Atmest mich

Capitolo 45

Arrivammo a Chicago a notte inoltrata. Il volo, a causa di un guasto tecnico, aveva subito due ore di ritardo. In una zona riservata dell’ aeroporto, durante l’ attesa, avevamo fatto incetta di giornali per constatare che ancora non era possibile intravedere la luce in fondo al tunnel. Le critiche non erano certo positive, non ero altro che la stellina raccomandata che cercava di farsi strada in America appoggiandosi ad una band famosa. Il fatto che io e Tom agli occhi dei media fossimo anche una coppia, sicuramente non contribuiva a smentire ciò che ormai era divenuta un’ opinione pubblica.
“ Non ti avvilire…” Mi aveva sussurrato il rasta, baciandomi leggero il collo.
“ Tu sai che sei una cantante di talento, il pubblico ti ama, compra i tuoi dischi, in fondo è solo questo che conta e sono sicuro che l’ articolo su Music Magazine di domani darà una svolta definitiva a tutta la faccenda, mettendo la parola fine a questa farsa messa in piedi da Wernon…” La mia schiena fu percorsa da un brivido di freddo.
“ Io vorrei esser apprezzata per la persona che sono, senza bastoni tra le ruote o perché ho una storia con te…”
“ Io e te abbiamo una storia?” Rise lui abbracciandomi.
“ Beh, almeno di facciata. Sennò non staresti qui a baciarmi, mentre quel paparazzo nascosto dietro la colonna, ci sta fotografando da almeno venti minuti…”
“ Cazzo, dove?...”
“ Su Tom, non è la fine del mondo. Se si concentreranno sulle tue indubbie doti seduttive, forse la pianteranno di scrivere che sono un’ opportunista. Anzi diamoci da fare.”
“ Eh?” Un guizzo di luce improvvisa aveva attraversato i suoi begli occhi gianduia.
“ Baciami Tom.” Non se lo fece certo ripetere due volte e immediatamente mi trovai circondata dalle sue lunghe braccia, mentre le labbra impetuose si posavano sulle mie in un bacio esigente. L’ illuminazione del locale si era sicuramente abbassata perché il flash del fotografo, che squarciò l’ ambiente, rivelò a tutti la sua presenza. Due bodyguard si precipitarono verso la fonte di luce per poi tornare dopo pochi minuti con una scheda per macchina fotografica digitale in mano.
“ Mike gli hai rovinato un’ intera giornata di lavoro. Ora ci citeranno per danni!” Esclamò Bill sarcastico, mentre si aggiustava gli occhiali di Dior sul naso. Aveva accavallato le gambe con un gesto molto seducente e posato le braccia su di esse come una vera diva.
Non mi era sfuggito il suo sguardo prima di nascondere gli occhi dietro le lenti scure. Era arrabbiato. Ormai avevo imparato a cogliere i suoi messaggi silenziosi. Stava sfogliando distratto Vogue quando mi misi seduta accanto a lui.
“ Allora che dicono le icone della moda? Vestiremo ancora coi jeans a vita bassa?” Chiesi, allargando le mie labbra in un sorriso.
“ Bisognerebbe avercela una vita prima di vestirla…” rispose, senza distogliere lo sguardo dalle pagine patinate della rivista.
“ Ehi, che c’è?”
“ Devi proprio farti risucchiare dalla bocca di Tom davanti ai miei occhi?”
“ Era un gioco Bill… per quell’ idiota di paparazzo…”
“ Ok, volevi sapere che avevo e io te l’ho detto…” Ritornò a calarsi nella lettura di un interessantissimo articolo sulle nuove pochette da uomo della prossima stagione, senza più degnarmi di uno sguardo.
“ Sei geloso,Billy?” Chiesi suadente, cercando di interrompere la sua lettura.
“ E di cosa? Io posso avere Tom quando voglio.”
“ Anche io.”
“ Aryanne smettila, non sono dell’ umore giusto. Non mi metterò certo in competizione con te, semplicemente perché non ce n’è motivo. Non mi piace quando fai la gatta in calore in pubblico, né con Tom, né con gli altri. Non ti si addice. Non sei tu. Punto. Fine del discorso.”
Chiuse con stizza il giornale e si alzò in piedi con un balzo.
“ Ho bisogno di un caffè. Chi mi fa compagnia?” Esclamò rivolgendosi al gruppo. Lo guardai interdetta colpita da quelle parole che risuonavano alquanto strane. Non si era mai preoccupato del mio comportamento in pubblico. Anzi ero fermamente convinta che lui fosse infastidito solo dai movimenti di Tom. Il gemello era il suo grande amore ed era fuori di dubbio che ogni carezza, sguardo, parola altrimenti rivolti, fossero per lui come pugnalate in pieno petto.
Ma ora stava parlando di me.
Una piccola fiammella scaldò un angolo del mio cuore.
“ Stupida.” Mi redarguii mentalmente, troncando sul nascere qualsiasi pensiero dal colore leggermente roseo.
“ Bill non potrà mai amarti.”
Perché quella cazzo di vocina, non diventava mai afona?

