7 NIGHTS

~Eclipse.

Posted on 3/10/2008, 15:35

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Ma io devo ancora leggere...

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Lela Kaulitz™ [ Reden ]

Posted on 3/10/2008, 17:45

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Leggi perchè io il capitolo l'ho già scritto! xD

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..FroZen.TeMpTaTiOn..

Posted on 3/10/2008, 17:57

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Chi uccide Pucci???

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crazyforbill

Posted on 3/10/2008, 18:44

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me dopo tanti giorni è riuscita a leggere la ff bellittimaaaaaaaaaaaaaaaaa

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*billaly*

Posted on 3/10/2008, 19:54

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Carol who is Pucci?

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Lela Kaulitz™ [ Reden ]

Posted on 4/10/2008, 06:08

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Uiiii una nuova lettrice! ^_^

Ciau!! Grazie per esser qui!

Carol ciauuuuu!XD
Mamy, io il chap te l'ho inviato, l'hai ricevuto?

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~Eclipse.

Posted on 4/10/2008, 12:53

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Up, prima o poi recupero.

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*billaly*

Posted on 4/10/2008, 14:24

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fai con comodo Pepita..

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~Eclipse.

Posted on 4/10/2008, 14:26

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E' un capitolo solo, l'ultimo.

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Lela Kaulitz™ [ Reden ]

Posted on 4/10/2008, 15:03

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Allora posto! XD

CAPITOLO 62:

Il lunedì. Giornata pesante per tutti. Viene abbandonata l’idea del riposo domenicale, e si maledice il lavoro o la scuola che sia.
“Sorellina, svegliati…” Julia spinse un ditino affusolato sotto il groviglio di coperte, il quale avvolgeva Valery.
La bionda mugugnò qualcosa, e si voltò senza neanche aprire gli occhi.
“Vale, è tardi, dobbiamo andare a scuola…” Ripeté la piccola, sperando cosi di svegliare la sorella.
“Non voglio svegliarmi, è un problema per te? Fuori di qui, immediatamente.” Il tono lapidario di Vale spaventò Julia, che corse subito fuori dalla stanza. Era da ormai più di una settimana che la ragazza era intrattabile, e Julia non sopportava più di esser trattata male. Vale la guardava sempre male, e le rispondeva a stento, quando le veniva rivolta una domanda.
“Nonna, nonna…” La bimba si abbracciò alle gambe di Vera, con gli occhi pieni di lacrimoni.
“Amore, cosa c’è? Perché piangi?”
In quel momento la bambina lasciò scendere liberamente quelle lacrime fino a quell’istante trattenute agli angoli degli occhi scuri. “Vale mi risponde male, nonna! Ho fatto qualcosa che non va? Non è giusto, io non volevo farla arrabbiare!”
“Ma no July, no, non hai fatto nulla! Ora vado a parlarle io.” La donna si diresse a grandi falcate davanti la porta chiusa della camera della nipote. “Valery, apri. Adesso.” Entrò nella stanza buia, seguita da una Julia reticente. “Vuoi spiegarmi perché tratti cosi male tua sorella?”
“No.” Risposta fredda e diretta. Sua nipote, la sua bella nipote che non le aveva mai risposto male, adesso stava improvvisamente cambiando. Vera ne restò stupita, ma non perse la sua aria severa. “Beh signorina, è meglio che chiedi scusa a Julia per come ti stai comportando, non credo ti abbia fatto qualcosa di male. E poi, alzati di qui, devi andare a scuola.”
“SCUSA Julia. A scuola oggi non vado, sto male.” Ancora una risposta cosi coincisa e ironica che provocò un tremore a Vera. Julia ricominciò a piangere in silenzio, e uscì dalla camera, per correre in salotto.
“Come stai male? Fila fuori di qui, non attaccano queste scuse.”
“Nonna, ti prego, sto male. Credimi. Domani ritorno a scuola, ma oggi non ce la faccio. Per favore.”
Vera sospirò, ed uscì anch’ella dalla camera. Si stava sbagliando. Sua nipote era già cambiata. E lei non riusciva a spiegarsene la ragione.

