7 NIGHTS

FF scritta a 4 mani da billaly & Lela Kaulitz™ [ Reden ]

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  1. °•Just me
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    Lo sapete perchè sono qui. u.ù!
     
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  2. °•Just me
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    Di questo passo vi faccio arrivare a pagina 100 solo con gli Up. u.ù!
     
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  3. Lela Kaulitz™ [ Reden ]
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    Muahahahah e ci sono anche iooooooooooooooo!!
    Sono tornata ora, e il mio primo pensiero siete state voi!
    Mamy, te l'avevo detto, lo ripeto... capitolo da oscar!
     
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  4. °•Just me
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    Oh Teshora!
     
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  5. °BitcH l o v e SugaR«
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    Si ma ora postate?? T___T
     
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  6. Lela Kaulitz™ [ Reden ]
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    Muahahaha...
    Tesora....!
    Amora....
    Non ho ancora scritto! XD
    Sono tornata adesso!
     
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  7. °BitcH l o v e SugaR«
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    Ecco u.u mettiti a lavoro!
    Io ho ancora la mia famosa padella u.u
     
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  8. Lela Kaulitz™ [ Reden ]
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    Io ho una paura tremenda della tua padella!!
    Però *mentre parla si nasconde* ora sta arrivando mio padre, e fino a domattina non avrò accesso al pc!
    Però, appena mi sveglio, giuro che scrivo!
    Mi siete mancate!
     
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  9. ..FroZen.TeMpTaTiOn..
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    Ragazzeeeeeeeeeeeeeeeeeee...!
    Ciao, la pazzoide, alias Carol è tornata!!!!
    Mi siete mancate tutte!!!
    Solo un favorino, vero che mi dite a che pagine sono i chappy che mi son perduta? :1:
     
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  10. billaly
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    Carol a che chap eri arrivata? Non le so neppure io le pagine!
     
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  11. ..FroZen.TeMpTaTiOn..
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    Don't worry Ale...!
    Ho già recuperato...
    Siete due fiche, e con questo ho detto tutto!
    Ottima Kuss Mich!
    Baciiiiii
     
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  12. Lela Kaulitz™ [ Reden ]
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    Carol cara!! ^^
    Me è arrivata, e me inizia a scrivere... Mhm, la mamy non è connessa... Vorrà dire che scriverò e poi mi dirà se va bene come ho pensato di fare...
    Ok, so che probabilmente non avete capito nulla di ciò che ho scritto, ma mi sono capita io! XD
     
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  13. billaly
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    Me ti ha capita tochter!! scrivi e manda. Ich bin da!
     
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  14. Lela Kaulitz™ [ Reden ]
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    Meno male!
    Me si mette al lavoro!
     
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  15. Lela Kaulitz™ [ Reden ]
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    Eccomi!

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    CAPITOLO 48:

    Notte. Notte colma di lacrime, e notte colma di carezze. Notte diversa, per persone diverse, essenti in città diverse. Notte di confessioni, di passioni, di baci, e di consolazioni. Così passò quella notte, in attesa del giorno, il quale a volte, arriva senza essere preteso. Il quale irrompe nella vita della gente, quando lei magari vorrebbe solo restare al buio, per contemplare quegli attimi troppo teneri per essere raccontati.
    Alex dormiva sul petto di Bill, incurante della luce che filtrava dalle finestre. Si erano addormentati avvolti in quel morbido tappeto della casa berlinese, troppo presi da loro per spostarsi.
    Appena la donna aprì gli occhi, e trovò davanti a sé la figura magra di quel ragazzino che le aveva sconvolto la vita, il quale dormiva, e pensò subito di trovarsi al cospetto di un angelo.
    Senza trucco e senza la maschera portante il nome di Bill Kaulitz, Bill era semplicemente il ragazzino conosciuto alle Maldive, dolce, romantico, determinato ad averla con sé.
    Alex si coprì alla meno peggio con un lembo del soffice tappeto, nascondendo agli occhi la visione del suo corpo. Ella pensava che non fosse all’altezza, e che la sua età fosse ormai troppo avanzata per far ciò che si concedeva, ma in realtà non era così. Le sue forme erano ancora uno spettacolo a vedersi, e il suo volto, non toccato minimamente dal tempo, illuminato dal sole, era ancora più bello.
    “Perché ti copri?” Un Bill appena svegliò, notando lo strano comportamento della donna, posò gli occhi nocciola su quelli di lei, in attesa di una risposta esauriente.
    “Bill… Ti sei svegliato…”
    “Non cambiar discorso… Perché, Alex?” Il moro si avvicinò alla figura magra di Alex, annullando tutte le barriere che lei era capace di crear in un solo secondo. Le prese le mani fra le sue, costringendola dolcemente a lasciare il lembo di tessuto, in modo che il tappeto le cadde in grembo, scoprendole i seni e un po’ della pancia piatta.
    “Visto?” soffiò Bill a pochissima distanza da Alex. “Sei sempre bellissima, che bisogno c’è di nasconderlo a me?” E furono parole sussurrate prima di un bacio. Un bacio che segnava forse una resa?

