Catch me, if you can....

Una nuova impresa!

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    Scusate il ritardo.
    Sono successe cose per cui è difficile, portare avanti la Fic come mi ero prefissata di scrivere, ma odio non portare a termine le cose e non permetterò che una fatica di mesi, finisca tra le FF abbandonate.
    Spero vi piaccia.
    Abbiate pazienza.

    Capitolo 98

    Vanessa si immerse nella vasca piena di bollicine. Bill la stava coccolando veramente tanto. Aveva provveduto a chiamare il servizio in camera e far portar loro qualcosa da mangiare. Lo stomaco era chiuso, ma impossibile era stato resistere a quel dolce alle fragole e panna.
    Il moro l’aveva lasciata sola a godersi quel tepore rilassante.
    “ Vado a vedere se Tom è rientrato…” Le aveva detto con un grande sorriso.
    Angie era veramente fortunata ad averlo incontrato ed aver meritato il suo amore. Il cuore di Bill era immenso, capace di grandi cose, peccato che a volte l’ amica sembrasse non volerlo capire.
    Sospirando, appoggiò la nuca sul bordo della vasca e chiuse gli occhi. Gli ultimi due giorni erano stati terribili. Sentiva la necessità impellente di lasciarsi tutto alle spalle e voltare pagina. Il suo pensiero andò a Gabriel e subito gli occhi si inumidirono di lacrime.
    “ Piangi.” Si disse. “ Forse liberata da questo peso ti sentirai meglio…”
    Le mancava sua sorella, ma lei questo ennesimo dolore aveva deciso di condividerlo con Georg. D’altro canto non poteva biasimarla. Il bassista ora rappresentava la sua vita, il suo futuro e lui le era stato sempre molto vicino.
    Tutte avevano qualcuno accanto, assurdamente anche Gail che addirittura era contesa tra Tom e Adam.
    Sembrava così lontano il periodo in cui lei era fan di Tom, quei pomeriggi trascorsi con Nicky a sognare di incontrarli…
    Ora era con molta probabilità nella stanza a fianco la sua, ma lontano anni luce, con la testa e il cuore da Gail.
    Il suono del suo cellulare la fece sussultare. Chi poteva esser a quell’ ora? Il numero sconosciuto che lampeggiava sul display, di certo non le era d’aiuto.
    Fu tentata di rifiutare la chiamata, ma poi titubante decise di rispondere.
    “ Pronto?...”
    “ Vanessa? Ciao sono Michael Kellermann…”
    “ Oh, ciao…”
    “ Stavi dormendo?”
    “ No assolutamente…”
    “ Volevo sapere come stavi… Hai bisogno di qualcosa?”
    “ No, Bill mi sta trattando come una regina…”
    “ E’ molto caro quel ragazzo…”
    “ Certo, è il miglior amico che si potesse mai desiderare di avere…”
    “ Sono contento che tu stia meglio…Mi avevi fatto preoccupare…”
    “ Non dovresti e poi sei un medico, sarai abituato a ben altro!”
    “ Giusto, ma io mi preoccupo per tutti!” Rise lui.
    “ Ok, allora… preoccupazioni accettate!! Ma sto molto meglio ora! Una bella dormita, mi rimetterà a nuovo!”
    “ Allora buonanotte Vanessa, ci si vede domani…”
    “ Buonanotte anche a te Michael e grazie…”

    Un sorriso si stampò sul suo volto, mentre posava il cellulare sul marmo bianco della vasca. L’ acqua cominciava a raffreddarsi per cui decise di uscire. Si avvolse nel morbido accappatoio, che Bill aveva lasciato sull’ attaccapanni.
    “Chissà da chi aveva avuto il suo numero…” Si chiese, strofinandosi con vigore i capelli.
    “ Probabilmente glielo avrà dato Helmut…”
    Accese il phon e lasciò che il getto dell’aria calda le scompigliasse i capelli. Non aveva voglia di acconciarli in nessun modo, in realtà l’ unico suo desiderio era buttarsi sul letto e dormire.
    Tornò in camera e notò che il moro le aveva preparato una sua maglietta e i calzoni di una delle sue tute. Li indossò e si infilò sotto le coperte.
    Ben presto Morfeo la accolse tra le sue braccia e non si accorse neppure del rientro di Bill.