Julia si era rintanata in bagno, con il cordless in mano. Ormai sapeva il numero di Bill a memoria, e aveva intenzione di chiamarlo.
Non sapeva cosa dirgli ma voleva che il suo Lupo Lucio la confortasse. Anche lei, a volte, si sentiva sola senza quei due gemelli che l’avevano trasformata in una principessa.
Premette il tasto verde di avvio chiamata e attese che il moro rispondesse.
“P-Pronto?” una voce impastata prese vita dall’altra parte della cornetta.
“Ciao Lupo Lucio. Indovina chi sono?!”
Bill, spalancò gli occhi, e si alzò dal letto. Si era addormentato solo qualche ora prima con il telefono in mano, e la vibrazione di questo lo aveva svegliato.
Il fatto, poi, di sentire Julia di prima mattina, cosa alquanto inusuale, lo stupì maggiormente. “Principessa, è successo qualcosa? Stai bene?” domandò infatti, preoccupato. Guardò l’ora alla sveglia, e represse uno sbadiglio.
Il pianto sommesso della bimba, però, lo svegliò completamente. “Ehi July!” la richiamò, sperando che questa volta rispondesse.
“B-Bill…” mormorò lei fra il pianto. “tu mi vuoi bene?”
“Ma certo piccola! Perché me lo domandi? Ma cos’è successo?”
Ancora il pianto della bimba invase le orecchie di Bill. “Valery non mi parla più.” Disse fra i singhiozzi. “E, e poi mi guarda male, e non mi risponde quando le parlo!”
Bill sospirò. Strano, con Tom era sempre cosi sorridente e gentile. Che fosse solo una maschera? Il moro se ne intendeva. “July, ti voglio bene, e anche tua sorella te ne vuole… Forse è solo nervosa per la scuola… Ma vedrai che si rimetterà tutto a posto! E poi fra pochi giorni ci vediamo di nuovo!”
Julia sorrise, asciugandosi le lacrime. “Grazie Lupo Lucio. Ti voglio bene anche io. Ciao ciao.”
Bill riattaccò. In mente, un solo pensiero, anzi, due. Prima avrebbe recuperato il sonno perso, e poi avrebbe chiamato Valery.

La sala per la mostra era perfetta.
Questo fu il primo pensiero che attraversò la mente di Alex, mentre girava da sola per le grandi sale,con affisse ai muri le foto della loro vacanza.
La donna si fermò davanti all’ingrandimento dei Kaulitz che aveva dato molti problemi il giorno prima, e sorrise.
Il volto dei gemelli era luminoso, e quello scintillio nello sguardo di Bill, donava una brillantezza maggiore al suo bellissimo viso. Tom, invece, guardava verso la spiaggia, probabilmente impegnato ad assimilare tutti i dettagli del corpo di Valery, non inquadrata nella foto.
Alla fine dell’ultima sala, una foto ritenuta dalla fotografa la più bella, occupava l’intero muro. Tutto il gruppo unito. Le ragazze Ullrich-Mayer unita ai gemelli Kaulitz. Sembravano davvero una grande e unica famiglia, abbracciati e sorridenti, sulla bianchissima spiaggia maldiviana.
Alex sorrise, nel ripensare alle avventure vissute.
Guardò la mano di Bill stretta al suo fianco, e quella di Tom posata sulla pancia della figlia maggiore. La piccola Julia in mezzo ai gemelli, sorrideva contenta.
Si, quella era davvero la sua famiglia, la più vera e realistica che potesse chiedere. Magari, anzi, sicuramente, non era una di quelle unioni tradizionali, ma l’affetto univa quelle cinque persone più di un “Si, lo voglio.” pronunciato quasi come un obbligo in una chiesa gremita di gente.

“Amore mio, non vedo l’ora di vederti…” Poche parole su un cellulare. Le più vere che potrebbero mai esser pronunciate.

COMMENTINI NOW! =)

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*billaly*

Posted on 4/10/2008, 15:40

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