    Vera bussò delicatamente alla porta della nipote maggiore, che ancora dormiva, nonostante il ritardo.
    “Valery, svegliati, sei in ritardo e devi andar a scuola…” Quando aprì la porta, la signora vide, nascosti dal semi buio e dalle coperte pesanti, due corpi abbracciati, i quali dormivano in apparente beatitudine.
    “Julia…” chiamò Vera, notando la piccola dormire vicino la sorella.
    La bimba si svegliò, e con lei, anche Vale. “Nonna, July ha dormito con me.”
    “Sì nonna. Non volevo rimanere sola. Quando sono triste ho paura che mi rapisce l’uomo nero.”
    Vera sorrise appena, alla vista di quella bimba che a volte sembrava molto più grande della sua età, e altre volte, così piccola e ingenua. “Tranquilla amore. Andate a far colazione, lavatevi, vestitevi, e poi a scuola.”
    “Non c’è bisogno nonna. Vado con il motorino di Carol, mi viene a prendere lei. E non ho fame.” Annunciò Vale, puntando i suoi occhi cioccolato in quelli della nonna. Erano arrossati e gonfi, segno visibile di un pianto prolungato e devastante. Vera non disse nulla. Le ferite d’amore non si curano con le parole.
    Vale uscì poco dopo da casa, con una sciarpa pesante che le copriva il collo, e un paio di grossi occhiali da sole che le coprivano quasi tutto il volto. Andò incontro a Carol che l’aspettava vicino il portone, e la baciò su una guancia, come sempre.
    “Cos’è successo?” domandò subito lei, notando lo stranissimo comportamento dell’amica.
    “Mamma è a Berlino, io qui, addio Tom, benvenuta vita di merda.” Vale non risparmiò neanche un po’ d’aria per quel discorso di senso apparentemente incompiuto. Carol, però, capì al volo ciò che era successo. Spense il motorino, e si voltò verso l’amica.
    “Tua madre mi ucciderà, ma secondo me ne hai bisogno. Oggi facciamo sega, ok? O vuoi andare a scuola? Sai che non ti obbligherei mai a fare qualcosa che non vuoi…”
    “No… No, non mi va di sorbirmi sei ore di lezione, e le frecciatine di Elena, preferisco far sega. Anche se non ho voglia di fare nulla…” Vale salì dietro Carol sul motorino, che partì all’istante, per una meta che avrebbe dovuto aiutare la bionda a riprendersi.

    “Vai sempre di fretta, eh?” Bill sorrise ad Alex, che si stava truccando in bagno.
    “Si Bill, ho un incontro fra…” la donna guardò l’orologio. “Fra un quarto d’ora con il mio agente, e devo scappare. Tu se vuoi rimani, fai ciò che vuoi, io devo scappare…” Alex chiuse la trousse, e si diresse all’ingresso per prender il cappotto e una valigetta, che giacevano vicino la porta di servizio. Guardò Bill un’ultima volta e, in preda alla fretta, chiuse la porta di casa, lasciando il ragazzo all’interno, e soprattutto, stupefatto.
    “Uno… Due… Tre…” Non appena Bill finì di contare, la porta si riaprì, rivelando la figura della donna, con un’espressione in volto che chiedeva perdono.
    “Scusami Bill… Il tempo mi uccide…” sorrise appena, arrossendo, e notando di quanto cambiava davanti al ragazzo. “Vuoi rimanere qui, o vai via?”
    “Beh, prima di uscire penso proprio che mi rivestirò…” Bill rispose al magnifico sorriso, guardandosi i soli boxer che indossava.
    “Hai perfettamente ragione… Allora… Ciao Bill…” Alex si avvicinò piano al ragazzo. Lui pensava che ella depositasse un bacio sulla sua guancia, ma così non fu.
    La donna posò le labbra su quelle del moro, e dopo un lieve bacio, uscì di casa, diretta ad un cafè dove la aspettava Hans.
    In pochi minuti raggiunse il piccolo localino, ed entrò, in attesa del suo agente.
    “Alexandra!! Quale onore!!” Un uomo alto e sorridente comparve alle spalle della donna, la quale si voltò non appena riconobbe la voce.
    “Hans, ciao! Come stai? Siediti pure, avremo un bel po’ da discutere…”
    “Tutto ok. Si, infatti, ed è meglio parlar subito di affari, fra un po’ ho una riunione importante.”
    Alex sorrise fra sé, quindi iniziò a parlare, estraendo dalla valigetta alcuni fogli e foto.
    “Allora, i provini li hai già visti, e sai che voglio creare un book con le nostre foto… Naturalmente, prima di pubblicarlo avrei pensato ad allestire una mostra, dove parteciperanno anche loro.” Disse, toccando con un dito una foto che ritraeva Bill Tom e le sue due figlie.
    “Perfetto Alex, idea davvero geniale…” Hans si passò una mano sul mento, analizzando l’idea della donna. Fissò i lineamenti di lei, soprappensiero, e poi esclamò: “Si potrebbe fare, anzi, si farà! Bill e Tom Kaulitz, due dei componenti del monsone tedesco alla nostra mostra…”
    “Alla mia mostra…” lo corresse mentalmente Alex.
    “Perfetto! A questo punto, perché non invitare anche la band al completo?! Arriverà ancora più gente… Che ne dici Alex?”
    Inevitabilmente, il pensiero della donna ricadde sulla figlia, e sulla discussione della sera prima. Scosse il capo, e annuì. A Vale avrebbe fatto piacere conoscere anche il batterista che considerava un mito, e il bassista che la faceva ridere anche nei momenti più tetri. “Va bene, sarà perfetto. I ragazzi andranno in tour in America fra poche settimane, quindi dovremo organizzarla entro fine mese, se tu non vuoi che venga rimandata a troppi mesi di distanza.”
    “Nono, va benissimo fine mese. Alex, sei davvero un genio!”
    La donna sorrise. “A te frutterò molti soldi. Io invece… Forse soffrirò… O forse no… Non voglio pensarci, devo vivere, come dice Bill.”