    Lara era rientrata molto tardi. Era rimasta in ospedale a parlare con Gail. Si era stupita di quanto fosse testarda l’ amica, ma era stata irremovibile. Aveva preso una decisione che l’ aveva lasciata senza parole e nulla erano valsi i tentativi di dissuasione.
    Voleva andarsene e ritornare a casa. Nel corso del pomeriggio aveva chiamato Stella Krauser, la sua vecchia insegnante di danza, che si era dichiarata ben disposta ad accoglierla nuovamente nella scuola, una volta ristabilita.
    “ Il tuo posto è qui, con me, con Tom con tutti noi…” Le aveva ripetuto sconcertata.
    “Tom non fa più parte della mia vita e noi ragazze abbiamo ormai preso strade diverse. Sono stata estromessa dal musical, non posso più ballare per chissà quanto tempo… che posso fare io qui? Stare a guardare la mia esistenza che si sgretola davanti ai miei occhi come fosse argilla essiccata? Ho bisogno di allontanarmi da tutto questo…”
    “ Ma noi abbiamo bisogno di te, io ho bisogno di te…”
    “ Tu hai David, tra poco partirete per l’ America, non è necessaria la mia presenza…”
    “ E credi che la soluzione ai tuoi problemi sia fuggire e ritornare ad Hannover?”
    “ No lo so, ma ho necessità di estraniarmi da tutto questo.”
    “ Lo hai detto a Tom?”
    “ No, e non credo sarà necessario.”
    “ Dovresti. Oggi ho intravisto Adam che si dirigeva al Pronto Soccorso con la parte sinistra del volto parecchio gonfia… Mi piacerebbe controllare le nocche delle mani di Tom…”
    “ Credi che si siano picchiati?”
    “ Non lo so, di certo Adam le ha prese da qualcuno!”
    Gail sbuffò, imprecando.
    Un motivo in più per andarsene.
    Tom la trattava come fosse un oggetto di sua proprietà al pari di un prezioso soprammobile.
    Non le importava sapere altro. Sicuramente lo aveva aggredito per rivalsa sui suoi possedimenti.
    “ Sono stanca Lara…”
    “ Ok, ti lascio riposare. Spero che la notte ti porti consiglio…”
    “ Non ho bisogno di consigli. Ma solo di andarmene.”
    Baby la guardò triste. Era stata molto severa con lei e soprattutto con se stessa. Sapeva in cuor suo, quanto questa rinuncia dovesse costarle. La Gail che conosceva lei non era così. No, non poteva essere.
    “La caduta dalle scale… Ecco, era sicuramente questa la causa del repentino cambiamento…” Disse a se stessa, poco convinta.
    Doveva parlare con Tom. Lui era forse l’ unico in grado di farle cambiare idea.
    Bussò alla porta della sua stanza, sperando di non svegliarlo.
    Dopo alcuni secondi, Bill le aprì.
    “ Ciao Baby, che ci fai qui?”
    “ Ciao…Sono appena tornata dall’ ospedale…”
    “ E’ successo qualcosa ad Angie?” Chiese subito allarmato, controllando il display del suo cellulare.
    “ No, la tua ragazza stava dormendo come un ghiro…” Rispose sorridendo.
    “ Ah, l’ infermiera mi ha detto che domattina proveranno a farle fare qualche passo…”
    “ Veramente? Allora è fuori pericolo!” Esclamò saltellando per la stanza.
    “ Tom?”
    “ E’ in camera, vieni…” Disse guidandola verso la stanza.
    Era come si aspettava. Il rasta sul letto, teneva il sacchetto col ghiaccio sulla mano dolorante.
    “ Sapevo che non potevi esser stato che tu a rompere il muso alla checca in tutù…” Esordì sedendosi al suo fianco.
    Tom scrollò le spalle.
    “ Fammi vedere, sciocco…” La mano era tumefatta e livida.
    “ Per nessuna ragione val la pena fratturarsi ciò che di più prezioso possiedi… Riesci a muoverla?”
    “ Sì, anche se fa male…”
    “ Domattina andiamo a fare le radiografie. Come pensi di poter suonare la chitarra con una mano in queste condizioni? A David, quando lo saprà, verrà un colpo!!”
    “ E tu non glielo dire…” Borbottò scontroso.
    “ Se ne accorgerà comunque…o pensi di tenere la mano in tasca fino alla fine dei tuoi giorni e suonare con i denti?”
    “ Già, ha ragione Lara. Domattina andiamo in ospedale…” Intervenne Bill.
    “ Va beh, tanto ci saremmo andati comunque e immagino che voi due vi accerterete che io faccia ciò che mi dite…”
    “ Mi piace quando voi bambini siete ubbidienti…” Disse Lara sorridendo.
    In effetti aver qualche anno di più rispetto a loro, le aveva conferito una specie di ruolo di genitrice in alcune occasioni.
    “ Ho parlato con Gail…” Le pupille di Tom si dilatarono.
    “ Vuole andarsene e tornare ad Hannover…”
    “ Come?! Ma perché?” Chiese stridulo Bill.
    “ Dice che non c’è più nulla che la trattenga qui, che ormai noi abbiamo intrapreso strade diverse… In realtà io penso che sia solo estremamente provata per ciò che è successo e abbia voglia di staccare la spina per un po’, solo che lo sta facendo nella maniera più cruda possibile…” Lara guardò Tom che aveva girato il volto dall’altro lato. Notò un impercettibile tremore del suo mento.
    Gli mise una mano sul braccio e lo accarezzò.
    “ E’ colpa mia…” Sussurrò rauco. “ Non ho saputo tenerla legata a me…”
    “ La colpa non è mai di una persona sola. Sicuramente tu però hai fatto delle mosse sbagliate…”
    “ Io ero e sono geloso di lei! Non sopporto l’ idea che Adam le giri intorno… Ma ho agito da stupido, vendicandomi invece che cercare di riprendermela!”
    “ Vedo che hai già capito il problema…” Gli disse la ragazza.
    “ Ormai è troppo tardi Lara. Lei non vuole più stare con me…”
    “ Provaci. Non gettare la spugna. Non lasciar nulla di intentato…solo questo ti posso dire. Ora vado, David penserà che sia stata rapita dagli alieni. Gli avevo detto che sarei rientrata un’ ora fa…” ” Grazie Lara, buonanotte.” Sussurrò Tom.
    “ Via quel faccino triste! Dov’è finito il Sex Gott?”
    Il rasta alzò gli occhi al cielo, ma almeno Lara era riuscita a strappargli un sorriso.
    “ Notte Baby, grazie di tutto.” La salutò Bill sfiorandole la guancia con un bacio leggero.
    “ Portalo a fare le radiografie domattina…” Gli sussurrò all’ orecchio, ricambiando il bacio.
    “ Sì, mammina…” La prese in giro il moro.