Le nostre stanze, al ventesimo piano dell’ Hotel Sofitel Chicago Water Tower, erano ovviamente attigue e offrivano la vista sul centro della città e su North Michigan Avenue sede del Magnificent Mile, dove già Bill si era ripromesso di andare a far shopping l’ indomani.
“ E tu mi accompagnerai, vero Ary?” Chiese buttandosi sul letto king size ricoperto da un fine copriletto ecrù.
“ Al momento il solo pensiero di camminare ed entrare in una boutique mi da il voltastomaco!” Risposi massaggiandomi le caviglie.
“ Tom vieni tu, allora?” Il rasta si scostò dalla finestra e si voltò guardandoci entrambi.
“ Io sono allergico allo shopping, non ci penso nemmeno. Chiedilo a Nat. E poi domattina abbiamo l’ intervista…”
“ Già e il sound check è alle quindici…” Continuai io.
“ Beh, non vorrete mica dire che sono venuto fino a Chicago solo per un’ intervista del cazzo ed uno stupido concerto? Domattina, cascasse il mondo, varcherò le porte del Magnficent Mile.” Io e Tom sgranammo gli occhi guardandoci e guardando il moro che con aria angelica ci fissava.
Che cavolo stava blaterando?
“ Ahahah! Ci siete cascati!! Avete due facce che varrebbe la pena fotografare!!”
“ Quanto sei idiota Bill!” Lo apostrofò il gemello prendendo posto sul divano accanto a me e mettendosi i miei piedi doloranti in grembo. Cominciò a massaggiarli con infinita dolcezza, procurandomi un immediato senso di benessere.
Chiusi gli occhi e mi distesi sul divano. Erano un genere di coccole a cui avrei potuto sottostare per tutta la notte.
Bill sospirò rumorosamente alzandosi dal letto.
“ Vado a farmi una doccia…” Borbottò tra i denti.
“ Non ti dispiace se Tom non viene ad insaponarti la schiena, vero?” Chiesi con malizia mal celata.
“Fanculo…” Lo sentii dire prima che la porta del bagno si tornasse a chiudere, suscitando ilarità da parte di entrambi.
“ Tuo fratello è incredibilmente geloso.”
“ Già…” Sussurrò il rasta, lasciando i miei piedi per sovrastarmi con il corpo.
Sentivo il suo membro premere nei jeans, ansioso di esser liberato da tutto quel tessuto.
“ Voglio fare l ‘amore con te Ary…”
“ Ma c’è Bill di là…” Il rasta scoppiò in una grassa risata.
“ Da quando è un problema se Bill è di ‘là’?” Si sollevò, alzandosi dal divano e tendendomi una mano per fare altrettanto.
“ Vieni… voglio farti vedere una cosa…” Andò verso lo specchio che dal pavimento occupava gran parte della parete nella sua altezza e fece una leggera pressione su di esso con la mano. Questo si mosse scostandosi dal muro e rivelando la comunicazione con la mia stanza.
“ Siete fissati con le porte comunicanti voi due…” Dissi sorridendo.
Senza proferire parola, mi prese la mano e mi condusse verso il letto.
Mi spogliò lentamente, baciando la pelle che via via veniva liberata dagli abiti. Impossibile resistergli. Tom era un serpente incantatore, un abile manipolatore di sentimenti, un perfido, un amante selvaggio dall’ incredibile dolcezza.
Si tolse anch’ egli i vestiti e contrariamente a ciò che la mia mente andava pensando, si alzò dal letto e andò verso il bagno.
“ Facciamo la doccia insieme?” Chiese con un sorriso disarmante.
Gli corsi quasi incontro, consapevole del gioco erotico che stava per andare in scena.
Mi aggrappai a lui quasi gridando, quando il getto gelido ci investì, ma neppure l’acqua fredda ebbe il potere di sopire i nostri sensi eccitati. Le sue mani scivolavano sulla mia pelle coperta di bagno schiuma, il suo membro eretto mi stuzzicava l’ intimità. All’ improvviso fece un gran caldo dentro a quell’elegante box di cristallo. I vetri si erano appannati, come la mia mente, ebbra di piacere. Mi prese in braccio e appoggiando la mia schiena contro il muro mi penetrò con forza facendomi sobbalzare.
“ Scusa…” Bofonchiò, col fiato corto.
In risposta ebbe il mio sorriso che lo esortò a continuare. Certo la posizione e il luogo non erano tra i più comodi, ma ben presto dimenticammo gli agi di un letto. Il piacere raggiunse entrambi contemporaneamente, lasciandoci svuotati e tremanti. Solo allora aprii gli occhi e attraverso il vetro appannato vidi Bill nudo, appoggiato allo stipite della porta che ci osservava.