    La torre di Pisa si ergeva nella Piazza dei Miracoli, facendo ombra alle figure di Carol e Vale accoccolate ai piedi della torre pendente.
    Quel posto era sempre stato caro alle due ragazze. Quando si trovavano in difficoltà, le due si rifugiavano sempre sotto quell’imponente struttura, che sembrava proteggerle da qualunque genere di attacco.
    “Mi dispiace, questa volta non hai la chitarra…” Carol sorrise a Vale. Lei portava sempre la sua chitarra quando andavano in quel posto. Le melodie che suonava rilassavano.
    “Non fa nulla Carol, ho solo bisogno di parlare un pò. Porto questi occhiali e la sciarpa per…” Vale sbuffò.
    “Per Tom… L’avevo capito Vale, io e te siamo amiche da tantissimo… Se vuoi sfogarti, io sono qui…” Abbracciò l’amica, facendole posare la testa sulla sua spalla.
    “Ieri è venuta a prendermi mia nonna, perché mamma è partita per Berlino… I ragazzi sono ad Amburgo, e io avrei potuto perfettamente vederli. Invece mi ritrovo qui, in questa maledetta città cosi lontana da loro, da lui. E no, non piangerò per una bastardata come questa, ma sono arrabbiata…”
    “Vale, calmati, ho capito. So quanto tieni a lui, ma forse tua madre non ha avuto tempo di prelevarti e portarti con lei…”
    “Si trova sempre il tempo per esaudire il sogno di una figlia, quando si vuole… Non so perché l’ha fatto, di solito siamo così legate. Ma questa volta mi ha ferita. Ci sono rimasta male Carol…” Piccole gocce d’acqua cominciarono a scender sul volto della bionda, nonostante il suo desiderio di non piangere. Carol iniziò a cullarla fra le sue braccia come se fosse una bimba.
    “Ecco il perché degli occhiali e della sciarpa. Vuoi nascondere il volto… Hai pianto…” Non era una domanda, ma Vale annuì lo stesso.
    “Il pomeriggio Tom mi ha mandato un sms, e io non ce l’ho fatta più… Ho iniziato a piangere sul libro di greco, e lui, notando che non rispondevo, mi ha chiamata. E’ stato orribile, Carol. Lui che tentava di consolarmi a chilometri di distanza, e io che non riuscivo a far smettere alle lacrime di scendere! Mi ha detto ti amo ancora una volta, e a quel punto mi sono calmata. Abbiamo chiuso un’ora dopo, e io ho riflettuto.” Vale smise di parlare, e prese il fazzolettino che le porgeva l’amica.
    “Riflettuto su cosa?”
    “Su questa situazione. Lo amo, e lui ama me. Non possiamo stare insieme, ci dovremo nascondere dai giornali, e la distanza fa la sua parte…”
    Carol alzò il viso dell’amica, per guardarla dritto negli occhi. “Tesoro, hai detto una cosa giustissima. Vi amate, e questo sistemerà la maggior parte delle cose. Lo supererete, vedrai. Intanto ci sono io qui, non è molto, ma ti voglio bene. C’è Julia, il tuo amato cane, e poi c’è tua madre…” La ragazza sorrise. Vale avrebbe fatto la cosa giusta.
    “Hai ragione Carol… E, a proposito, è moltissimo il tuo affetto…” La bionda estrasse il suo telefonino dalla tasca, e digitò in fretta poche parole. Inviò ad un numero che conosceva bene, ritrovando il sorriso.

    Alex camminava per le vie di Berlino, impaziente di tornar a casa. Aveva molto lavoro da sbrigare, e la mostra avrebbe richiesto moltissimo tempo. Voleva tornare il prima possibile a Pisa, per dar la buona notizia a sua madre e, soprattutto, alle sue figlie.
    Pensò ancora una volta a quelle due pesti che le avevano reso la vita migliore, e si ritrovò a sorridere.
    Il telefono squillò, segno dell’arrivo di un messaggio.
    “E ora chi sarà?” Si domandò fra sé Alex. Subito ebbe la risposta, mentre un sorriso si faceva largo sul suo volto.
    “Scusa mamma. Ti voglio tanto bene.”


    La Vale è tornata!! ^^
    Commentini grazie!
     
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