    Gail continuava a muoversi nel letto, incapace di prendere sonno. Il braccio le faceva male e ogni qualvolta che si assopiva i fissatori la colpivano da qualche parte. Sbuffò nella semioscurità della stanza, fissando quell’ impalcatura metallica che fuoriusciva dal suo braccio.
    “ Merda, merda, merda!!” Imprecò, incapace di arrestare le lacrime che nervose avevano cominciato a rigarle il volto.
    Era rimasta sola. Aveva ancora davanti agli occhi il volto sconfitto di Lara, mentre usciva dalla stanza.
    Pure lei era riuscita a ferire.
    La sua unica famiglia.

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    Edited by *billaly* - 6/5/2009, 18:37
     
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  6. ;Reden™
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    ...Dio.
    Quanto c'è in questi tre capitoli...
    Dolore, amore, paura, tristezza, voglia di andarsene..
    E lo capisco, lo capisco bene.
    Capisco quella voglia di staccare e scappare via, capisco quel bisogno incessante di sentirsi abbracciate da qualcuno che ci tiene.
    Quella ragazza sono io. Vanessa, è identica ai miei sentimenti.
    Ed è per questo che i tuoi capitoli mi hanno letteralmente colpito.
    Altro che sterili.
    Non si tratta più di una ff. E' la vita, con un pizzico di fantasia.
     
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    ... Io...
    Ecco...
    Ha detto tutto Vale...
     
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    bel capitolo tra sofferenza ,delusioni,e tristezza.tom alza le chiappe e datti na mossa!!!!
    voglio il sex gotttttttttttttttttttttttttttttttt
    SPOILER (click to view)
    ciao ale un bacione
     
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  11. ;Reden™
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    Ciau zeme <3
     
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    Oggi devo assolutamente scrivere...
     
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    Fai con calma...
     
