiero gentile! Sapevi che ne avrei avuto bisogno?” Disse sarcastico.
“ No, l’ ho usata io.” Nat ci guardava con sospetto, più che mai convinta che quelle parole nascondessero ben più che uno scambio di battute. Afferrò la piastra dalle sue mani, ordinandogli di sedersi.
“ Ti ho preso una cosa…” Disse distratto. “ Kat mi ha consigliato…
“ Kat?”
“ Lei e Georg mossi a compassione, sono venuti al Magnificent con me…”
“ Beh, almeno non eri solo. Mi dispiace Bill, davvero…”
“ Aprilo e dimmi se ti piace…” Una scatolina avvolta in una carta dorata riportava immediatamente alla memoria la sua indubbia provenienza.
Gioielleria. Lo so, era pazzo.
Un pendente raffigurante un serpente,, sui cui occhi erano incastonati due piccoli diamanti che si avvolgeva attorno ad una spada.
“ E’… è stupendo, grazie, ma non dovevi prenderti il disturbo…”
“ Quando l’ho visto, ho pensato subito che fosse stato fatto per te e anche Kat era dello stesso parere, anche se in realtà era piuttosto presa dalla scelta dell’anello di fidanzamento che Georg le ha regalato! E’ meraviglioso, appena lo vedrai ne rimarrai incantata!”
“Anello? Oh, mi fa piacere per Kat…” Risposi un po’ contrita.
“ Credo che tutte le ragazze sognino questo momento prima o poi, vero Nat?” La bionda lo guardò in cagnesco, sapendo benissimo dove sarebbe voluto andare a parare.
“ A volte è meglio non riceverlo proprio se chi te lo regala non è sinceramente innamorato di te…” rispose calma afferrandogli una mano e passando le dita sull’ anello che Bill indossava.
Il moro si zittì immediatamente, continuando a fissarmi attraverso lo specchio. L’ anello che lui portava era un regalo di Tom e mai come in quel momento pesava nel suo dito.
Continuavo a guardare il ciondolo, che avevo riposto con cura nella sua scatola.
Quel regalo era un chiaro segnale.
Continuare a strisciare come un serpente o affilare la lama della spada?