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    Capitolo 99

    Angie seduta sul letto stentava a credere alle parole che fuoriuscivano a raffica dalla bocca dell’ amica. La ferita le doleva, non doveva sforzarsi, e nonostanze la stanchezza dovuta alla brevissima passeggiata nel corridoio del reparto chirurgia, sentiva una rabbia sorda invaderle le membra. Seduto accanto a lei, Bill le ripeteva di stare tranquilla. Tom nell’ angolo più lontano della stanza teneva il capo abbassato continuando a fissare la mano destra edematosa.
    Il medico gli aveva detto che era tutto a posto e che nel giro di qualche giorno il gonfiore sarebbe sparito. Le parole di Gail lo avevano profondamente ferito, soprattutto quando lei aveva insinuato che non ci fosse più nulla a trattenerla a Berlino.
    “ Quando questa tragica parentesi avrà visto la parola fine, voi tutti tornerete alle vostre vite. Io invece non ho più nulla a cui aggrapparmi…”
    Si era girata verso Tom esortandolo a guardarla.
    “ Mi dispiace che sia finita così… Ma noi non siamo fatti per vivere insieme.”
    “ Per stare con Adam sì, invece?”Aveva sibilato tra i denti.
    “ Adam non ha nulla a che fare con questa decisione…” Il rasta uscì dalla stanza sbattendo la porta.
    Si era ripromesso di dirle tante cose, ma le sue parole l’ avevano come tramortito. La sua testardaggine non aveva eguali, quella luce fredda nei suoi occhi non lasciava possibilità di replica.
    “ Non vuoi prenderti un po’ di tempo e pensarci?” Chiese Angie facendo appello a tutto il suo autocontrollo.
    “ Ho già deciso. Appena questa storia sarà finita e le mie condizioni me lo consentiranno tornerò ad Hannover.”
    “ Perché, ti vuoi allontanare da noi, i tuoi amici?”
    “ Perché voi ve ne andrete e io rimarrò qui sola, con un pugno di mosche in mano. Senza lavoro e senza una vita mia.”
    “ Ma…e Tom!”
    “Tom, cosa?”
    “ Lui ti ama!” Intervenne Bill, incapace di star ad ascoltare senza prendere le sue difese.
    “ Bel modo che ha di dimostrarlo! Andando a letto con una puttana e picchiando quello che LUI crede sia il mio amante!”
    “Beh, nessuno è esente da colpe…” Disse piano Angie.
    “ Certo. Le mie le sto pagando tutte senza sconti.” Rispose indicando il suo braccio, imprigionato in quell’ impalcatura metallica.
    “ Se fossimo stati insieme, questo non sarebbe successo. Io non sarei venuta a casa tua, quel mostro non mi avrebbe aggredito, mandando in fumo tutta la mia esistenza e adesso io sarei a teatro a danzare con la regina di cuori!” Urlò con una ritrovata voce.
    Angie e Bill si guardarono spalancando gli occhi.
    “ Dunque il tuo unico problema è il fatto che la tua carriera ha subito uno stop? Non pensi a Gabriel e a Barbara che sono morti?”
    “ Non è colpa mia se è successo…”
    “ Io non ti riconosco più Gail. Dov’è finita quella piccola ragazzina con la quale facevo a gara di pirouette?”
    “ Se n’è andata volando giù per le scale. Dovrei farmi carico anche di questo fardello, quando nessuno di voi, mi ha detto mi dispiace?”
    “ Gail, io sono estremamente contenta di esser qui, per fortuna viva, ma troppo stanca per continuare a parlare però. Ciò che dici non ha senso, ma se questo è quanto hai deciso io non ti dirò ‘mi dispiace’. Non te lo dirò, perché nessuno di noi è responsabile per quello che è successo e nessuno si deve giustificare con te. Nemmeno Tom, che è così sciocco da credere di poter tornare con te. Hai ragione vattene, torna ad Hannover e dimentica chi ti è stato vicino in questi ultimi mesi.” Gli occhi di Angie erano gonfi di lacrime e la voce ormai strozzata. Si accasciò sul cuscino priva di forze e sussultò quando la porta di chiuse nuovamente.
    Bill le accarezzò il voltò accaldato e le strinse le mani.
    “ Calmati Angie, devi pensare alla tua salute. Chiamo l’ infermiera. La tua medicazione è intrisa di sangue.”
    Arrivò il medico seguito dall’ infermiera e Bill fu invitato ad uscire dalla stanza.
    Percorse il corridoio fino al distributore di bevande. Tom seduto a fianco alla macchina del caffè, sorseggiava quel liquido nero dal dubbio sapore.
    “ Se ne è andata…” Sussurrò con lo sguardo perso nel vuoto. “ Non mi ha neppure voluto ascoltare.”
    Bill mise una mano sulla spalla del fratello e lui vi appoggio la guancia umida sopra in cerca di un ulteriore contatto.
    “ Non piangere, sciocco. Sono io la femminuccia della famiglia.”
    Il rasta abbozzò un sorriso, grato al gemello di essergli vicino. Era sempre stato così fin dalla nascita. Si sarebbero sempre sostenuti a vicenda.

    Era ormai sera quando Bill, Tom e David vennero convocati nell’ ufficio del commissario Peters.
    Ormai il manager non sperava più di ricevere notizie in merito.
    Il volto sorridente del poliziotto li fece ben sperare.
    “ Buonasera accomodatevi. Scusate per l’ ora ma sono uscito un’ ora fa dall’ ufficio del procuratore Hansfill. Quell’ uomo è uno dei difensori delle legge più giusti della Germania, ma non ha capacità di sintesi.”
    I tre si guardarono incerti.
    Aprì un cassetto della scrivania e porse ai ragazzi il loro passaporto.
    “ Tenete, siete stati prosciolti da qualsiasi accusa.”
    “ E…Angie?” chiese il moro, quasi non le importasse nulla di se stesso.
    “ La signorina Becker lo sarà presto. Da un primo esame autoptico, Ingermann è morto per una ferita da lama di coltello lunga dodici centimetri, inferta da una persona mancina. E Angie non lo è.
    “ Barbara scriveva con la mano sinistra…” Sussurrò Bill, senza riuscire a nascondere il sollievo.
    “ Ma non potrebbe, nella foga del momento aver impugnato il coltello senza badare a quale mano stava utilizzando?” David si beccò uno sguardo fulminante dai gemelli.
    “ Certo, dubbio plausibile. Ma non lo è la forza con cui è stato inferto il colpo. Il braccio meno utilizzato non ha la stessa forza e precisione dell’ altro…”
    “ Quindi?” Chiese Tom.
    “ Aspettiamo che gli esami siano terminati e poi anche Angie sarà scagionata completamente. Ne sono certo. L’ho sempre saputo, dal primo momento e anche se mi fossi sbagliato, avremmo portato avanti la legittima difesa. Non vi avrei abbandonato, insomma…”
    “ Grazie commissario. Lei è una persona di buon cuore.” Gli disse Bill, stringendogli la mano calorosamente.
    “ No, sono solo un uomo che ha sofferto molto nella sua vita, e vorrei solamente che nessun’altro vivesse i drammi che ho vissuto io…”
    Queste ultime parole furono pronunciate con profonda amarezza. Nessuno dei tre osò chiedere altro.
    “ Ah, dimenticavo! Potete partire per la tournèe in America quando vorrete.”
    “ Non ci penso neppure!” Esclamò Bill.
    David impallidì.
    Bill corresse il tiro, sperando di non provocare un arresto dì cardiaco al manager.
    “ Cioè non partirò senza prima sapere se Angie è stata prosciolta completamente, o quando le sue condizioni di salute lo permetteranno…”
    “ Ok, ragazzi come volete. Questo sono problemi vostri…”
    I tre uscirono dall’ ufficio.
    “ Dovremo festeggiare.” Disse sollevato David.
    “ Non mi sembra il caso…” Rispose mesto Tom. “ Mi accompagnate in albergo?” Continuò prendendo posto sull’ auto guidata da un bodyguard.
    “ Certo. Tu che fai Bill?”
    “ Vado a dare ad Angie la buona notizia. Dirk mi porti all’ ospedale?
    La guardia ubbidì, avviando il motore dell’ auto dai vetri oscurati.
    Tom guardava fuori dal finestrino le luci dei lampioni che lasciavano scie luminose al loro veloce passaggio. Era contento per Bill, per Angie e per la piega positiva che stavano prendendo alcuni fatti. Ma non riusciva a trovare una soluzione per i propri problemi di cuore.
    Sentiva di non esser in grado di trovare una via d’ uscita, un modo di riportare Gail a sé.
    E con un nuovo dramma nel cuore, continuò ad osservare quelle luci veloci, che ancora più sfocate, sfuggivano alla sua vista.

    E' uno schifo...

    Commentate se riuscite...

    Edited by *billaly* - 10/5/2009, 17:03
     
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4190 replies since 28/6/2008, 21:07   29112 views
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